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La giornata di un valletto

Creato il 09 gennaio 2011 da Mauser @Mauser89

Il valletto, altrimenti chiamato anche attendente, è una figura della servitù incaricata di occuparsi della persona del suo padrone. Nello specifico il valletto più importante nella casa è quello del padrone di casa e svolge pressappoco delle cameriere personali della padrona.
L'etimologia della parola valletto è dal francese valet, diminutivo dell'antico vaslet, da cui deriva l'etimologia anche vassallo. Questo non significa che il vassallo fosse il lustrascarpe del suo superiore (quasi -.-), ma alle corti reali è ancora diffusa l'usanza che siano membri di alta nobiltà a servire re e regine anche nelle loro funzioni La giornata di un vallettoquotidiane, duchesse, contesse ecc sono spesso lady in wait della regina o delle principesse [non capisco se il titolo lo acquisiscono prima o dopo essere entrate a servizio come colf della sovrana].
Il valletto che andremo a seguire durante la sua giornata, si occupava di vestire il padrone da capo a piedi, di consigliargli determinati abbinamenti, allacciargli la cravatta, i gemelli, pettinarlo, sbarbarlo, fargli il bagno ecc.
Il valletto era una di quelle figure professionali dove la fortuna era una componente fondamentale per il proprio lavoro, perché, con la carenza di personale che si aveva dalla metà dell'Ottocento in poi, ciascun valletto poteva permettersi di cambiare lavoro in qualsiasi momento se si ritrovava a dover servire un padrone indisponente, crudele, insopportabile o che, per qualche motivo, non piaceva.
Come dice Clive Owen nel film di Gosford Park, dove interpreta la parte di Robert Parks, valletto di Lord Raymond Stockbridge:

Alla fine sono tutti uguali [i padroni], credono di essere l'Onnipotente.

Il che ci lascia ben intendere che specie di personaggi fossero i datori di lavoro, non certo tutti come Lord Grantham di Downton Abbey, disposto a prendersi in casa l'ex commilitone zoppo, Mr Bates, pur di ripagare il debito che lo lega a lui (che gli ha salvato la vita sacrificando la propria gamba).

La sveglia
La sua giornata tipo inizia molto prima di quella del suo signore, a cui di solito piace poltrire a letto; come tutta la servitù di casa, la sua sveglia suona tra le cinque e le sei e, come per gli altri, la prima cosa è una bella lavata con acqua fredda, perchè non c'è tempo di scaldarla.

Un valletto è, per esigenza di professione, sempre in ordine nell'aspetto e nei modi, ecco quindi che il nostro deve prestare una cura particolare all'abbigliamento in modo che non ci siano antiestetici fili penzolanti, macchie sulla camicia, buchi a vista nei calzini, le sue scarpe devono inoltre essere lustrate a dovere, compito che spesso tocca ai lacchè o ai sottolacchè.
Il suo tempo prosegue con la colazione in comune tra i servi nella stanza adibita a "sala comune", dove sarà servito pane e latte e, se la famiglia può permetterselo, anche uova, bacon, porridge e broccoli [broccoli al mattino? Che schifo!]

La giornata di un valletto

Beats, il valletto di Lord Grantham

Fatto ciò, è importante che il valletto giochi d'anticipo, il padrone ha sensi e percezioni ritardate, rispetto alle sue, ecco perchè mentre il signore ancora riposa beato nel suo letto a baldacchino tra le braccia di Morfeo, il valletto deve cominciare a discutere con la cuoca sui possibili menu da presentare al proprio "protetto" e qui andiamo nella pura fantascienza perchè, se il padrone s'inciampa nella pantofola appena sceso e decide che quel giorno mangerà solo brodo di pollo quando questi hanno optato per la fagiana arrosto, beh... sono cavoli loro, brodo di pollo sarà. Ecco, quindi, perchè un valletto non può essere solo un valletto, ma è necessario che sia un bravo valletto e questo lo si impara, come la maggior parte dei mestieri, con l'esperienza.
Verso le sette-otto di mattina arriva il garzone con i quotidiani, questi, freschi di stampa, verranno opportunamente stirati.
So che può sembrare un procedimento insensato, ma in realtà era fondamentale perchè i giornali, con la carta ancora umida e l'inchiostro giovane, avrebbero rischiato di macchiare le aristocratiche mani del signore mentre li leggeva, una cosa non esattamente consigliabile, anche considerando che la stampa con inchiostri a base di piombo era la norma... stirando i giornali i pigmenti sarebbero stati fissati alla carta in maniera molto più duratura, inoltre, si sarebbero eliminate quelle antiestetiche piegoline che si formano anche dopo il primo utilizzo: in questo modo il quotidiano sarebbe sembrato appena uscito dalla sal stampa, anzi, molto meglio di come lo ritirava il garzone delle consegne!
Naturalmente era dovere del valletto tenersi informato, ecco quindi che, mentre sistemava le varie pagine sulla scrivania dello studio, leggeva accuratamente le notizie, per poi riferirle agli altri membri della servitù che, magari, non avevano fatto in tempo mentre stirava le paginate o non sapevano leggere.
I ferri del mestiere
Con un po' d'anticipo sull'orario di risveglio del signore, il valletto si sarebbe recato al guardaroba, controllando che tutto fosse opportunamente riordinato dal lacchè, i pettini fossero puliti, i rasoi anche, le scarpe allineate, i vestiti perfettamente stirati e smacchiati.

