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La Home Gallery come frontiera

Creato il 20 maggio 2012 da Theartship

Un’ espressione che regola il metronomo dell’arte contemporanea appare la possibilità di essere raro, prezioso, introvabile. Sempre meno di rado, collezionisti, mecenati, curatori, scovano con senno lungimirante e retorica bohemien il luogo anomalo e privato, il locus in cui il discrimine tra sentirsi a casa e stare invero lavorando sfuma.

È questo il punto di forza delle Home Gallery, dimore private che si tramutano, grazie al carattere e al carisma dei legittimi proprietari, in luoghi d’incontro per imprenditori e artisti, dimore di un nuovo essere sociale.

Accedere a questi circuiti non è certo cosa semplice, avendo nella dinamica del suo sviluppo, soprattutto nelle nuove iniziative, una comunicazione word of mouth (con integrazione web e simili) che implica la necessità di avere dei buoni “agganci”, necessari per comprendere questo vasto sottobosco artistico -più prolifico dei luoghi celebrati-, così come funzionamento dell’humus della terra.

Citiamo, a titolo di esempio, una realtà a Bologna vicina. Nella città di Ferrara esiste una Galleria d’arte che è anche un appartamento privato: La Maria Livia Brunelli Home Gallery.

Giovane scommessa dell’arte contemporanea ha creato, nel circondario che raccoglie il prestigioso Palazzo dei Diamanti di Ferrara, la casa che ospita come vera e propria galleria, pezzi d’arte. La Brunelli ha avuto occasione di essere partner del prestigioso sito, ponendo la sua sede come plesso collaterale alle esposizioni. In quest’ottica si sviluppa il workshop sull’immaginario fotografico di Michelangelo Antonioni, cui seguirà una esposizione collettiva presso lo spazio Funi, in contraltare alla mostra al Palazzo dei Diamanti in programma per l’autunno prossimo.

L’idea della dimora trasformata in casa d’arte non è certo nuova e c’è chi, come ricorda Federico Zeri in un articolo apparso sulla stampa nel 1984 ha trasformato parte della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma in casa propria1 o chi trasforma le residenze degli ospiti, in spazi museali.

Lo scarto odierno è invece quello di aprire i propri appartamenti alle incursioni urbane del pubblico, così come esse si presentano nel divenire delle acquisizioni, nel magma convulso che un luogo privato inevitabilmente contiene (lo stesso Michelangelo Pistoletto è di stanza in uno degli alloggi della sua Fondazione a Biella).

Quello che manca è forse proprio l’abilità di questi mecenati di far rete, di tessere degli impianti di comunicazione che costituiscano un unicum, perché solo nell’azione congiunta, la forza delle home gallery potrà veramente prendere piede.

1 Cfr. (Palma Bucarelli, 1910/1998) “Sebbene andata in pensione nel lontano 1975 continua ad occupare un faraonico appartamento nella Galleria stessa”. In Rosaria Gioia e Marilena Pigozzi, Federico Zeri e la tutela del patrimonio culturale italiano. Clueb, Bologna, 2006, p. 103.


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