Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Il binomio “mare&monti” era un elemento imprescindibile della mia vacanza nelle Marche; soggiornando a Porto Recanati avevamo a portata di mano sia l’uno che gli altri e per aggiungere un tocco culturale all’esplorazione dell’entroterra marchigiano, non potevamo farci mancare una visita a Recanati. Della cittadina abbiamo privilegiato la zona cosiddetta leopardiana: qui si può visitare la casa in cui il poeta ha trascorso gli anni della sua gioventù, studiando i classici e arricchendo la sua cultura con i libri della vastissima biblioteca del padre, nonché accedere ai luoghi che hanno ispirato poesie come A Silvia, Il sabato del villaggio o Il passero solitario.
La visita alla casa di Leopardi – tutt’oggi in parte abitata dai suoi discendenti ed eredi – mi ha colpito molto e sapendo che il colle de L’infinito era lì a due passi non vedevo l’ora di trovarmici faccia a faccia. Non vi nascondo che una volta arrivata lì ho pure provato a recitare la poesia, ma a parte il primo endecasillabo – riportato anche in un’iscrizione sulle mura – non ricordavo altro. Così ho cercato il testo integrale della poesia e ne ho fatto l’introduzione alla foto di questa settimana; magari se continuo a rileggerlo riesco a tenerne a mente qualche verso in più