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La globalizzazione del diritto internazionale

Creato il 27 gennaio 2014 da Sviluppofelice @sviluppofelice

di Giuseppe Gioffredi

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Shahid Yusuf ha definito gli anni Novanta come il “decennio della globalizzazione”;[1] ma se è vero che quel periodo storico può essere considerato il punto di partenza della recente ondata di globalizzazione, non vi è alcuna ragione, come sostiene Philip Alston, «per ritenere che questo fenomeno non continuerà ad essere egualmente dominante anche nel corso dei prossimi cento e più anni».[2]

Non esiste, forse, un fenomeno di pari portata; che in un breve arco di tempo ha provocato cambiamenti tanto radicali in ogni settore della vita umana (sociale, economico, giuridico, ecc.). Perciò la letteratura sul tema è sterminata e sarebbe impossibile anche solo tentare di enucleare qualche opera più rilevante di altre, senza andare incontro a critiche ragionevoli. Anche la definizione del fenomeno è complessa. La globalizzazione è un fenomeno polivalente, per il quale non esiste una definizione che sia universalmente accettata, né esaustiva.

La globalizzazione, il cui tratto principale è economico, sta causando importanti conseguenze anche sul terreno delle interazioni sociali, delle istituzioni politiche e del diritto. È possibile quindi parlare, come alcuni autori fanno, di “globalization of international law”?[3] Il fenomeno, pur non ancora compiutamente determinabile nei suoi effetti giuridici, ha senza dubbio messo in discussione le fondamenta dell’ordinamento internazionale. Esso potrebbe rappresentare l’inizio di una vera rivoluzione della struttura organizzativa e della base sociale della comunità internazionale; e l’esito di tale processo non è al momento prevedibile. Le conseguenze della globalizzazione comportano che il potere dei singoli Stati si stia restringendo, a favore di altri enti, quali imprese multinazionali, istituzioni sovranazionali e organizzazioni non governative. 

L’attuale fase dell’ordinamento internazionale può dirsi connotata dalle seguenti caratteristiche: una maggiore istituzionalizzazione dei tre processi tipici di ogni ordinamento giuridico (ossia produzione, accertamento e attuazione coattiva del diritto), l’affermazione e la nascita di nuovi attori che partecipano alla vita di relazioni internazionali (individui, organizzazioni non governative e imprese multinazionali) e la proliferazione di tribunali internazionali e internazionalizzati quale risposta all’imporsi del principio della responsabilità penale internazionale degli individui nel caso di commissione di crimina juris gentium.[4]

Il ‘pervasivo’ fenomeno della globalizzazione, da qualificarsi più come un ‘processo’ che come il ‘risultato’ di un processo, ha prodotto considerevoli effetti sul diritto internazionale, sia relativamente ai soggetti di questo ordinamento sia rispetto allo scopo e al contenuto delle norme da esso prodotte. Esiste allora la cosiddetta “globalization of international law”? Ebbene, la globalizzazione, contribuendo ad ampliare i soggetti del diritto internazionale, in primo luogo ha concorso al processo di erosione della sovranità statale ormai in atto da tempo. Essa ha inciso anche sulla produzione di norme dell’ordinamento internazionale. Infatti i nuovi attori hanno ‘chiesto’ e ottenuto di partecipare a vario titolo a tale attività, ritenendo a ragione che gli accordi internazionali contemporanei hanno sempre più un’influenza diretta nelle loro vite.

Nuove fonti del diritto internazionale si sono poi affermate nel tempo: si pensi alle norme internazionali dirette a incidere sulla libertà personale degli autori di efferati crimini e a ‘riparare’ i torti subiti dalle vittime. Anche la funzione di enforcement del diritto internazionale ha subito l’influenza della globalizzazione: si pensi al proliferare di istanze giurisdizionali diverse dalla Corte internazionale di giustizia, primi tra tutti i Tribunali penali internazionali. Si deve dunque prendere atto dell’incisività del fenomeno rispetto ad alcuni elementi cardine del diritto internazionale.

Qual è il possibile ruolo per il diritto internazionale in rapporto con la globalizzazione? A nostro avviso esso può costituire una ‘forza’ che la regola, o almeno cerca di farlo, per limitarne alcuni degli ormai evidenti effetti collaterali. Si pensi, ad esempio, all’ingiustizia sociale, alla sperequazione economica, al problema della scarsità delle risorse, alla marginalizzazione di enormi porzioni della popolazione mondiale.

La sua forza sta a nostro parere nell’aver dimostrato una certa adattabilità ai tempi che cambiano. Il diritto internazionale ha fatto della sua ‘mutevolezza’ il mezzo per resistere alle sfide di un mondo in continua trasformazione. Questa sua caratteristica ha contribuito a instillare nel ‘cittadino globale’ la fiducia in un sistema oggi sempre più votato alla tutela dei diritti umani fondamentali.


[1]  S. Yusuf, “The Changing Development Landscape”, Finance and Development, dic. 1999, p. 15.

[2] P. Alston, “L’era della globalizzazione e la sfida di espandere la responsabilità per i diritti umani”, in P. Alston-A. Cassese (cura), Ripensare i diritti umani nel XXI secolo, trad. it. di P. De Stefani, Torino, 2003, p. 21.

[3] A. Pellet, « Vers une mondialisation du droit International? », in S. Cordelier & al (eds.), La Mondialisation au-delà des mythes, Parigi, 2000, p. 93 ss.

[4] Cfr. A. Del Vecchio, I tribunali internazionali tra globalizzazione e localismi, Bari, 2009; A. von Bogdandy, “Democrazia, globalizzazione e futuro del diritto internazionale”, in Rivista di diritto internazionale, 2/2004, p. 317 ss.; G. Ziccardi Capaldo, Diritto globale. Il nuovo diritto internazionale, cit., p. XIX ss. 

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