“C’era una volta un’isola perfetta, in un posto lontano‌”
Emerge subito, persino nell’accurata geografia del luogo che Collins tratteggia, una visione manichea assolutamente definita sia dei luoghi che dei comportamenti delle persone. L’ordinatissima isola di Qui, rappresentata graficamente da un cerchio perfetto, si contrappone al (presunto) disordine e all’oscurità di LĂŹ, posto lontano temuto dai cittadini: chi ha provato ad avventurarcisi non vi ha mai fatto ritorno.
Per rimarcare ulteriormente il profondo distacco tra i due diversi luoghi – in lingua originale Here and T-here – , tra “caos e cosmoâ€�, il mare. La barba che cresce all’improvviso, assolutamente inaspettata, rappresenta il destabilizzante elemento di rottura che rende sempre più labile questa contrapposizione: in una società ben strutturata, ma vacua e per certi versi totalitaria come quella di Qui, basta una cosa normale, non ordinata, a dare origine al caos più assoluto. Questo fatto è talmente determinante da diventare per il protagonista un elemento di coscienza che lo risveglia dal torpore dell’ordinarietà e portando a vedere le cose diversamente.
La situazioni atipiche che da questo evento si generano, suscitaranno in tutta l’isola un progressivo ma drastico mutamento dei costumi e degli usi. La scrittura di Collins è eccellente nel rimarcare le evoluzioni e i sentimenti che pervadono gli abitanti del luogo. Emblematico è il secondo capitolo, che appare leggermente più confuso dei precedenti, ed enfatizza maggiormente il senso di smarrimento e le strambe teorie che provano a spiegare la crescita di questa barba.
E’ evidente anche una critica che l’autore fa alla tendenza umana – rappresentata dagli abitanti di Qui – a catalogare tutto, cercare una spiegazione razionale ad ogni fenomeno, spesso con pregiudizi e forme preconcette. Il protagonista, suo malgrado, si trova a vivere tutto questo in maniera assolutamente passiva: come un antieroe kafkiano – egli ricorda infatti Josef K. de “Il processoâ€� – non sa mai il perché sia capitato a lui e come sia potuto succedere, ma l’evoluzione emotiva che lo fa passare dalla paura alla serena accettazione è emblematica, e segnerà il progressivo mutamento generale.
Il finale, assolutamente in linea con lo spirito dell’opera, si rivela probabilmente – bravo l’autore a lasciarlo aperto – meno amaro di quanto ci si potrebbe immaginare a metà lettura o forse serve a rimarcare nuovamente quanto il caos, l’uscire dall’ordinario, sia elemento imprescindibile di evoluzione sociale, un po’ come il Chaos è elemento primigenio del Cosmo nella mitologia greca.
<img class="aligncenter wp-image-120009" src="http://lospaziobianco.lospaziobianco1.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2014/06/collins-barba-bao-1-670x447.png" alt="collins barba bao 1 670x447 La gigantesca barba di Stephen Collins: una fiaba di cambiamento " width="543" height="362" title="La gigantesca barba di Stephen Collins: una fiaba di cambiamento " />Il fumetto di Collins è assolutamente originale e ben fatto, con una scrittura interessante e un disegno che diventa un tutt’uno con i testi, fornendo interessanti e non convenzionali soluzioni di layout, che bizzarramente si contrappongono alla rigidità degli schemi di Qui.
Nonostante i vari temi siano trattati in maniera critica, non è un libro didascalico o dall’intento moralizzante, risulta anzi pregno di ironia e, benché articolato su vari piani di lettura, rimane sempre piacevole e mai pedante. Degna di lode l’edizione di Bao Publishing che ci propone un bel cartonato di grande formato che fa la sua bella figura nella libreria di un appassionato.
Abbiamo parlato di:
La gigantesca barba malvagia
Stephen Collins
Bao Publishing – Aprile 2014
240 pagine, cartonato, bianco e nero – 21,00 â‚Ź
ISBN: 9788865432297