- Io so quello che hai sognato! – gridò Kurtz dall’alto della Torre.
Sotto di lui i suoi compagni saltarono e gridarano, inneggiandolo come il loro condottiero mentre il cielo tuonava insieme a loro.
Qvass sparò in aria per riportare la calma e diede ordine di andarlo a prendere. Kikero era nero di rabbia e blu dall’umiliazione e tutta l’acqua che stava scendendo anche se avesse continuato da lì all’eternità non avrebbe potuto lavarla. Pensò che quel Kurtz fosse un bafometto, un arrivista senza scrupoli. Se quell’idiota non si fosse addormentato durante il suo turno di guardia il nemico, in quel preciso momento, starebbe fuggendo con la coda tra le gambe. E quei codardi dei suoi soldati? Acclamare il gesto frutto di un caso, di un loro commilitone senza meriti, era da femminucce.
Qvass domandò a Kurtz cosa avesse intenzione di fare. L’uomo si inginocchiò.
- Mio capitano, ho messo la macchina di questo Stato al servizio della mia vendetta. Sono nato in uno dei vostri villaggi, venti anni fa vidi uccidere i miei genitori, violentare le mie sorelle, incendiare le case. Da quel momento meditai di vendicarmi e quando fu l’ora mi arruolai tra le fila di questi stranieri. Sapevo che sareste arrivati, prima o poi. Ho drogato le sentinelle e poi mi sono proposto come guardia alla Torre. Quando siete giunti ho lasciato che entraste e conquistaste il forte. Vi ho visto strisciare come ladri nella notte e ho resistito alla tentazione di unirmi a voi perchè mi restava un’ultima cosa da fare.
Qvass era rimasto colpito da queste parole. Ma non gli piaceva aver avuto l’aiuto di un traditore. I traditori non avevano nessun posto tra le sue categorie di prigionieri o di vittime. Quel soldato diceva la verità, oppure si stava inventando tutto per salvarsi la vita? Il modo per saperlo era sottoporlo all’Ordalia a cui finora nessuno era scampato, l’unico tribunale a cui riconosceva autorità.
- Sentiamo, cos’è l’ultima cosa che devi fare?
Kurtz rispose: – I soldati che distrussero il mio villaggio erano comandati da Kikero, questo stupido aguzzino, incapace di difendere l’avanposto che gli hanno assegnato, inetto a riconoscere il valore di un uomo, insignicante verme che trova gusto soltanto nell’uccidere per uccidere.
Kikero trattenne le parole tra i denti. Quando capì che stava piangendo ringraziò la pioggia che nascondeva quell’ultima offesa al suo orgoglio.
- Se è vero tutto quello che tu dici, allora ti concederò di fare l’ultima cosa che devi fare solo se risponderai correttamente alla domanda. – disse Qvass.
- Bene, – rispose Kurtz – la risposta è molto semplice: non hai sognato nulla. Perché questa notte hai vegliato marciando con i tuoi uomini, calando dalla montagna, attraversando la foresta e arrivando fin qui dopo aver attraversato il fiume nel più assoluto silenzio come si confà alla giustizia.
Qvass in persona consegnò a Kurtz una pistola.