Arrigo Sacchi è nel tritacarne da un paio di giorni per mano dei soliti sepolcri imbiancati, in una vicenda che dimostra una volta di più quanto al giorno d'oggi, nella nostra disgustosa società ed opinione pubblica, conti infinitamente più il bon ton da vecchie zitelle perbeniste rispetto a qualunque tipo di significato concreto.
Riportiamo di seguito le dichiarazioni di Arrighe da Fusignano, scremato degli "straordinerio" e dei richiami all' "umiltè".
"Io mi vergogno di essere italiano. [...] Per avere successo siamo disposti a vendere l'anima al diavolo. Non abbiamo una dignità, non abbiamo un orgoglio italiano.Se poi andate a vedere, storicamente quando ci sono state le invasioni di stranieri non solo la Nazionale è andata male, ma anche le squadre di club.Il momento d'oro del nostro calcio e' stato dall'89 al 2003-2005, quando in undici partecipazioni siamo arrivati dieci volte in semifinale di Coppa Uefa, ed otto volte in Champions, e gli stranieri erano pochissimi ma molto bravi.
Ci sono squadre con 15-16 stranieri, questo perché si mette il business al primo posto: e quando si mette il business al primo posto il calcio non può avere successo.
Oggi vedevo il torneo di Viareggio, io non sono razzista, ho avuto Rijkaard, però vedere così tanti giocatori di colore, stranieri è un'offesa per il calcio italiano.
Io sono stato al Real Madrid, avevamo i giocatori più forti del mondo: i giornalisti e i tifosi ci criticavano perché non c'erano ragazzi della cantera e spagnoli. Quando mai in italia succede questo? Siamo proprio un popolo... non dico quello che penso... che non ha dignità oltre a non avere orgoglio per il proprio Paese".
Il problema è ovviamente il registro linguistico, del tutto fuori luogo: dignità, orgoglio, vergogna della propria cittadinanza sono concetti da 8 settembre, da Caporetto, da robe così.
Ma di sicuro non è la sostanza, che in effetti è un estratto di nuda logica: se perfino nelle giovanili delle squadre professionistiche italiane non si formano giocatori italiani, evidentemente la Nazionale non beneficerà di futuri campioni.
Non solo: la ricerca casuale di giocatori all'estero (a bassissimi prezzi) nella speranza di trovare il crack del prossimo futuro cambia radicalmente il metodo di gestione delle giovanili. Non tutti i giovani africani e sudamericani che vengono acquistati sono effettivamente quei fenomeni (come invece sembrava dai video youtube confezionati dai loro procuratori). Quindi, il livello delle giovanili si abbassa. Si abbassa trasversalmente, e anche gli italiani ne vengono svantaggiati: non hanno più posto in squadra, e quando ce l'hanno giocano contro avversari che non sono adeguati.
Insomma, Sacchi non ha detto niente di che: dal punto di vista sportivo, è da deficienti correre in giro per il pianeta per acquistare bidoni di 15-16 anni che non farai mai esordire. Dal punto di vista economico, ha invece senso come hanno senso tutte le lotterie: su 10 talenti, 5 ti manderanno in perdita, 4 in leggero guadagno e uno ti genererà milioni di euro (tanti da giustificare l'intero investimento).
Ma Sacchi ha commesso un errore imperdonabile, per questi anni 2015: si è reso fraintendibile. Non gli è bastato l'ingenuo cappello del " non sono razzista, ma..." per evitare di essere massacrato e messo alla berlina dal plotone di esecuzione dei perbenisti, i novelli farisei di questa fase storica.
Abbiamo in effetti creato una nuova declinazione della Legge di Murphy: se c'è una possibilità di utilizzare un tuo discorso contro di te, questa possibilità verrà cavalcata. Lo facciamo noi stessi nei flame sui social network, lo fanno in maniera scientifica e professionale i primattori del circo mediatico.
Sarebbe altrettanto facile "girare" il discorso di Sacchi in chiave costruttiva: " Sacchi condanna la compravendita dissennata di ragazzini, mentre è ovvio che nulla si può fare per i ragazzi che già vivono in Italia. Anzi, questo è un motivo in più per dare loro cittadinanza italiana. Ius soli per tutti, e anche gli Azzurri potranno beneficiare - come i tedeschi - dei vari Ozil (foto), Khedira, Odonkor eccetera".
Ma una tale interpretazione non serve a nessuno: non crea polemica, non costruisce il mostro, non permette di marciarci su.
In altre parole, ai giornalisti non serve. Del resto, sono i media che architettano il modo di pensare della società di oggi, a diventare i paladini della giustizia, dell'equità, in questo caso della condanna al razzismo.
Il fatto che poi, in nessuna televisione o giornale italiano, vi sia una persona di chiare origini straniere e/o dalla pelle... diciamo "abbronzata" (se si fa esclusione di Carlo Conti e di Fidel Cesar Mbanga-Bauna Bohamba, conduttore congolese del TGR Lazio) è del tutto una coincidenza.
PS: dal novero dei giornalisti stranieri, si tolga gente come Magdi Allam et similia, che trovano giustificazione solo stranieri, e che se non fosse per quell'elemento di diversità - che nel loro caso viene comoda, ma non per questo diventa "accettata" - non avrebbero ragione di esistere.
PS2: Hai voglia a scrivere un articolo sulla strumentalizzazione delle dichiarazioni, quando poi la pezza giustificativa arriva da Ancelotti Carlo, semiologo prestato alla panchina del Real Madrid, che non trova nessuna citazione più efficace del "molti nemici, molto onore" di mussoliniana memoria. Mapporc...