La Dulac si iscriveva allo SFIO (Section française de l’Internationale ouvrière) nel 1925, nello stesso anno, con soli 100.000 franchi di budget, tirava fuori dal cilindro La Folie des Vaillants (it. la follia dei valorosi). Questo film è un inno alla libertà, una libertà che si può afferrare solo al di là della ricchezza ma seguendo sempre e comunque i propri valori. La Dulac parte dal romanzo Makar Čudra (Макар Чудра) di Maksim Gor’kij (1892) per arrivare ad una sceneggiatura breve ma intensissima.
Loïko Sodar (Raphaël Liévin) è suonatore itinerante, capace di imprimere attraverso il suo violino emozioni fortissime nei suoi ascoltatori. La protagonista femminile è Radda (Lia Loo), splendida gitana che rifiuta uomini di ogni ceto sociale pur di restare libera. Il destino vuole che i due si incontrino. Loïko si innamora subito di lei, ma Radda fa resistenza. Alla fine acconsente al matrimonio, ma ad una sola condizione: egli dovrà liberarsi di tutto ciò che possiede, compreso il suo violino e il suo amato cavallo. Loïko acconsente ma a matrimonio avvenuto uccide Radda e si suicida dandole un’ultimo bacio.
Il gesto di Loïko, tanto inatteso, è però l’unica risoluzione possibile. Potreste mai vedere Loïko senza il suo violino? Potrebbe mai Radda vivere felicemente da sposata, specialmente con un uomo sottomesso e privato della sua dignità? Con la morte, entrambi si liberano dall’oppressione che l’unione in matrimonio può dare, e liberati da questo fardello possono vivere abbracciati per l’eternità. Il film è costruito con lo scopo di dare un’idea di perenne dinamicità. Anche l’amore tra i due non è mai immobile, ma varia e i loro approcci sono talmente originali e spiazzanti da costituire forse un unicum nella produzione cinematografica. Non manca la sperimentazione per immagini, grazie anche alla fotografia, qui curata dal fido Paul Parguel assieme a Maurice Forstel. Del resto una delle clausole di fronte al budget tanto ridotto era proprio la completa libertà artistica. La Folie des Vaillants ribalda Romeo e Giulietta, perché lì la morte avveniva per il dolore di fronte alla perdita dell’amato e un desiderio profondo di porre fine ad una vita diventata insopportabile. Qui la morte avviene per l’inattuabilità di un amore tanto forte quanto impossibile, che vede la sua massima espressione proprio nel suo annullamento totale. La Folie des Vaillants è forse il film più bello e forte di tutta la produzione della regista e proprio per questo merita di essere riscoperto e apprezzato in tutta la sua intensità.