La giornata di un valletto

Da sinistra:
Lacchè (col vassoio), valletto (alle tende) e
maggiordomo

Ciascun oggetto doveva trovarsi ordinato al suo posto e, come si vede spesso nei film in costume, se così non fosse il valletto si sarebbe preoccupare di riallilneare lo strumento, cambiando l'angolazione di qualche millimetro.
Doveva inoltre controllare che le cameriere addette avessero pulito a dovere la stanza, compresi gli interstizi, i bordi superiori delle porte, le mensole meno raggiungibili.
Era buona cosa, inoltre, spalancare temporaneamente la finestra e le tende in mdo da cambiare l'aria della stanza, che altrimenti sarebbe stata viziata e con odore di chiuso dopo essere rimasta sigillata tutta la notte: considerando le condizioni igieniche e il fatto che le dimore non fossero precisamente l'ultimo grido tecnologico contro muffe e umidità, era un'operazione resa assolutamente necessaria.
Il valletto avrebbe comunque provveduto a richiudere in tempo perchè si ristabilisse la temperatura che sapeva preferita dal suo signore.
Controllava anche il fuoco nel caminetto e, nel caso l'avesse trovato spento, l'avrebbe riacceso in modo da riscaldare l'ambiente [avete mai provato a dormire in un vecchio castello? Ci sono spifferi come il Canale della Manica che sembrano decapitarvi ogni volta che passate di fianco ad una finestra], accendeva le luci o le regolava a seconda della luminosità del locale e del tempo.
Davanti al fuoco avrebbe disposto gli abiti che senz'altro sapeva avrebbe indossato, ad esempio se l'aveva informato di una probabile calvalcata mattutina o se questa era sua quotidiana abitudine (molto frequente tra la nobiltà), così che fossero caldi e piacevoli da indossare una volta che fosse giunto il tempo di consegnarli al padrone.
[Insomma, non come tutte le persone normali di oggi che si alzano al trillo di una sveglia dà fa venire l'emicrania, arrivano in un bagno gelido compreso di stallattiti di ghiaccio e caloriferi spenti e si infilano jeans rigidi come baccalà]
.

La giornata di un valletto

Henry Denton, falso valletto di
Morris Weissman

(Gosford Park)

