Parto da un banalissimo principio di diritto internazionale: Rex superiorem non recognoscit, et imperator est rex in territorio suo. Questo broccardo latino significa che gli Stati non riconoscono un potere superiore e sono sovrani nel loro territorio. Dal principio de qua si desume che gli Stati sono enti giuridici che — tra le altre cose — non possono essere assoggettati alla giustizia di un altro Stato. In verità, sulla tematica le teorie sono due. Una classica, che afferma che uno Stato sovrano non può, senza il suo consenso, essere chiamato a giudizio davanti al tribunale di un altro stato sovrano. E una più ‘moderna’ o meno restrittiva, secondo la quale l’immunità dello Stato è riconosciuta esclusivamente per gli atti pubblici o atti jure imperii, ma non per quanto riguarda gli atti privati o atti jure gestionis.
I giudici dell’Aja, nel caso, della vertenza Italia-Germania per i risarcimenti per la strage di Civitella, hanno rilevato che trattandosi appunto di atti di imperio di uno Stato sovrano — seppur, aggiungo, spregevoli (l’aver trucidato cittadini italiani inermi a Civitella) — non possono essere sindacati dal giudice italiano senza il consenso dell’autorità tedesca.
Una sentenza che lascia così così, ma che potrebbe pure avere — secondo il diritto internazionale — un suo fondamento (giuridico). Ecco perché mi domando il perché le vittime italiane o comunque lo Stato italiano non abbia agito contro lo Stato tedesco per mezzo della giurisdizione tedesca. In altre parole, lo Stato e gli eredi delle vittime avrebbero potuto agire contro lo Stato tedesco, davanti al giudice tedesco, anziché quello italiano. Se è vero che la Germania non riconosce efficacia alle sentenze della giurisdizione straniera, è anche vero che non può disconoscere le sentenze della propria giurisdizione, e l’adesione della Germania ai trattati ONU ed Europei avrebbero dovuto vincolare il giudice tedesco a riconoscere il danno. Non è una certezza — e non conosco diritto tedesco — ma è sicuramente una possibilità.
D’altro canto, se dovessimo leggere la sentenza non sotto un’ottica giuridica ma politica, credo e sono certo che la Germania abbia — come dicono i giornali — fatto valere il suo peso politico nella decisione del Tribunale internazionale dell’Aja. E l’Italia, come al solito, è rimasta fregata. Il nostro scarso peso politico in Europa e nel mondo ancora una volta è stato certificato nel modo peggiore. Come è stato dimostrato nella guerra libica, è stato altresì dimostrato davanti al diritto sacrosanto degli eredi delle vittime naziste di ottenere il giusto indennizzo per la strage di Civitella.
La Germania naturalmente gongola e si permette persino il lusso di prenderci un po’ in giro. Sentite cosa dice il ministro degli esteri, Guido Westerwelle :
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Risolveremo ora tutte le questioni attinenti all’applicazione di questa sentenza con i nostri amici italiani, nello spirito di vero partenariato e dei nostri rapporti bilaterali stretti e improntati alla fiducia reciproca …
Poi aggiunge seraficamente:
Il ricorso [tedesco, nda] non era rivolto contro le vittime del nazionalsocialismo. Il governo federale ha infatti sempre riconosciuto pienamente le loro sofferenze, né si tratta di mettere in discussione o relativizzare la responsabilità tedesca per i crimini della seconda guerra mondiale.
Già! — dico io — ma qui parliamo di moneta sonante e non di comprensione o di relativizzazione della responsabilità tedesca. Dunque, contenti loro che abbiano ripristinato la certezza del diritto internazionale in tema di immunità, ma il risarcimento? Mi auguro sul serio che i tedeschi risolvano «tutte le questioni attinenti all’applicazione di questa sentenza», intendendo con questa affermazione che la Germania comunque riconoscerà motu proprio ai parenti delle vittime l’indennizzo richiesto. È il mimino che la Merkel possa fare in memoria di quegli innocenti periti a causa del delirio nazista.
di Martino © 2012 Il Jester