La Germania di Angela Merkel ha deciso: stop al nucleare. Dopo il disastro di Fukushima di cui nessuno più parla, ecco che la potenza economica tedesca decide di rinunciare all’energia atomica, assediata com’era dalle proteste dei verdi e degli ecologisti, che un giorno sì e l’altro pure urlavano contro le centrali atomiche. Il fermo definitivo arriverà nel 2022, ma già quest’anno alcune centrali non collegate alla rete energetica nazionale verranno stoppate. Una decisione questa che pare irrevocabile e che lascia parecchio amaro in bocca. Perché anche la Germania alla fine si è lasciata sedurre dalla paura e da ipotetici disastri che in verità con le nuove tecnologie e con le centrali atomiche di quarta generazione sarebbero stati praticamente azzerati, salvo non fosse caduta la Luna sulla Terra…
Ma l’emotività – sappiamo – gioca brutti scherzi, e ora la Germania dovrà recuperare quel 22% di energia nucleare sfruttando altri settori energetici, che in verità non ci sono. Ecco allora che si profila un maggiore sfruttamento delle centrali a carbone e del petrolio, e forse dei gas naturali. Certamente non energie rinnovabili e certamente non pulite. Seppure, il governo tedesco parli già di eolico e altre rinnovabili, il cui costo però oggi è superiore al reale vantaggio. Senza contare la violenza che verrebbe fatta al paesaggio con quelle enorme eliche disseminate ovunque.
Sta di fatto che la Germania pare essere risoluta sul punto. O almeno la Germania di questo governo, che già di per sé è politicamente conservatore. Perciò un governo diverso, di sinistra, non potrà far altro che proseguire verso questa strada. Per la gioia di petrolieri e fornitori di gas naturale. Che già si sfregano le mani per l’incremento degli introiti derivanti dalla vendita di carbone, petrolio e metano. Gli unici – allo stato – capaci di garantire il fabbisogno energetico di una nazione grande e complessa come la Germania, ove il settore delle rinnovabili riesce a coprire a malapena il 10% dell’intero fabbisogno energetico.
L’aspetto positivo della vicenda comunque esiste. Ed è questo: una rinuncia globale all’energia nucleare basata su fissione, soprattutto da parte delle nazioni economicamente più potenti, potrebbe incrementare la ricerca scientifica sulle fonti energetiche alternative effettivamente rinnovabili a basso costo e poco invasive, come l’idrogeno e la fusione nucleare. Ma questo – ripeto – solo e se la rinuncia fosse globalizzata. Diversamente, la ricerca andrebbe comunque a rilento. Ed è l’eventualità più probabile. L’impressione infatti è che gli USA e persino il Giappone pare non vogliano rinunciare così facilmente all’energia atomica. E certamente non la Cina o la Russia o alcuni paesi del terzo mondo come l’Iran, che pensano all’energia nucleare su fissione nel duplice ruolo di energia civile e militare.
Detto così, è difficile capire quale sia la strada giusta da seguire o quella che effettivamente verrà seguita. Ancora una volta la Germania indica una via, quella più semplice e immediata: chiudere tutto, perché non si sa mai… Ma non è detto che sia quella corretta. Certamente l’Italia non potrà e dovrà seguirla acriticamente e sull’onda dell’emotività, ma dovrà ragionare con la propria testa e con il proprio cuore. Del resto, i tedeschi non hanno certo guardato all’Italia quando hanno preso questa difficile decisione. E allora? Allora credo che un po’ di autonomia nella valutazione dei pro e dei contro anche su questo campo non guasta.
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La Germania rinuncia al nucleare. Dismetterà tutte le centrali entro il 2022. Cosa accadrà ora?
Creato il 30 maggio 2011 da IljesterPossono interessarti anche questi articoli :
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