Col nuovo anno entrano in vigore diverse nuove regole fiscali poco simpatiche (dall’innalzamento dell’IVA sul pellet per le stufe, al bollo per le auto storiche, alla maggiorazione dell’accisa della birra o al livellamento dell’IVA all’aliquota del paese di ricezione della merce che porterà aumenti del costo dei prodotti acquistati online fuori dal proprio paese, etc.)
Tra i tanti aumenti però c’è un’aliquota che diminuisce grazie al “coraggioso” Renzi che contravvenendo alle indicazioni della Comunità Europea ha deciso di portare avanti la battaglia #unlibroèunlibro del ministro della cultura Franceschini, per equiparare l’IVA degli ebook ,che fino allo scorso dicembre era al 22%, con quella dei libri cartacei da sempre al 4%.
Peccato che , come già successo per l’innalzamento degli oneri di copia privata digitali, quanto c’è di mezzo Franceschini c’è di mezzo sempre una fregatura per il cittadino.
Infatti se in linea di principio la cosa era condivisibile molto meno lo è stata la sua applicazione: i prezzi al pubblico degli ebook (salvo qualche raro caso, dettato per lo più da pratiche commerciali per spingere determinati titoli) è rimasto invariato: la differenza dell’IVA non versata allo stato è stata incamerata dagli editori: se un ebook l’anno scorso costava 8,20+ 22% IVA = 10 euro, ora costa 9,61+ 4% IVA = sempre 10 euro, anzichè 8,20+ 4% IVA = 8,53 euro come logica avrebbe voluto.
Gli editori infatti hanno aumentato l’imponibile assorbendo quel 15% di risparmio, che a norma di logica , doveva esserci per il consumatore, con una mossa che ricorda quanto successe ai prezzi delle merci all’introduzione dell’euro.
In pratica ciò che doveva essere un risparmio diventa un’aiuto di stato al settore dell’editoria, ed è la motivazione perchè la modifica dell’aliquota era osteggiata dalla comunità europea, che come annunciato aprirà una procedura di infrazione con conseguenti sanzioni a carico dell’Italia.
Il problema di base è che il prezzo lo fanno gli editori e non chi vende gli ebook: addirittura con l’aumento degli imponibili si rischiano pure dei piccoli aumenti, per quelle multinazionali che, basate in Lussemburgo (come Amazon) applicavano l’IVA del 3% e che per via delle nuove normative si dovranno adeguare al nostro nuovo 4% (e probabilmente adeguarsi al 22% sarebbe stato pure peggio…)
Diciamo che la cosa è stata l’ennesima fregatura, anche in considerazione del fatto che il prezzo degli ebook nostrani è troppo caro: la differenza con il cartaceo è talmente esigua che non si è incentivati all’acquisto della copia digitale (anzi sembra quasi un’incitare alla pirateria..), che sopratutto per i grandi editori costa meno: si eliminano giacenze, magazzini, stampa, trasporti, ristampe, tutte cose che costano parecchio, e che sul digitale non ci sono: è vero che il digitale richiede un po più di editing e necessita di un lavoro di marketing piu moderno, ma che comunque andava fatto, seppur in modo diverso, anche col cartaceo.
Pertanto con questa mossa si è persa un’occasione per incentivare il settore, che contrariamente a quanto pensino (un pò come successo in Germania e Spagna per le preview di Google News, prima osteggiate dalle lobby editoriali e dove una volta rimosse sono stati gli stessi editori a richiederne la riattivazione per via del calo di traffico ai loro siti) alla fine rischia di finire fagocitato dai sistemi ad abbonamento (es. Kindle Unlimited), in mano alle solite multinazionali, togliendo alla lunga ancora piu linfa agli editori nostrani.
Brian Boitano (redattore)