Naturalmente, come insegnano i film, occhio al fuoco! Era meglio che i pantaloni non prendessero fuoco perchè il costo sarebbe stato detratto da uno stipendio (e un paio di brache di sartoria potevano essere mooooolto costose).
Il risveglio del padrone
Se il signore aveva chiesto al valletto di svegliarlo, questi aveva autorità di introdursi nella camera padronale e destare delicatamente il suo signore scotendolo gentilmente, non certo spalancandogli in faccia le tende come si vede fare nei film, un gesto estremamente nervoso e malducato che nessun domestico si sarebbe permesso.
Era dovere morale del valletto, così come di qualsiasi altro domestico presente (a volte assistevano anche una cameriera e un lacchè) mantenere la compostezza qualsiasi cosa avessero visto una volta arrivata luce nella stanza: dall'amante alla moglie del fratello come compagna di letto, dall'ultimo lacchè assunto che quella mattina era misteriosamente scomparso al cane da caccia che aveva imbrattato le lenzuola.
Quello non era il luogo per sorrisetti e pettegolezzi, che dovevano essere riservati ai piani bassi, tra i servi.
Nel caso non fosse partito l'ordine, il valletto aspettava pazientemente nella stanza del guardaroba o nell'anticamera che il suo padrone si destasse.
Se invece era il signore ad alzarsi prima del solito, esistevano le classiche campanelle di chiamata per attirare l'attenzione del proprio domestico non presente, che si sarebbe affrettato a farsi trovare al proprio posto.
Lavare e vestire il proprio giovin signore
L'operazione di abluzione e rasatura del signore era seguita con grande cura e attenzione dal valletto, che tuttavia difficilmente vi prendeva parte, anche perchè la maggior parte dei gentiluomini ottocenteschi preferiva radersi da sola, avendo acquisito una certa manualità nell'operazione; se richiesto, comunque, il valletto doveva essere in grado di adempiere anche a ciò.
La giornata di un vallettoIl suo contributo era invece necessario se il padrone, in qualsiasi momento, richedeva un bagno: servi di rango inferiore sarebbero accorsi al richiamo del valletto per portare la tinozza e riempirla coi secchi, di solito toccava agli ultimi arrivati.
Dopodichè il valletto provvedeva a svestire il padrone, a ripiegare gli indumenti e ad aiutarlo ad accomodarsi nella vasca. Se richiesto lavava o massaggiava la schiena, ma il più delle volte i gentiluomini preferivano consumare quel momento da soli e congedavano il domestico, richiamandolo solo quando avevano concluso.
Al valletto era inoltre richiesto che fosse un buon parrucchiere e sapesse acconciare con disinvoltura e gusto i capelli del proprio padrone, era inoltre compito suo regolare le basette e pettinare baffi e mustacchi, che all'epoca erano molto presenti.
Il taglio dei capelli avveniva circa ogni tre settimane con precisione svizzera.
Si passava poi alla fase della vestizione, che non era molto meno lunga di quella delle signore, i gentiluomini indossavano infatti una quantità spropositata di capi d'abbigliamento: biancheria, canotta, calzini, reggicalze, mutandoni, pantaloni, camicia, panciotto, giaccha, fazzoletti, cravattini, colletti e polsini posticci, gemelli, spille, bretelle... non si finiva più.
L'ultima operazione della vestizione del suo signore, quando questi fosse stato pronto per uscire, era il gesto di porgere i guanti al padrone, e ricordiamo che i guanti erano un accessorio indispensabile, obbligatorio, un must della società, dell'etichetta e del buongusto.
Ecco, a questo punto il signore poteva uscire in tutta pace di essere al 100% accettabile. Il valletto apriva quindi galantemente la porta di casa, attendendo le disposizioni per la giornata, ad esempio piatti desiderati, eventuali ospiti inaspettati, determinate attività da svolgersi, riparazioni, ecc.
Isabella Beeton, nel suo libro di gestione della vita domestica, sostiene che molti gentiluomini apparirebbero ridicoli in giro per le strade, se non avessero dalla loro il valido aiuto di un valletto che scelga per loro i vestiti, coordini colori e fantasie, annodi con gusto cravatte e fazzoletti e, insomma, si occupi dei particolari.
Perchè, oltre che pigri, i gentiluomini vittoriani erano anche affetti da pessimo gusto nel vestire e i moderni uomini d'affari americani, ne sono i diretti discendenti, sfoggiando senza vergogna completi da giorni color oliva a quadretti: aiuto! Roba che, in confronto, si potrebbe quasi dire che Asia Argento veste in maniera sobria...

La giornata di un valletto

Clive Owen nei panni di Robert Parks, valletto di Lord Stockbridge
(Gosford Park)


Per il resto della giornata il valletto avrebbe continuato a vestire e sistemare il suo signore ogni volta che ce ne fosse stata la necessità, ad esempio per la cena o per ricevere ospiti, oppure avrebbe dedicato il suo tempo a sistemare le cose del padrone, controllando i gemelli, le spille e le cravatte e supervisionando il lavoro dei lacchè che ripulivano l'anticamera.
Da leggere
Se siete interessati ad approfondire la routine di vita di un signore di epoca settecentesca, vi consiglio caldamente un'opera di Giuseppe Parini, letterato italiano "maestro" di Foscolo che lo cita nei suoi Sepolcri
L'opera di cui parlo è intitolata Il giorno, dove l'autore, con ironia ci racconta la vita quotidiana di un signore, un nobiletto dell'aristocrazia decaduta, e, sebbene i giudizi non compaiano, è insita nei paragoni, nel tono e nello stile la condanna per quella vita vuota e sfaccendata, contornata da servitori che provvedono a qualsiasi necessità.
Se siete interessati alla lettura, al seguente link trovate l'opera:
Giuseppe Parini, Il giorno
Fa parte di questo componimento il famoso episodio della Vergine Cuccia, la cagna del signore a cui venne calpestata la coda da un domestico; per punizione il servitore fu allontanato senza stipendio La giornata di un vallettoe referenze.

