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La grande colpa in un atto e mezzo | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 22 aprile 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

La grande colpa
in un atto e mezzo

tragica commedia tra sospetti ed equivoci

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Era da tutti detto un uomo troppo buono perché non lo si sospettasse colpevole di almeno una grande colpa.
Nell’amore ha creduto e dall’amore è stato distrutto. Lo ha confessato davanti a tutti, ma la sincerità non basterà a salvarlo da sé stesso.

Primo atto:

La grande colpa in un atto e mezzo | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
Ambiente: Una stanza grigia, solo un tavolino e due sedie dove due uomini discutono l’uno di fronte all’altro.

FRANZ: Lei lo sa di che cosa è accusato?

JOSEPH: Sì.

FRANZ: E?

JOSEPH: Niente.

FRANZ: Come niente?

JOSEPH: Niente. E’ questo il concetto.

FRANZ: Il concetto. (ci riflette su) Ma lei non l’ha mai applicato, semplicemente.

JOSEPH: Infatti.

FRANZ: Ed è per questo che è qui.

JOSEPH: In verità sono stato condotto qui.

FRANZ: Non faccia lo spiritoso.

JOSEPH: Chiedo venia. Ma non ho rapporti con lo spirito santo, solo con i proletari.

FRANZ: Lei è una testa di cazzo.

JOSEPH: Ho sempre sospettato che i bambini non nascessero sotto i cavoli o in bocca alla cicogna.

FRANZ: (sospirando) Lei è un caso senza speranza.

JOSEPH: (quasi ghignando) Significa che sono sulla via della guarigione.

FRANZ: (duramente) No. Dell’impiccagione.

JOSEPH: Per questa volta mi accontenterò del poco che passa il convento.

FRANZ: La forca.

JOSEPH: In fondo, un poco, l’ammiro.

FRANZ: (quasi sconcertato) E perché mai?

JOSEPH: Lei è così semplice e banale, praticamente non dice niente.

FRANZ: E’ la regola, quella che lei ha infranto.

JOSEPH: Fa niente!

FRANZ: (riflettendo fintamente) Sì, ha infranto il concetto del niente. Ha ragione. Ma è la prima e l’ultima volta.

JOSEPH: Lei è molto magnanimo.

FRANZ: Me lo dirà quando avrà la lingua penzoloni sulla forca.

JOSEPH: Anche lei, noto con piacere, sa essere in contatto con lo spiritoso santo.

FRANZ: (bofonchiando) Non lo dirà in giro, poco ma sicuro.

JOSEPH: Immagino sia come dice lei.

FRANZ: Lei immagina troppo nella condizione in cui si trova.

JOSEPH: E’ un modo di dire. E poi, a questo punto, non vedo cos’altro potrei perdere oltre alla vita.

FRANZ: (arrossendo di rabbia) Che il diavolo se la prenda!

JOSEPH: Le ricordo che sono un maschio, un mammifero. Al massimo se lo potrà prendere dove vorrà, ma è difficile che il diavolo mi faccia donna.

FRANZ: (collerico) La pianti con le sue… freddure. Non sono ben accette.

JOSEPH: (calmo) Non mi ha ancora invitato a sedere.

FRANZ: (pensandoci su) Sì, si sieda. E’ meglio. (una pausa) Se era una battuta, non l’ho capita.

JOSEPH: No, quale battuta! Ho solo il latte alle ginocchia.

FRANZ: Ah, ecco. Capisco. Sì, si metta pure a sedere, tanto non ci starà ancora per molto.

JOSEPH: Ha ragione. Meglio che me le consumi le chiappe fin tanto che sono in tempo. Non ci tengo ad andarmene via col culo vergine o quasi.

FRANZ: Questa era una battuta. L’ho colta in fallo.

JOSEPH: Oramai non vedo dove il danno: è solo uno che si aggiunge a tutti gli altri.

FRANZ: Si fotta!

JOSEPH: In verità, Signore, è lei che mi sta fottendo promettendomi la forca.

FRANZ: (sgranando gli occhi porcini) Lei è un depravato… (mangiandosi le parole) Io non fotto proprio nessuno… non in quel senso, solo nell’altro.

JOSEPH: Ognuno fotte come può, nel senso che più gli aggrada. E col suo grado, la capisco.

FRANZ: (abbozzando un mezzo sorriso) Questa l’ho quasi capita, ma non l’ho gradita.

JOSEPH: (ridendo di gusto) Sarà colpa della sua posizione.

FRANZ: (imbarazzato) Uhm, sì. Ma io ce l’ho una posizione da mantenere. Lei invece ha solo un bel niente.

