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La guerra in Mali e le solite ambiguità

Creato il 17 gennaio 2013 da Strippi
La guerra in Mali e le solite ambiguitàFoto tratta da greenreport.it
Tutto come sempre: in una terra lontana scoppia l'ennesima guerra; un paese nostro alleato decide di intervenire militarmente a fianco di una fazione e noi continuiamo a mantenere due piedi in una scarpa.
Il Ministro della Difesa, Giampaolo di Paola,  ha confermato l'impegno italiano a fornire supporto logistico alla missione francese in Mali, a sostegno del governo di Bamako. Negata invece qualunque forma di intervento diretto, tradotto: niente soldati italiani, per ora.
LA COSTITUZIONE DIMENTICATA
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" Articolo 11 della Costituzione Italiana.
Sono perfettamente consapevole: dopo le missioni di pace fatte con i mitragliatori (Afghanistan e Iraq) e dopo aver visto bombardieri alzarsi in cielo e sorvolare territori stranieri, ufficialmente senza sparare un colpo e senza lanciare neanche una bomba - e allora cosa li mandiamo a fare? Mah-  (Serbia e Libia) il supporto logistico appare come una quisquilia.
C'è un però.
L'Italia ripudia. Il verbo è ripudiare, respingere, rifiutare, rinnegare.
Ma se noi ripudiamo la guerra come possiamo sostenere, anche solo da un punto di vista logistico, chi la perpetra?
Ormai la Costituzione è passata da fondamento dello Stato a opuscolo di consigli utili, non necessariamente da seguire.
MA LA COERENZA ?
Una parte della popolazione si ribella allo Stato, all'interno di questa porzione vi è la presenza di gruppi legati al fondamentalismo islamico, mentre il Governo centrale è da sempre contrario ad una deriva religiosa estremista ma al contempo vi sono dubbi sulla legalità del potere che esercita.
Questa è la fotografia iper-veloce del Mali, dove una minoranza etnica (i tuareg del Nord) si sono alleati con i jihadisti per rovesciare il Presidente ad interim Diocouda Traorè. Ad interim perchè poco meno di un anno fa c'è stato un tentato colpo di Stato da parte dell'esercito e Traorè rappresenta la mediazione tra il vecchio regime e i golpisti.
I francesi hanno deciso di stare dalla parte del Governo. Ma...
Questa poteva essere la fotografia anche della situazione libica sotto Gheddafi ma in quel caso i nipoti di Napoleone soccorsero i ribelli.
Situazioni simili, decisioni completamente opposte, con il pericolo islamico che compare e scompare all'occorrenza
TERRORISTI?
Come abbiamo già detto non tutte le truppe ostili al governo maliano sono fondamentalisti islamici, i tuareg del Nord vogliono l'indipendenza della loro regione dopo anni in cui venivano sistematicamente marginalizzati o  ignorati dal governo centrale.
Quindi tecnicamente questi non sono terroristi. Altrimenti dobbiamo riscrivere i libri di storia e definire terroristi anche i partigiani che contribuirono a liberare l'Italia.
Rimangono i fondamentalisti.
Domandina?
Perchè quando gli islamici ci stanno simpatici la loro è una guerra civile (Libia e Iraq) o una guerra di liberazione (Kuwait, Afghanistan anni 90) mentre quando non ci va bene sono terroristi (praticamente tutte le altre guerre compreso l'Afghanistan)?
Chi decide se chi combatte per una causa è un terrorista o un rivoluzionario? Se lo Stato non è guidato da un dittatore, ribellarsi equivale sempre a terrorismo?
Io non parteggio per nessuna delle due parti, ritengo sia alto il rischio di una repubblica fondamentalista nel caso si insediassero i ribelli, ma ritengo anche stomachevole far passare uno Stato che ha subito un golpe militare meno di un anno fa come esempio di democrazia da esportare.
Ma sopratutto vorrei vedere un pò più di coraggio da parte delle Istituzioni italiane.
Tecnicamente siamo in Guerra? Bene, allora è il caso che il Ministro degli Esteri Giulio Terzi e il Ministro della Difesa Di Paola abbiano il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e affrontare tutte le possibili conseguenze derivanti da questa decisione.
Giocare con le parole non ci metterà al riparo da possibili ripercussioni terroristiche.

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