Oggi si vota in Grecia. Per il popolo ellenico e per l’Europa intera è arrivato il momento delle scelte. Dai risultati di questa sera dipende molto del futuro della moneta unica e soprattutto delle vite di milioni di cittadini, greci e non.
Riassumendo brevemente la situazione greca, dopo le elezioni di maggio, che avevano sancito il crollo dei partiti tradizionali (i conservatori di Nuova Democrazia ed i socialisti del PASOK) ed il boom per le formazioni di Sinistra radicale (Syriza su tutte), le formazioni politiche non sono riuscite a formare un governo e quindi il Presidente della Repubblica ha indetto un nuovo voto per sbloccare la situazione.
Il sistema politico greco prevede che il partito arrivato primo nei consensi prenda un premio di maggioranza di 50 seggi ulteriori rispetto a quelli spettanti con la legge elettorale proporzionale. I sondaggi danno un testa a testa tra Nuova Democrazia e Syriza.
Qualora i conservatori vincano ottenendo almeno il 23-25% dei voti (un mese fa presero il 18%) è probabile che riescano a formare un governo di coalizioni con il PASOK e con altre formazioni minori. Un esecutivo ‘benedetto’ dall’Europa e da Angela Merkel che continuerebbe la politica del rigore responsabile dell’impoverimento dei ceti deboli del Paese. Perche in Grecia, oggi, alcuni malati sono costretti a lasciarsi morire a causa della mancanza di denaro per acquistare medicinali salvavita:
In Grecia i malati di tumore non possono piu ottenere i costosi farmaci antitumorali attraverso la mutua. Ora devono pagare ed anche caro. Il risultato è che la povera gente smette di curarsi e probabilmente si autocondanna alla morte.
L’unica alternativa ai governi rigoristi è rappresentata da Syriza, una formazione di Sinistra radicale (simile alla Federazione della Sinistra di Ferrero e Diliberto) che ha intercettato molti dei voti in uscita dal PASOK e che è arrivata seconda alle elezioni di maggio con piu del 16%. Tra i punti programmatici del partito di Sinistra vi è l’aumento delle tasse per i ceti piu ricchi e privilegiati, tra i quali vi sono la Chiesa Ortodossa e gli Armatori navali, i quali al momento pagano tasse irrisorie mentre milioni di cittadini greci sono piombati nell’indigenza a causa del vorticoso aumento delle imposte e per i tagli alla spesa sociale e sanitaria.
- Alzare le tasse: l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi alti, aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso, proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds, abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.
- Cambiare le spese : tagliare drasticamente la spesa militare, ma alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese), utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto, fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato, sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui, aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito, aumentare i fondi della sanità pubblica, eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.
Il partito chiede anche un’asta per le frequenze tv cosi da garantire un introito alle casse dello stato. Altre parti del programma di Syriza sono però di stampo populista, poco credibili e questo non fa che aumentare la preoccupazione per una situazione instabile ed ingestibile, qualsiasi formazione esca vittoriosa dalla tornata elettorale.
L’endorsement fatto ieri da Angela Merkel in favore delle forze politiche greche che vogliono rispettare gli accordi ‘ammazzapoveri’ presi con l’Europa rischia solo di rafforzare i partiti anti-Troika. Intanto nei piani alti europei si parla di limitazioni delle libertà economiche e della circolazione della moneta (blocco parziale dei prelievi da bancomat):
Severi limiti ai prelievi dai Bancomat, rigorosi controlli valutari alle frontiere, radicali limitazioni alle libertà finanziarie. La storia torna indietro: il peggior incubo per gli europei si materializza, la libera circolazione dei capitali diventa un ricordo. Il piano esiste, studiato in tutti i dettagli ed è pronto a scattare. Lo hanno discusso segretamente i dirigenti dei ministeri del Tesoro e delle banche centrali, probabilmente sotto l’avallo della Bce, analizzandone tutti i particolari e le implicazioni. L’ha rivelato ieri l’attendibile agenzia Reuters, con la precisazione che questo scenario worst-case si applicherebbe “almeno alla Grecia” (ovvero a tutte le transazioni da e per quel territorio) se Atene decidesse di lasciare l’euro (o se a ciò venisse spinta da irrecuperabili situazioni di mercato),
Il voto di stasera, le reazioni dei mercati domani, le speculazioni future, la testardaggine di Merkel nel non voler cedere a politiche meno rigoriste, nessuno sa cosa accadrà alla Grecia, agli altri Paesi in difficoltà, all’Europa intera. Un salto nel buio, siamo senza bussola e nessuno sa come uscirne. O meglio, qualcuno non vuole capire come uscirne.