Un team di genetisti dell’Harvard Medical School ha recentemente analizzato 6.529 genomi individuali, in rappresentanza delle 107 diverse popolazioni umane. I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista PLoS Genetics, includono la virtuale assenza di elementi di prova del mescolamento genetico africano tra i popoli nordeuropei. Tuttavia, gli europei del sud sembrano aver subito un mescolamento genetico con gli africani 55 generazioni fa.
L’analisi genetica ha anche scoperto che tutte le otto popolazioni ebraiche studiate contengono un 3-5% di DNA africano. Questo è stato definito «sorprendente» dagli studiosi, perché si è sempre ritenuto che la popolazione ebraica fosse stata separata da quella africana per centinaia di anni. La spiegazione che hanno dato è che ciò riflette una storia per cui molti gruppi ebraici discendono da una originaria popolazione comune mescolatasi con gli africani prima dell’inizio della diaspora ebraica dal 8° al 6° secolo a.C. E infatti si conclude: «la datazione dei dei gruppi ebraici più anziani sono in coerenza con gli eventi biblici che possono essersi verificati nella storia della popolazione ebraica».
Si parla di coerenza perché nella Genesi si parla di Giuseppe, uno dei 12 figli di Giacobbe, il quale sposa un’africana d’Egitto (Genesi 41:45) e i suoi discendenti, compresi quelli di Efraim e Manasse, superano di numero le altre tribù d’Israele. Questi matrimoni tra ebrei e africani sono documentati anche più avanti, ad esempio nel 1.706 a.C., quando i figli d’Israele entrarono in Egitto o quando furono presi prigionieri in Assiria nel 721 a.C. ecc..
Se dunque finora le relazioni tra i due popoli non erano ritenute storicamente accettabili, oggi abbiamo un’ulteriore conferma del fatto che nell’Antico Testamento, accanto a narrazioni metaforiche, compaiono dati storici veramente accaduti riguardanti la storia ebraica e indirettamente quella cristiana.