Il 17 dicembre, sulle colonne del New York Times, è uscito un articolo scritto dal Principe Mohammed Bin Nawaf Bin Abudlaziz al Saud, Ambasciatore dell’Arabia Saudita in Gran Bretagna. Già dal titolo, “L’Arabia Saudita agirà da sola“, era possibile capire che si trattava di un pezzo tutt’altro che moderato improntato, a dispetto dell’incarico diplomatico del Principe. Nel suo scritto il principe saudita lancia una j’accuse contro l’Occidente, colpevole di aver tradito Riyadh sulla crisi siriana e sul programma nucleare dell’Iran. Abbiamo voluto riportarvi i pezzi salienti dello scritto perchè, senza ombra di dubbio, riteniamo che questo sia la migliore forma per capire l’immagine di debolezza che l’Occidente ha trasmesso a paesi amici negli ultimi anni. La sopravvivenza del regime di Bashar al Assad e l’accordo di Ginevra sul nucleare iraniano, hanno fornito la riprova che i Governi – e le diplomazie occidentali – non hanno alcuna intenzione di eliminare alla base i problemi che minacciano la sicurezza mondiale ma, al contrario, si limitano ad accondiscendere alle azioni violente di Paesi che sostengono apertamente la violenza e il terrorismo.
Il Principe Mohammed Bin Nawaf comincia il suo articolo rimarcando la tradizionale amicizia e alleanza strategica tra il suo Paese e l’Occidente. Proprio per questo, recentemente, questa relazione è stata negativamente testata dalle difference per quanto concerne l’Iran e la Siria. Vogliamo ricordare che, solamente qualche mese fa, la Repubblica Islamica tentò di uccidere l’Ambasciatore saudita a Washington.
L’Arabia Saudita, rimarca il rappresentante saudita, ritiene che le scelte che l’Occidente ha preso su Teheran e Damasco mettano a rischio la stabilità e la sicurezza dell’intero medioriente. Esattamente il contrario di quanto sostenuto da molti rappresentanti diplomatici – anche italiani – che hanno cercato di spiegare l’appeasement verso la Repubblica Islamica come il miglior modo per favorire la pace regionale. Per questo motivo, continua Mohammed Bin Nawaf, Riyadh ha scelto di non rimanere in silenzio e di reagire.
La parte più interessante, però, arriva quando Mohammed Bin Nawaf parla del coinvolgimento iraniano in Siria. Per l’Ambasciatore arabo, infatti, i soldati iraniani non sono entrati in Siria per sostenere un Paese occupato dall’esterno, ma per dare appoggio ad un regime diabolico che, senza pietà, colpisce civili innocenti. D’altronde, afferma senza troppi giri di parole Mohammad Bin Nawaf, l’Iran ha piena famigliarità con azioni del genere, considerando che finanzia attivamente organizzazioni criminali come Hezbollah e militanti secessionisti in Yemen, Iraq e Bahrain. Pericolosi terroristi, aggiungiamo noi, che fomentano lo scontro settario in Medioriente.
Ed ora arriva il pesante j’accuse del rappresentante saudita: l’Occidente, attraverso una grave inazione contro Assad e firmando l’accordo di Ginevra, ha permesso al regime siriano di sopravvivere e alla Repubblica Islamica di veder riconosciuto il suo programma nucleare, chiaramente orientato alla costruzione della bomba nucleare. Indirettamente, fa capire Mohammed Bin Nawaf, il riconoscimento del diritto iraniano ad arricchire l’uranio determinerà una corsa al nucleare in tutta la regione mediorientale.
L’Arabia Saudita, conclude l’Ambasciatore a Londra, ritiene di avere enormi responsabilità per quanto concerne la salvaguardia della stabilità della regione mediorientale. Per questo, con o senza l’appoggio Occidentale, Riyadh agirà autonomamente per contrastare coloro che minacciano direttamente la pace. Senza mezzi termini, quindi, Mohammed Bin Nawaf sottolinea che la monarchia saudita continuerà ad appoggiare l’Esercito Libero Siriano e l’opposizione siriana in generale. Al Qaeda e i suoi terroristi, rimarca il principe, rappresentano unicamente la riprova del fallimento occidentale nella crisi siriana e la necessità – sempre più forte – di sostenere coloro che aspirano ad una Siria ed un Medioriente libero dalla minaccia di regimi eversivi come quello di Assad e dell’Iran.
Coraggioso documentario sul regime di Assad girato da comici siriani. Si tratta di un progetto del regista Tamer Al Awam, ucciso ad Aleppo nel settembre 2012.