prodotti ogni giorno dall’economia di mercato, perchè venderli è profittevole. Gli osservatori che si indignano da questo sistema ogni tanto adottano lo slogan: “produzione per le persone, non per i profitti!”
Questi critici non apprezzano il servizio indispensabile che il sistema dei profitti e delle perdite fornisce ai membri di un’economia di mercato. Qualsiasi sia il sistema sociale vigente, deve fare i conti purtroppo con il fatto che questo mondo materiale è caratterizzato dalla scarsità, ovvero dal fatto che non ci sono abbastanza risorse per produrre tutti i beni e servizi che la gente desidera. A causa della scarsità, quindi, ogni decisione economica implica un trade-off. Quando le risorse scarse sono utilizzate per produrre più confezioni di aspirina, per esempio, ci sono necessariamente meno risorse per produrre tutti gli altri beni. Non è quindi sufficiente chiedersi, “il mondo non sarebbe un posto migliore se producessimo più medicine?” La domanda vera è, “Il mondo sarebbe migliore se ci fossero più medicine e una quantità minore di tutti gli altri beni che non abbiamo potuto produrre per avere quelle medicine?”
Nei normali manuali introduttivi, si definisce spesso come problema economico una decisione della società su come allocare risorse scarse nella produzione di particolari beni e servizi. In realtà, la “società” non decide nulla; sono i suoi singoli membri a decidere come interagire per determinare il fine ultimo di tutte le risorse a disposizione dell’umanità. Nell’economia di libero mercato, ogni individuo obbedisce alle regole della proprietà privata, che assegna il possesso di particolari unità di risorse.
In questo contesto, i prezzi di mercato si formano quando gli individui iniziano scambi volontari tra di loro. I prezzi che ne risultano danno in cambio agli imprenditori la possibilità di calcolare (le aspettative di) profitti e perdite per le varie attività possibili. È l’interazione tra i proprietari tramite scambi volontari che in ultima analisi “determina” quali beni e servizi vengono prodotti, ma i segnali forniti dai prezzi di mercato – e il calcolo risultante di profitti e perdite – aiutano i proprietari a compiere decisioni informate.
Potrebbe essere utile fare un passo indietro e guardare il quadro generale. Gli imprenditori offrono denaro ai lavoratori e ai proprietari di beni capitali e di risorse naturali. Gli imprenditori poi usano questi input per produrre beni e servizi che rivendono ai consumatori per denaro (vedi la figura più in basso).
Quando una particolare attività “chiude i battenti,” il significato è che i consumatori non volevano più spendere abbastanza denaro nei suoi prodotti per coprire le offerte che quell’imprenditore doveva fare per aggiudicarsi gli input, che sono scarsi, sottraendoli ad altri imprenditori che li richiedevano per le loro attività.
Per esaminare questo principio più concretamente, utilizziamo un esempio un po’ sciocco. Immaginiamo che un costruttore di successo muoia e l’attività venga ereditata dal figlio dissennato. Il figlio ha la brillante idea di costruire nuovi appartamenti completamente rivestiti d’oro. Stima correttamente che ci sarà un’alta domanda per appartementi dove l’ascensore, i corridoi e le mensole da cucina sono dorati. Infatti il figlio riesce a piazzare le sue unità immobiliari ad un affitto mensile molto più alto degli altri appartamenti normali della zona.
Ovviamente questa non è tutta la storia. Anche se i suoi ricavi sono alti, i costi di produzione sono astronomici. Oltre al lavoro, il legno, il cemento e le altre cose, il figlio dissennato deve spendere centinaia di milioni di dollari per comprare grandi quantità d’oro. I suoi commercialisti gli fan sapere che nonostante gli alti ricavi, la sua decisione di rivestire gli appartamenti in oro gli sta facendo perdere un sacco di soldi. O si dà una sveglia in fretta o butterà via tutto il suo patrimonio. In ogni caso, non costruirà appartamenti rivestiti in oro ancora per molto.
Ora se lo intervistassimo e gli chiedessimo che cosa è successo, potebbe rispondere, “è troppo caro usare l’oro nella mia attività.” Ma questo ovviamente non può essere vero per tutti gli imprenditori. Dopotutto, la ragione per cui l’oro è così caro è che ci sono altri compratori disposti a pagare prezzi molto alti per acquistarlo. Ad esempio, i gioiellieri trovano profittevole comprare oro per fabbricare collane e orecchini e gli stessi dentisti trovano profittevole usarlo per le otturazioni. Nessun gioielliere direbbe, “è troppo caro usare l’oro nella mia attività.”
In parole povere il sistema di profitti e perdite comunica i desideri dei consumatori ai proprietari delle risorse ed agli imprenditori che stanno decidendo in quali linee produttive impiegarle. In ultima analisi non sono i proprietari delle miniere né i capitani d’industria a determinare come sarà usato l’oro nell’economia di mercato. Al contrario queste decisioni sono in gran parte guidare dalle decisioni di spesa dei consumatori. Sono le loro decisioni di spesa per appartamenti normali rispetto a quelli rivestiti d’oro, in congiunzione con le decisioni di spesa per collane d’oro e d’argento, che rendono fallimentare la produzione di appartamenti dorati e un’attività ragionevole fabbricare collane d’oro.
Profitti e perdite forniscono una struttura al sistema di libera impresa. Le persone sono libere di iniziare nuove attività e vendere le loro risorse (inclusa la loro forza lavoro) a chiunque vogliano. In un mercato basato sull’istituzione della proprietà privata, i profitti arrivano quando un imprenditore compra le risorse ad un certo valore di mercato e le trasforma in prodotti finiti (o servizi) con un valore di mercato più alto. In questo senso, gli imprenditori che realizzano profitti stanno fornendo all’economia un servizio preciso. Senza il feedback dato dal calcolo dei profitti e delle perdite, gli imprenditori non avrebbero nessuna idea del fatto di fare o meno economia delle risorse che usano nelle loro attività.
Tratto da Lessons for the young economist
Articolo di Robert P. Murphy su Mises.org
Traduzione di Marco Bollettino
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