JOSEPH: (senza scomporsi) Avevo una ragazza però.

FRANZ: (fingendo interesse) Aveva?

JOSEPH: Sa com’è.

FRANZ: (mettendo su un brutto muso) No che non lo so.

JOSEPH: Ma come! Un uomo di mondo come lei…

FRANZ: (gridando) Io non sono mica come lei.

JOSEPH: Come me, come?

FRANZ: Sì, come lei, un poco di buono. Mi ha capito benissimo. Non faccia il finto tonto.

JOSEPH: Ah, in quel senso! Un poco di buono. (pausa) Be’, è stata la mia donna, cioè la mia ex, a denunciarmi.

FRANZ: Una santa donna.

JOSEPH: No, le assicuro che a letto sapeva essere una vera puttana.

FRANZ: (sbiancando) Non tollero che si parli così di una donna in mia presenza.

JOSEPH: Era una puttana, a letto. Mica posso farci niente io. Non posso testimoniare il falso: un conto è andarsene col culo grattato… ma la coscienza, quella vorrei che fosse a posto.

FRANZ: (sbottando) ‘Fanculo!

JOSEPH: Lei è volgare, questo lo sa.

FRANZ: Tanto non lo racconterà in giro. (pausa) Come l’ha incontrata?

JOSEPH: Mi sono permesso di fare il primo passo.

FRANZ: (interessato) Si spieghi.

JOSEPH: Tutte le volte che ho fatto il primo passo in amore, ho finito con l’annegarci dentro il primo passo e qualcuno ha pure cercato di impiccarmi alla mia ombra, perché i mali e gli amori si accompagnano sempre ai passi che facciamo e pure a quelli che non muoviamo.

FRANZ: Interessante. Però poco divertente.

JOSEPH: Non è grave, niente lo è. Alla fine ho smesso di fare il primo passo. Ho lasciato che fossero gli altri a farlo, anche per me, ma fu già troppo tardi. Ad ogni modo, qualcuno mi disse saggio, qualcun altro codardo. Solo mi sono illuso che non fossi stato io ad iniziare la tortura dell’amore.

FRANZ: (ridendo di gusto) Sì, ma il risultato non cambia: sulla forca finirà. E la colpa è tutta sua e non della sua donna. Cioè, della sua ex.

JOSEPH: (ridendo di gusto a sua volta) Ha ragione, ex, ma in tutti i sensi.

FRANZ: Cioè?

JOSEPH: Il primo passo verso la forca l’ha mosso lei per prima. Immagino che a quest’ora la sua lingua sia sotto due metri di terra.

FRANZ: E come mai?

JOSEPH: (quasi irritato) Gliel’ho già detto che era una puttana. Voleva che parlassi più semplicemente, ed allora, un giorno, gliel’ho detto cos’era con piena sincera semplicità.

FRANZ: La sua semplicità le deve esser andata di traverso. Non posso biasimarla. Ma se il Tribunale l’ha condannata…

JOSEPH: …era colpevole quanto me se non di più.

Il mezzo atto:

Ambiente: Sulla forca. Sullo sfondo un cielo grigio di nubi che pare dipinto. Nient’altro.

FRANZ: Lei lo sa di che cosa è accusato?

JOSEPH: Sì.

FRANZ: E?

JOSEPH: Niente. A questo punto, solo niente.

FRANZ: La forca non mi pare sia niente.

JOSEPH: Intendo dire: non ci posso fare niente.

FRANZ: Umorismo!

JOSEPH: No, constatazione.

FRANZ: Finalmente un po’ di serietà. Peccato sia in ritardo.

JOSEPH: (sarcastico) E’ sempre stata la mia grande colpa essere in ritardo per un niente. Almeno così dicevano in giro, semplicemente.

FRANZ: (sarcastico pure lui) Mi correggo: non sarà mai un tipo serio, neanche all’inferno.

JOSEPH: Il vizio è duro a morire.

FRANZ: Posso invitarla ad annodarsi il cappio intorno al collo?

JOSEPH: Prego, si accomodi pure!

FRANZ: (irritato) Ho problemi con la corda: arrossamenti.

JOSEPH: Forse con una pomata al cortisone…

FRANZ: Lei dice che funzionerebbe?

JOSEPH: (reggendo il cappio in mano) Con me ha fatto miracoli. Ho il collo liscio come il culetto di un bambino. Vuole toccare?

FRANZ: (salendo sulla forca) Posso?

JOSEPH: Certo che sì.

