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La forza delle idee, le idee sono la forza - A ciascuno il suo ruolo: pensatori e realizzatori uniti si vince

Creato il 31 agosto 2011 da Ciro_pastore


LA FORZA DELLE IDEE, LE IDEE SONO LA FORZA  -  A ciascuno il suo ruolo: pensatori e realizzatori uniti si vinceIN RISPOSTA AL COMMENTO N° 6 (http://circumvesuvianando.splinder.com/post/25498324/dal-collega-macchinista-gennaro-conte-riceviamo-e-pubblichiamo/comment/65227465#cid-65227465
Mi si accusa di indulgere nelle chiacchiere per pur spirito esibizionistico, di saper solo teorizzare, addirittura di volermi preparare un posticino da "premier". Si dimentica, però, che un blog può, e deve essere, solo un luogo virtuale di confronto dialettico. Una funzione, peraltro, che può avere effetti concreti non trascurabili. Anzi, può essere mille volte più utile un acceso dibattito che tante azioni di protesta svincolate da una strategia. Con i miei scritti cerco (ma probabilmente non ci riesco) di stimolare la discussione affinché maturi la consapevolezza diffusa di quanto la nostra situazione aziendale sia complessa. Non sono possessore della “verità rivelata” (anche se ammetto che spesso tale è l’impressione che si ricava dal mio assertivo eloquio). Non faccio altro che utilizzare le mie capacità (scarse a dire dei miei detrattori) per stimolare la ricerca di soluzioni adeguate e possibili alla crisi. Ammetto, peraltro, che spesso uso il paradosso, e perfino la provocazione, per guadagnarmi l’interesse di chi mi legge (siete in molti, in fondo). Ma non è puro egocentrismo fine a se stesso. In ultima analisi, c’è una forza immensa nelle idee, anche nelle mie, forse.
Ma mai come in questo caso, la mia proposta di “governo ombra” mi pare operativa, e non solo vanamente elucubrativa. Miei cari signori, autoconvochiamoci, magari attraverso queste stesse pagine, e proviamo a buttar giù una proposta alternativa a quell’aziendale. Mettiamo insieme le idee, ciascuno per le proprie competenze e fuori da sterili difese corporative, per contrapporre ai tagli lineari e brutali, contenuti nel piano aziendale, delle soluzioni più articolate e “creative” per scongiurare la fine.Molti blaterano, su queste pagine, di “rivoluzioni sanguinarie”, dettate più dalla paura che dal coraggio. Si invocano vendette iconoclaste che non serviranno a risolvere i problemi. La lotta deve essere intelligente e costruttiva, altrimenti è solo furia devastatrice. Ecco perché ritengo che l’unica via sia la proposta più che la guerra, o guerriglia che sia.
Se, come molti di voi dichiarano, non si riconosce più al Sindacato istituzionale né la capacità né la volontà di opporsi seriamente al Piano aziendale, allora non resta che provare a far crescere una nuova modalità di impegno. Forse utopisticamente, ritengo siano maturi i tempi per una cogestione partecipativa che, svincolata da interessi personali e di parte, sappia interpretare la realtà di questa crisi epocale in termini moderni. Occorre abbandonare le vecchie logiche e proporre soluzioni che siano fortemente orientate ad organizzare l’azienda in maniera snella ed efficiente. La fusione che stanno preparando, invece, è improntata su vecchie logiche organizzative e sui tagli economici come unica proposta anticrisi. Manca una visione d’insieme che solo noi stessi possiamo provare ad individuare. La sovrastruttura parassitaria (politica e management) non è in grado, e neppure vuole, vedere dove sono i reali bubboni da estirpare. Non sono capaci di pensare ad un servizio di trasporto moderno, perché moderni non sono essi stessi. Hanno perso, da tempo immemorabile, il contatto con la realtà dei fatti. Troppo presi da lotte per il potere per essere interessati a tenere queste aziende in linea con il veloce tasso di cambiamento della società. Anche molti di noi, però, scontano questo gap generazionale e culturale, è bene ammetterlo. Molti, forse troppi colleghi, sono pronti a lottare per difendere l’indifendibile, pronti ad immolarsi per mantenere uno status quo impossibile.
Una strada percorribile, però, ancora c’è: la cogestione. Utopia? Forse sì, ma non sono i momenti di crisi a dare il via alle innovazioni? Occorre una decisa virata culturale nelle dinamiche organizzative. Per cominciare azienda piatta (pochi livelli gerarchici), alta rotazione nelle mansioni e massima flessibilità nei servizi offerti. L’attuale struttura monolitica è superata dalla dinamicità della società. E, se non vogliamo perdere l’ultimo treno, approfittiamo della crisi trasformandola da minaccia in utile strumento per il cambiamento.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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