Ahi fero giorno! allor che la sua bella
Vergine cuccia de le Grazie alunna,
Giovanilmente vezzeggiando, il piede
Villan del servo con gli eburnei denti
Segnò di lieve nota: e questi audace
Col sacrilego piè lanciolla: ed ella
Tre volte rotolò; tre volte scosse
Lo scompigliato pelo, e da le vaghe
Nari soffiò la polvere rodente:
Indi i gemiti alzando, aita aita
Parea dicesse; e da le aurate volte
A lei la impietosita eco rispose;
L'empio servo tremò; con gli occhi al suolo
Udì la sua condanna. A lui non valse
Merito quadrilustre: a lui non valse
Zelo d'arcani ufici. Ei nudo andonne
De le assise spogliato onde pur dianzi
Era insigne a la plebe: e in van novello
Signor sperò; ché le pietose dame
Inorridìro; e del misfatto atroce
Odiàr l'autore. Il perfido si giacque
Con la squallida prole e con la nuda
Consorte a lato su la via spargendo
Al passeggero inutili lamenti:
E tu vergine cuccia idol placato
Da le vittime umane isti superba
Giuseppe Parini, Il giorno - Mattino


Se volete leggere qualcosa di più sul componimento, la sezione di Wikipedia è molto accurata; per pietà della mia anima, evitate quei quesiti abominevoli su Yahoo Answer, ogni volta che mi ci cade l'occhio mi prende un mancamento, c'è gente che si fa fare dei temi! Ridicolo... basterebbe che leggessero il link prima del loro.
Molto interessante per questa figura professionale è un libro di memorie intitolato Il valletto di Napoleone scritto da colui che fu il suo attendente di camera per sedici lunghi anni: Louis-Constant Wairy.

Constant fa ciò che sa fare, cioè raccontare giorno pergiorno il Napoleone intimo e segreto perché lontano dagli occhi estranei, chesi offriva genuino alla sua cura: così realizzando l'impresa romanzescastraordinaria di restituirci quello che il personaggio storico vela: l'uomo.


Curiosità
Nella cultura moderna valletto sta a indicare una figura dello spettacolo, contrapposto alla valletta (soubrette).
Chiamarla moderna, a dir la verità, è un po' eccessivo... ormai è preistoria, le vallette come Antonella Elia c'erano ai tempi di quando ero bambina, adesso si preferisce chiamarle veline, che rende anche meglio l'idea di quanto siano coperte.
Per i più raffinati, il valletto è anche sinonimo del servo muto, ovvero dell'appendiabiti da camera per gli uomini [la pretesa di servitù di chi non poteva permettersela], dove si ripongono camicia, giacca e pantaloni già indossati, ma ancora da mettere. So che quest'oggetto sta andando scomparendo, ma spero vivamente che non sia così.

La giornata di un valletto

Kuroshitsuji

Nella Commedia dell'Arte italiana, alcune maschere piuttosto famose ricoprono il ruolo di valletto, in particolare l'astuto Scapino; questa maschera si evolverà in epoca più tarda in quella del più famoso Brighella che, come dice il nome, ha un'inclinazione a brigare, cioè a organizzare e tramase, spesso alle spalle degli sprovveduti padroni.
Curiosamente, in Francia l'autore Moliere lo introdurrà, creando la maschera di Scapin, chiaramente mutuata dalla tradizione italiana, dove però era stato quasi dimenticato in favore di Brighella.
In Giappone hanno un po' di confusione nella concezione dei ruoli dei servitori e tendono a chiamare butler, cioè maggiordomo, qualsiasi domestico che porti un improbabile frack nero e si aggiri per casa in maniera servile con un vassoio d'argento.
A tal proposito, per gli appassionati facciamo qualche puntualizzazione: Kurishitsuji, erroneamente tradotto in Italia come Black Butler, dovrebbe in realtà diventare Black Valet, perchè a tutti gli effetti quello è il ruolo di un valletto, NON un maggiordomo. Pregherei, se possibile, i traduttori di fare un minimo di attenzione: se si istilla la credenza, già erroneamente radicata, che qualsiasi domestico alla fine sia un maggiordomo, finiamo alla Torre di Babele!
Ci vediamo presto con i prossimi approfondimenti, baci
La giornata di un valletto
Mauser


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