FRANZ: (toccandogli il collo) In effetti ha la pelle molto ma molto morbida.

JOSEPH: Mica mentivo.

FRANZ: Sì, ma la corda non lega con il mio stile. E’ questo il vero problema.

JOSEPH: (continuando a reggere il cappio in mano) Lo immaginavo: lei è un tipo vecchia maniera.

FRANZ: Che intende dire?

JOSEPH: Oh, niente. Solo che lei è un puritano.

FRANZ: Sì, in effetti, mi pulisco più e più volte al giorno: docce fredde e calde.

JOSEPH: Le fa da solo?

FRANZ: Che cosa?

JOSEPH: Le docce.

FRANZ: Certo. Ci mancherebbe.

JOSEPH: (alzando gli occhi al cielo) Dio mio! Che noia mortale.

FRANZ: Non la seguo.

JOSEPH: Che gusto c’è a fare la doccia se si è da soli? Praticamente nessuno.

FRANZ: Non sono affari suoi.

JOSEPH: Ha ragione. Ora scenda dalla mia forca.

FRANZ: (ricordandosi di essere salito sulla forca insieme al condannato) Cristo! Scendo subito. (scende dalla forca, con passo incerto)

JOSEPH: Cristo sta in cielo. Così si dice.

FRANZ: Chi lo dice?

JOSEPH: In giro. Cioè, tutti dicono che sta lì, lassù.

FRANZ: Quindi impiccandola, lei crede che andrà a trovare Cristo.

JOSEPH: O il Diavolo.

FRANZ: Anche il diavolo starebbe in cielo?

JOSEPH: No, sottoterra. Sempre lì, però giù anziché lassù. Così si dice in giro.

FRANZ: E?

JOSEPH: E niente.

FRANZ: (imbarazzato) Non mi ci raccapezzo più.

JOSEPH: In che senso?

FRANZ: (sempre più imbarazzato) Non ricordo perché siamo qui.

JOSEPH: (sospirando) Per la forca.

FRANZ: Già. Ma perché?

JOSEPH: Ad essere sincero, non saprei… non esattamente.

FRANZ: Ed allora? Che facciamo?

JOSEPH: Niente.

FRANZ: Uhm… (riflettendo) Niente.

JOSEPH: Già. Niente.

FRANZ: (ormai oltremodo confuso) E io che dovrei fare?

JOSEPH: Siamo così semplici e banali, praticamente non diciamo niente.

FRANZ: Ah! Sì, vero.

JOSEPH: (sorridendo) Le dispiacerebbe se scendo?

FRANZ: Perché tiene quella corda in mano?

JOSEPH: Mah, non ricordo. Credo sia niente di importante.

FRANZ: Sì, deve aver ragione lei.

JOSEPH: La vedo un po’ confuso.

FRANZ: (imbarazzato) Sì, ha ragione. E’ che non ci capisco più niente. Se c’è una forca, ci dovrebbe essere un condannato.

JOSEPH: (scendendo dalla forca) Credo sia tutta colpa della Religione.

FRANZ: Lei dice?

JOSEPH: (tutto concitato) Certo. La Religione. Cristo in cielo, il Diavolo sottoterra, tutti lo dicono in giro. Insomma, voglio essere sincero, non ci si capisce più niente. Poi, se ci aggiunge che il Diavolo prima era un Angelo che stava in cielo…

FRANZ: (turandosi gli orecchi, gridando disperato, sbiancando in volto) La smetta! Questa Religione è tremenda.

JOSEPH: Concordo. Questa Religione non parla mai semplicemente. Dovrebbero impiccarla.

FRANZ: E lei che ci faceva sulla forca?

JOSEPH: (furbescamente) Come? non ricorda? Provavo che fosse a posto.

FRANZ: Per chi?

JOSEPH: Per la Religione.

FRANZ: E l’abbiamo presa?!

JOSEPH: No, non ancora. La fede è l’ultima a morire.

FRANZ: (confuso) Intende dire che la prenderemo presto.

JOSEPH: Nel tempo di un niente. E’ solo una questione di fede. Poi si sa, finché c’è vita c’è speranza.

FRANZ: (fingendo di capire, ma è ancora visibilmente confuso, quasi pallido come un cencio) Giusto. Niente che non si possa risolvere.

JOSEPH: Un caffè?

FRANZ: Offre lei?

JOSEPH: Offro io.

FRANZ: Grazie.

JOSEPH: Oh, di niente. Di niente. Gliel’assicuro.

Franz e Joseph, abbracciandosi, semplicemente, escono di scena.


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