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LA GUERRA DEL FERRO – IRONMASTER (1983) di Umberto Lenzi

Creato il 20 febbraio 2010 da Close2me

ironmasterA metà fra il virile Conan il Barbaro (1982) ed il cerebrale La guerra del fuoco (1981) di Jean Jaques Annaud, il fantasy-preistorico del bravo Lenzi non delude le aspettative, dando forma originale all’ispirato soggetto di Luciano Martino ed Alberto Cavallone (autore dei cult Blue Movie e Spell – Dolce Mattatoio).
“In un momento imprecisato della preistoria, tribù di cacciatori e raccoglitori vivono la loro dura vita, sempre alla ricerca di cibo e sicurezza in un mondo pieno di fiere selvagge e tremendi sconvolgimenti naturali. Vud (George Eastman) ed Ela (Sam Pasco) sono amici d’infanzia che si contendono il ruolo di capotribù. Inizialmente Ela sembra avere la meglio e scaccia Vud, reo di aver ucciso il vecchio capo ed il sacerdote della tribù. Ma Vud, capitato per caso nei pressi di un vulcano in eruzione, scopre il ferro e le sue proprietà belliche. Tornato indietro con un’arma invincibile rispetto a quelle di legno e pietra dei suoi contemporanei, scaccia Ela. Quindi, spronato dalla malvagia Lith (Pamela Prati) guida la tribù alla conquista della vallata, sottomettendo le altre comunità per renderle schiave ed estrarre altro ferro. Ma Ela è ben deciso a fermarlo”
Il cast artistico, bizzarro come pochi, vanta al fianco dei veterani George Eastman (Luigi Montefiori), William Berger e Nello Pazzafini calibri come Pamela Prati – accreditata come “Pamela Field” e pettinata come una cantante italodisco – ed il culturista Sam Pasco, comprensibilmente sparito nel nulla dopo questa pellicola.
Escludendo l’epilogo tediosamente pacifista, lo script brilla qua e là di momenti azzeccati: uno per tutti, la scoperta involontaria del prezioso metallo, idolatrato come una divinità ed origine suo malgrado di inarrestabile violenza. Le riuscite scenografie di Antonello Geleng (Cannibal Holocaust) compensano con abilità l’anonima fotografia, punto dolente di un budget evidentemente risicato all’osso. Tuttavia il prodotto presenta una propria, definita forma filmica.
Non poco, considerando l’annus horribilis in cui fu girato.


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