28 gennaio 2014 • Speciale Cinema - Eventi, Vetrina Cinema
Parte nel 2008 la voglia di raccontare La gente che sta bene, ultima creatura firmata da Francesco Patierno, dal 30 gennaio nelle nostre sale. Tratta dall’omonimo romanzo firmato Federico Baccomo, racconta di un uomo che “si illude sempre di essere il migliore e di far passare questa idea agli altri”, spiega in conferenza l’autore del libro e cosceneggiatore, citando Tolstoj nel dire che “per cambiare il mondo, in fondo, basta essere buoni”.
Patierno, che tipo di lavoro è stato fatto per adattare il libro?
Francesco Patierno: Ne abbiamo mantenuto intatta l’anima, apportando alcune opportune modifiche, soprattutto nel finale. Ad esempio, per i dialoghi ci siamo ispirati molto alla serie tv The Office. Spero in futuro di fare con Baccomo altri lavori: abbiamo scoperto un tipo di ironia comune nel mischiare i generi evocando una certa ferocia.
I personaggi feroci del film sono quelli interpretati da Diego Abatantuono e Claudio Bisio: com’è stato calarsi nella parte dei “villain” di turno?
Claudio Bisio: Questo è il personaggio più cattivo della mia carriera, mi sono divertito molto. Amavo già il libro, ho riso tanto per il cinismo di cui è impregnato, mi sembra una comicità poco italiana e interessante. Sono uno molto attento alla critica poi, e dato che di recente mi si è accusato di buonismo, sono curioso di vedere come la prenda ora la gente.
Diego Abatantuono: Torno a fare il cattivo, in Io non ho paura lo ero meno, qui sono proprio uno “stro**”. A fine riprese però è bello tornare a casa e essere ancora un buono. È un film coraggioso, originale, denuncia uno spaccato di vita poco raccontato. Poi mi vedrete con gli occhi blu: idea mia, mi davano un’inquietudine speciale. A dire il vero ho proposto anche denti finti, ma l’idea è stata cassata.
Parliamo del ruoli femminili: come vi siete regolati con la scelta delle attrici?
F. P.: Volevamo fare un film al femminile a sorpresa, con un personaggio che risultasse molto forte senza sbandierarne la sicurezza interiore. I personaggi più positivi del film sono quelli femminili, sapevo ci volesse un’attrice dotata di grande intelligenza per approcciare a un ruolo i cui silenzi sono più importanti delle parole. E Margherita Buy ha firmato un’ottima performance in questo senso.
Claudio Bisio: Mai capitato di recitare con Margherita finora, è una delle cose per cui ho accettato di fare il film. Anche se abbiamo avuto una discussione sul perchè dovesse amare un deficiente come me. Alla fine la grande umanità di questo mio personaggio viene da sua moglie.
Margherita Buy: Per me era l’occasione di rappresentare una donna con grande consapevolezza di ciò che fa, molto risolta, una che conosce bene il suo valore e ha un grande amore per la sua famiglia.
F. P.: Per quanto riguarda Jennifer Rodriguez, mi aveva impressionato la spontaneità che sapeva reiterare in ogni scena, senza mai risultare finta. E mi sembrava perfetta per il personaggio dolente di Morgana.
Jennifer Rodriguez: Felice che la mia prima prova di attrice sia in un film come questo. Ho studiato a lungo la sceneggiatura, ne ho adorato la scrittura, è stato emozionante calarmi in un personaggio imperfetto che paga le sue conseguenze, com’è normale che sia. La morale del film, probabilmente, sta proprio nel prendere consapevolezza dei propri errori.
Patierno è d’accordo?
F. P. Non amo parlare di “morale” o “messaggi” di un mio film. Semplicemente mi piaceva raccontare un personaggio negativo che avesse nel finale una chance di redenzione. Tutto in chiave comica: il lavoro grosso fatto da Claudio Bisio è stato proprio nella ricerca di una comicità involontaria: volevo che la battuta non fosse portata, ma offerta al pubblico involontariamente.
Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net
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