In un Giugno ormai sempre piu’ freddo La Maison Européene de la Photographie di Parigi dedica un’interessante esposizione sull’opera incrociata del fotografo Antonio Biasiucci e dell’artista Domenico (Mimmo) Paladino .
Entrambi, ispirandosi alle arti primitive e sperimentando le tecniche tradizionali arrivano a creare un mondo incognito e misterioso intorno al significato delle loro opere.
Le loro opere riescono ad evocare un nostalgico ritorno alla terra natìa, una profonda riflessione sullo spessore dei valori della natura e un’ apprezzamento per i particolari tipici dei nostri luoghi . Entrambi gli artisti sono profondamente attaccati alla loro Italia natale e utilizzano la loro arte ( rispettivamente fotografica e scultorea) per tradurre le forze tellurgiche come la lava dell’ Etna o le tradizioni e i riti ancestrali .
La location dell’ esposizione dal titolo Casa Madre é quanto mai appropriata, efficace e utile alla comprensione approfondita dell’ opera.
Dei quattro piani dell’ elegante palazzo in pieno centro a Parigi, l’esposizione occupa un caldo, umido e accogliente piano interrato, con una luce artificiale fioca che esalta il nero delle loro opere e che stancando il visitatore lo porta in uno stato molto intimo e quasi materno .
Forse perché la tradizione e i caratteri formativi nella vita di un uomo assumono uno spessore molto piu’ aulico quando si è lontani, ma il vedere queste opere cosi’ vicine al mio essere e cosi’ familiari nella loro rigidita’ e bellezza mediterranea m’ha fatto ripensare alla mia terra, con uno sguardo malinconico per la suo destino .
Per molti vivere questi ultimi 20 anni in Italia, secondo i canoni che si sono imposti nella società italiana, è stato abbastanza difficile o quantomeno sofferente.
Sono stati anni difficili da immaginare e ancora piu da vivere, con stili di vita, canoni e priorità che non sempre capivamo.
La maggior parte della societa’ si è fatta trascinare dall’apparente facilità della vita, dallo stamparsi in faccia dei sorrisi senza sapere il perché, da anni di materialismo e da ideali futili e privi di futuro .
Ora che questo modello sembra spazzato via dal vortice della crisi, che con il suo vento di miseria fa riscoprire la naturalezza delle cose e i veri principi umani, la natura, il nostro essere, la cultura e la nostra storia riprendono il sopravvento e si mostrano ai nostri occhi vestiti del loro piu’ bel vestito .
In quest’ estate anche un paesaggio stuprato come le campagne della zone nord di Napoli da dove vengo, si riempiono di significato e invitano alla riflessione . La stessa forza evocativa tipica delle opere di Biasiucci e Paladino è presente in ogni angolo del nostro territorio .
Un territorio che ,proprio come le immagini dei due artisti, si mostra così duro in superficie ma con una manifesta carica esplosiva interna, pronta a ricreare e rimodificare la società.
E’ un paesaggio forte nella sua rappresentazione. Una specie di area archeologica, aperta e sventrata dove tutto é manifesto.
Un luogo che reggendosi con forza sull’ antico ha una grande facilità a diventare contemporaneo. Forse le capacità e la forza dei nostri luoghi devono essere ancora scoperte. Insieme al dolore del lavoro dei campi, al sudore, alle estati torride e ai giorni di pioggia, essi offrono un catalogo di opportunità di lavoro e di rinnovamento sociale .
Per il momento passando in auto attraverso questa campagna si resta meravigliati dalla propria forza evocativa, seducente e comprensibile a tutti .
A noi da capirne il valore.
Capire, come in una mostra, se passare lo sguardo altrove o se riconoscere il suo richiamo e soffermarsi a guardarla in dettaglio .
La natura e il nostro futuro per ora restano a guardare, accettano tutto ciò che facciamo, anche distruggerci.
di Giuseppe Punzo All rights reserved
Nota biografica dell’autore
Architetto. Vive e lavora a Parigi dal 2006. Appassionato di paesaggio, di fotografia, delle diverse culture, delle mie tradizioni napoletane, dell’armonia delle forme ma anche alla totale appropriazione dell’arte. Cammina e pensa a tante cose in giro per il mondo.
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