Novembre: mese di olio, di vino, di novità. O meglio di “novello”. Sì, perché a novembre la vita si rianima – nonostante i freddi mesi invernali siano proprio dietro l’angolo – e ci propone le novità della vendemmia e della abbacchiatura appena terminate, tutte da gustare. Sono l’olio e il vino, i giovani frutti dei lavori conclusi da poche settimane: entrambi novelli, per l’appunto, entrambi pronti ad allietare le nostre tavole.
Periodo di rinnovamento, novembre: nella tradizione del mondo contadino, infatti, oltre a rendere disponibili i primi prodotti del lavoro nei campi, novembre era anche il mese in cui si rinnovavano i contratti agricoli per l’anno venturo. Tra tradizioni da richiamare e novità da degustare, sono molte le sagre e le feste paesane che in questo periodo rallegrano le regioni italiane proponendo i “novelli”. Domenica scorsa vi parlavo della fiera di San Martino a Santarcangelo di Romagna (RN), che per noi romagnoli è sinonimo di vin brulè, cagnina e vino novello. Oggi invece facciamo un salto in Umbria, nel cortile di Villa Fabri a Trevi.
E’ qui che ha sede l’Associazione Strada dell’Olio DOP Umbria, in una dimora fatta costruire tra la fine del ‘500 e i primi del ‘600 nella parte più alta della città e con un caratteristico giardino all’italiana rivolto verso la valle spoletana. Ed è qui che puntualmente da ormai sedici anni sono organizzati tanti interessanti eventi nella cornice di “Frantoi Aperti” per promuovere la (ri)scoperta della campagna umbra e dei suoi prodotti, primo fra tutti l’olio novello. Proprio l’anno scorso in questo periodo sono stata a Trevi e ad Assisi, intenta a scoprire i segreti dell’oro verde del cuore verde d’Italia appena franto.E poiché ieri durante un giro tra l’aspro odor de’ vini di Santarcangelo ho ritrovato anche tanti prodotti umbri, in uno sposalizio interregionale di sapori e fragranze in cui pure l’olio novello aveva la sua parte da protagonista, ho pensato che anche l’angolo fotografico della settimana potesse essere virtualmente dedicato a questo sposalizio. Perché i prodotti di qualità sono legati alla terra da cui provengono e, come ho detto tante volte qui sul blog, riscoprire e riappropriarsi di questo legame non è che un arricchimento, soprattutto culturale. Se poi tale arricchimento passa anche dalla tavola, magari con una croccante bruschetta, c’è ancora più gusto
O no?