Stendere i quarzi in modo tale che non si debbano stirare è un'arte di pochi.
Tutto ebbe inizio i primi giorni di Giugno, mese in cui dovresti cominciare a prendere un colorito sano e suggerisci alla tua migliore amica di pensare ad un’adeguata decespugliatura nella zona inguine. Arrivo a Bruxelles dove ad aspettarmi c’è la sempre fedele Carmen, compagna di corso, rivelatrice di gossip e grande sostenitrice del facciamo-stalking-su-Facebook-e-prendiamo-in-giro-qualcuno.Nella capitale belga si incontrano tipologie varie di persone, i fiamminghi, belli alti e ben vestiti e il resto del mondo, soprattutto turchi, tunisini e congolesi. Ecco perché il Kebab è come fosse un piatto tipico.Ecco perché in certe zone sembra di stare a Milano, per il traffico esagerato, la mattanza sull’autobus che vomita persone ad ogni fermata e la fretta degli uomini in cravatta.Il viaggio di ritorno, sulla navetta verso l’aeroporto Charleroi ero circondato da manager incazzati che per ore hanno urlato al telefono le peggio e le più incomprensibili cose al mondo. E da quale paese potevano mai essere stati partoriti?L’Italia. Solo noi italiani possiamo parlare d’affari mentre siamo in Belgio e per di più su un pullman che a causa del traffico ci mette venti minuti per fare due metri. Spendendo poi mezza busta paga solo con lo scatto alla risposta.L’appartamentino belga di Carmen è carino, luminosissimo e pare uno di quegli uffici alla moda in cui una redattrice capo di Vogue inveisce contro assistenti sottopagate che non hanno zuccherato bene il caffè e che non sanno distinguere un Missoni da un qualsiasi abito anonimo di Zara.Invece ci abita una studentessa di storia dell’arte, nonché mio modello di donna, e la sua coinquilina di origine marocchina.Zubabi qualcosa.Ribattezzata Abu Dhabi.Zaha Hadid.Abubabi.Un personaggio dalle mille sfumature.Una ragazza minuta, sulla trentina, sorridente, capello moro raccolto in una coda con un elastico color rosa cipria in abbinato a delle infradito alquanto discutibili.Abubabi era stata informata del mio arrivo, e gli ero stato presentato come un ipotetico fratellastro di Carmen, il quale aveva un colloquio di lavoro al museo Beaux Arts di Bruxelles.Non è chiaro sapere come è stata architettata la vicenda da Carmen.Sono il secondo figlio di sua madre con un altro uomo?Oppure il secondo figlio di suo padre con un’altra donna?Sono orfano?Ricco?E soprattutto dove vivo?Io ho l’accento milanese, Carmen è spiccatamente modenese, mio padre è suo padre o suo patrigno mentre l’altra sorella è sua e non mia?Prossima volta insieme al check in online mi studio anche queste parentele frutto della nostra immaginazione post-Beautiful.Insomma, un caos.Zubabi si presenta e iniziamo una conversazione carina in francese.Indossa un abitino a fascia di pizzo nero e un cardigan tono su tono, penso che mi pare strano visto che mi era stata descritta come una suora di clausura, quel baby doll non era un costume per il Burlesque ma nemmeno troppo castigato.“Quando esce, le rare volte, giuro che si veste sempre malissimo.”“E quell’abito allora?”“Non me lo spiego.”
In tre giorni sono giunto alla conclusione che fa la spogliarellista, una cam girl che intrattiene un pubblico virtuale mostrando prima una tetta e poi dopo aver scaldato la cena al microonde torna e mostra anche la seconda.“Questo spiegherebbe anche i problemi di linea del wifi, ci sta sempre attaccata.”Zubabi è anche una persona seria, ordinata e per niente maniacale.“Carmen, mancano due di quelle cinque forchette in acciaio inox che abbiamo, le hai prese tu e le hai portate a lavoro vero?”“Carmen, sei rientrata tardi ieri eh?”“Oggi non lavori?”Controlla tutto, niente può avere il sopravvento, nemmeno un capello che all’occorrenza verrà schedato come C.S.I. e imbustato per trovare il colpevole.Accende la luce senza aprire troppo la porta, giusto il minimo necessario per infilare la sua delicata mano, spingere il pulsante e ritrarla un secondo dopo.È un’essenza, non si vede, non si sente.A vedersi però sono i suoi passaggi.Un pomeriggio rientriamo da una passeggiata in centro, visitati alcuni negozi torniamo stravolti e ci abbattiamo sul divano con un’intera vaschetta di gelato che tempo venti secondi sarebbe stato solo un lontano ricordo.“Carmen, ma cosa sono ‘sti cosi sul davanzale?”“Boh, che sono?”“Sassi?”“Quarzi?”“Non mi dire che lo ha fatto davvero.”Già.Lo aveva fatto davvero.Era riuscita a passare il suo pomeriggio facendo le pulizie, non quelle classiche in cui fai finta di spolverare e butti Lisoform sui sanitari come fossi Sailor Moon con il Cristallo del Cuore, ma quelle più serie.Maniacali.Così, in un impeto di pazzia aveva lato e steso ad asciugare dei quarzi che erano disposti su un piccolo vassoietto.Un effimero vezzo decorativo.Ogni piccolo pezzo di pietra lavato e asciutto sul davanzale, sopra un apposito panno.Poi le donne si lamentano che nelle pubblicità impugnano lo stura lavandino come uno scettro o collezionano deodoranti per l’ambiente che si mimetizzano in mezzo ai loro splendidi sassi.Avevo appena scoperto di aver conosciuto LEI.La gattara dei quarzi.La quarzara.La pulitrice compulsiva.La cam-girl in baby doll.Azubabi è una nuova idola.