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La grande abbuffata

Creato il 21 agosto 2013 da Alexcorbetta

La_grande_abbuffata

Marcello (Marcello Mastroianni), Ugo (Ugo Tognazzi), Philippe (Philippe Noiret) e Michel (Michel Piccoli) sono quattro amici che decidono di togliersi la vita, stanchi di una vita che non riserva più piaceri. La scelta ricade in un harakiri gastronomico, nel mangiare fino alla morte; il luogo una villa appartenente alla famiglia di Philippe. Nel realizzare il loro proposito sono accompagnati da una maestra elementare, Andrea (Andréa Ferréol) …

La grande abbuffata (1973) è uno dei film più famosi di Marco Ferreri, regista italiano fra i più controversi.

Sostanzialmente la pellicola non ha uno sviluppo o digressioni rispetto al punto principale, il suicidio dei quattro. Le poche giornate in cui è ambientata la storia non mostrano altro che i protagonisti nell’atto di mangiare sempre di più. Non c’è niente che li soddisfi o che possa rappresentare un motivo per continuare a vivere: le foto di nudi femminili guardate durante la prima cena, le prostitute invitate per avere un po’ di compagnia, l’offerta di lavoro fatta da un diplomatico cinese a Philippe non sono altro che perdite di tempo rispetto al vero scopo da raggiungere. Ugo non è più felice nel suo ristorante e con sua moglie, Michel è stufo del lavoro in televisione, Marcello è distrutto dall’essere diventato impotente, Philippe non ha mai avuto una donna più importante della sua balia (che ancora adesso lo soddisfa in ogni suo bisogno, anche sessuale).

In tutto questo l’elemento (l’unico) di dolcezza e di amore è la maestra, Andrea. La donna ha un ruolo importante, anzi fondamentale in molte delle pellicole di Ferreri: L’ultima donnaIl seme dell’uomoIl futuro è donna sono solo alcune dei film in cui la protagonista femminile ha un ruolo fondamentale oppure è il centro della storia stessa. Qui non c’è differenza: Andrea rimane vicino ai quattro sventurati (anche dal punto di vista sessuale) non perché voglia farlo ma come se fosse un suo dovere. La donna è portatrice di vita, a differenza dell’uomo.

Perdi il tuo tempo. Vieni via (Anna, una delle prostitute invitate). No … Io rimango (Andréa).

Amore? Dedizione? Compassione? Non è spiegato e probabilmente nemmeno importa. Fedele alla sua visione della donna, Ferreri eleva la Ferréol sopra gli altri attori, il suo personaggio è portatore di una nota di positività rispetto al degrado generale che domina fino alla fine.

Non c’è speranza infatti per nessuno dei quattro, nemmeno per Marcello; l’unico a capire l’assurdità dell’uccidersi mangiando scappa via, cercando un briciolo di salvezza e trovando invece la morte per primo (schiantandosi con la macchina contro un albero e venendo trovato il giorno dopo morto assiderato). Dopo di lui vengono Michel, Ugo e infine Philippe: nessuno sopravvive alla grottesca situazione creatasi.

Nonostante il successo lavorativo gli uomini passano … mentre le donne restano. L’intera società non porta a niente, non è che un mero teatro nel quale l’essere umano tira avanti a stento preda delle sue passioni. A questo si riferisce la presenza finale dei cani, attirati in giardino dalla carne appesa ai rami: l’uomo non è che un animale preda dei propri istinti, incapace di fermarsi e destinato alla morte del corpo dopo quella dello spirito.



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