Magazine Diario personale

La Guerra delle Pigne

Da Gloutchov


La Guerra delle PigneEra il tempo delle grandi competizioni. Venivamo dall'asilo, dove i due padiglioni si scontravano quotidianamente in una dura lotta che comprendeva sassaiole micidiali. Giunti alle elementari, le ostilità non erano finite. Ogni tanto si tornava a lottare ferocemente, e visto che i sassi non c'erano, allora ci si doveva piegare a un tipo di proiettile meno efficace, la pigna.In prossimità dell'ambulatorio medico (n.d.r. clicca sulle foto per ingrandire) della scuola era presente un bel pino, una pianta colossale che forniva tutto il necessario al combattimento.La Guerra delle Pigne
Una squadra saliva la scalinata che conduceva all'infermeria, l'altra rimaneva sotto l'albero. A rotazione si cambiava il campo di battaglia. C'era qualche minuto di tregua iniziale per permettere alla squadra "dell'infermeria" di procacciare le munizioni e poi si dava il via alle danze. Di solito chi stava in alto era avvantaggiato. Al suolo non c'erano vie di fuga. Del resto anche chi stava in alto non poteva rifugiarsi da nessuna parte, e per evitare di essere colpiti dovevano sferrare una bufera di pigne tale da impedire all'altra squadra di attaccare. Però le pigne finivano... e allora c'era la riscossa. Le perdite erano sempre numerose, e si rientrava in classe tutti quanti ammaccati. Non mancavano i feriti gravi, e per fortuna che l'infermeria era vicina.
Ogni tanto ripenso a quelle battaglie ferocissime. Dov'erano le insegnanti? E le Dade (n.d.r. le bidelle)? E il medico dell'infermeria, perché non interveniva per interrompere la carneficina? La sensazione è che se ne stessero bene alla larga per non diventare dei "danni collaterali". Del resto, già all'asilo, quando avvenivano le sassaiole nessuno interveniva... a meno degl'urli a distanza di sicurezza che arrivavano dagli adulti. Ma quando stai riparandoti dietro a un pneumatico piantato per terra, e sei concentrato sul fuoco nemico, chi è che ascolta gli appelli degli adulti che neppure avevano il coraggio di avvicinarsi al pericolo?
Che tempi! Credo però che non torneremo più indietro. Certe cose non si fanno più quando si è grandi. Ma se si prova nostalgia per certe cose, è sicuro che siamo veramente diventati grandi? Non è che siamo rimasti degli...




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