Renzi perde quota. Pdl diviso. E Orfini (Pd) non fa il suo nome
Cala la candidatura di Matteo Renzi. Se Renzi si aspettava un endorsement del Pd a un'ipotesi di incarico per Palazzo Chigi sarà rimasto deluso. La direzione del Partito democratico è sembrata lasciar cadere la candidatura avanzata ieri sera da Matteo Orfini, visto che a rilanciarla questo pomeriggio è stato solo Umberto Ranieri.
Non solo. Sul sindaco di Firenze peserebbero resistenze del Pdl. Il
sindaco sarebbe stato infatti "silurato" durante il pranzo dei dirigenti
del partito. A questo punto in pole position per la premiership tornerebbero Giuliano Amato e Enrico Letta.
È vero che nel mandato per le consultazioni affidato a Letta, Roberto
Speranza e Luigi Zanda, si parla della decisione del Pd di mettere «a
disposizione la propria forza politica e le personalità del suo partito
utili» alla formazione del governo su cui si dà «pieno sostegno» al
Presidente della Repubblica.
Ma nel documento non si fanno nomi e non un accenno ha fatto Orfini, che
pure ha preso la parola a lungo, così come nessuno dei big del partito
ha rilanciato sul sindaco di Firenze. «È vero che non ho citato Renzi
ma durante la direzione ho tracciato il suo profilo in modo chiaro. La
sua candidatura, come le altre, è in campo». Così il deputato pd Matteo
Orfini, a margine della direzione Pd.
Eppure, a detta di molti, le chance di Renzi di ricevere un incarico
sarebbero state legate in gran parte a un sostegno massiccio del Pd, che
almeno esplicitamente oggi è mancato.
Del resto a mettere le mani avanti è stato lo stesso Renzi. «Non c'è
nessuna ipotesi di candidatura che venga avanzata da noi, c'è una
disponibilità da parte del centrosinistra ad aderire all'appello di
Napolitano», ha ricordato, «la mia candidatura è la più sorprendente e
la meno probabile».
Su una ipotetica candidatura di Renzi interviene anche Civati. «Non
vorrei fosse un altro nome che ci siamo consumati, sembra lo sport di
questi giorni, prima con il presidente della Repubblica, non vorrei che
adesso lo facessimo con il premier». Così Pippo Civati, al termine della
direzione del Pd. «Faccio gli auguri a Renzi, comunque decide
Napolitano», conclude (Fonte: l'Unità)
Ma davvero qualcuno pensava seriamente che all'interno dei vertici del PD Renzi godesse di un "largo consenso"? Quanto largo? E da cosa si sarebbe dedotto? Forse dal rumoroso "auto- endorsement" dei grillini? Eppure non era facile dimenticare che nel corso dell'assemblea del PD pre-primarie i delegati si sono contati, e Renzi, coi suoi rumorosi suppporters, era arrivato ad una cinquantina di sostenitori su 950...
E davvero i sostenitori di Renzi pensano che sia sufficiente fare il piacione, inaugurare un fontanello al mese, e vestirsi da Fonzie "alla bisogna", per essere accreditato come credibile interlocutore di Obama, della Merkel o di Mario Draghi?
Ora Renzi si plachi. Finisca al meglio il suo mandato da Sindaco (che ha alquanto trascurato, per troppi mesi...) Poi, finito il secondo mandato politico (il primo è stato quello da Presidente della Provincia), passi la mano. Come dimenticare che lui per primo, durante la prima Convention dei Rottamatori, alla Leopolda, ha teorizzato a gran voce la necessità di "scendere dalla politica" dopo due mandati?
Ecco, finisca tranquillamente il suo secondo mandato, e poi si faccia fare un contrattino dall'amico Silvio come valletto di Maria De Filippi. Oppure torni a fare lo strillone per i giornali del gruppo Monti-Riffeser.
Tafanus