Ad eccezione degli ultimi giorni della settimana appena trascorsa, che hanno portato in generale sulla nostra penisola forti piogge con connesse esondazioni di fiumi e alluvioni sulle zone costiere della Romagna e delle Marche, non si può certo dire che l’inizio dell’inverno sia stato inclemente. Perlomeno dalle mie parti, per quasi tutto il mese di gennaio abbiamo goduto di temperature piuttosto clementi rispetto alla media stagionale e – particolare non irrilevante – in queste ultime settimane il primissimo mattino e il metà pomeriggio hanno regalato panorami dai colori stupendi.
Per me, che sono una “fotografa della domenica”, questi giochi di luci sul far del giorno o al calar del sole raccontano un’emozione ogni volta diversa e cercare di catturare l’attimo è un istinto quasi irresistibile. Le memorie di smartphone e tablet sono ormai piene di immagini dalle cinquanta sfumature di rosa: nella stragrande maggioranza dei casi, sono fotografie di tramonti ripresi dagli stessi punti (il balcone o la finestra di casa mia, oppure la collina di Castelvecchio che oltrepasso nella camminata quotidiana); e ogni tanto si aggiunge qualche istantanea scattata in luoghi insoliti, scoperti per caso o in cui mi trovo all’ora del crepuscolo.
Fotografare l’alba è già un po’ più difficile: vuoi perché, durante la settimana, quando sorge il sole io mi sto vestendo/pettinando/truccando per affrontare la giornata di lavoro; vuoi perché, quando le luci del mattino dipingono in cielo quadri spettacolari io sono in treno o, peggio, alla guida della mia auto; vuoi perché, quando non devo lavorare, difficilmente punto la sveglia ad un orario antelucano… fatto sta che le mie fotografie dei tramonti stanno in rapporto 10:1 rispetto a quelle delle albe. Oggi, però, mi è tornata in mente l’ultima mattina delle mie vacanze nelle Marche, quando abbiamo puntato la sveglia e ci siamo alzate che ancora era buio pesto con il preciso intento di scendere in spiaggia ad aspettare l’alba.
La nostra sistemazione era un appartamento in riva al mare, a Porto San Giorgio, per cui l’operazione di raggiungere la spiaggia ha richiesto veramente pochissimi minuti. Sole solette, abbiamo atteso lo spuntare del sole condividendo tempo e spazio con qualche gabbiano e il Monte Conero ha accompagnato i nostri pensieri silenziosi mentre perlustravano l’orizzonte che si tingeva di un rosa via via sempre più acceso.E in quei momenti in cui il sole non è ancora apparso in cielo ma si sta preparando dietro l’orizzonte per illuminare una nuova giornata, mi sovviene che nella mitologia classica oltre a Pollon tra gli abitanti dell’Olimpo c’era una dea mia omonima: Eos per i greci, Aurora per i romani, era la dea dell’alba, lodata dai poeti perché le sue dita di rosa coloravano il cielo preannunciando l’arrivo del carro del dio Sole. A me, che la mattina piace dormire, forse sarebbe stato stretto il ruolo di precedere in cielo Elio, però il pensiero che nell’antichità fossi niente meno che una dea dell’Olimpo non mi dispiace affatto ;-)