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La Laurea “sbagliata”

Creato il 03 agosto 2012 da Cortese_m @cortese_m
Ho appena finito di leggere la storia di Marco G., un giovane giornalista-scrittore, un articolo pubblicato all’interno della rubrica “solferino 28” del Corriere.it, dal titolo “Ho studiato filosofia, merito di essere disoccupato?”.

Il titolo dell’articolo dice già tutto, e colpisce...

La scelta di una Laurea umanistica spesso conduce alla disoccupazione, nessuno sbocco è previsto per chi ha la passione e/o le doti per perseguire tale strada.
Che poi ragionandoci, in teoria, non sarebbe così, è una tesi facilmente confutabile, ma nella realtà le cose scorrono in questo modo.
Evidentemente chi lo permette, chi vuole così, non ha fatto studi umanistici ed è poco abituato al ragionamento.

In Italia ormai da decenni la situazione è questa, i genitori spingono i giovani a studiare, le famiglie fanno enormi sacrifici per mandarli all’Università ma spesso il coronamento di quel percorso di studi sarà solo l’inizio di un calvario e fonte di frustrazione.

Un grande spunto di riflessione dovrebbe offrire la storia di Marco, una storia che si può cucire addosso a centinaia di altri giovani italiani che scelgono quella che viene chiamata una “Laurea sbagliata”, un percorso di studi che viaggia su un binario morto, un corso di Laurea che quasi certamente non offrirà nessuno sbocco lavorativo.

Ma oltre al danno c’è anche la beffa di sentirsi derisi, sottovalutati, mortificati, quando si dichiara il tipo di studi che si è scelto e/o che si è concluso.

Sono tutti pronti a dirti: “hai voluto studiare lettere, folosofia, storia dell’arte, di cosa ti lamenti?”.

Ma davvero nel nostro Paese bisogna vergognarsi di dire che ci si è laureati in folosofia?
Ma davvero nel nostro Paese bisogna omettere di inserire nel proprio Curriculum Vitate il riferimento ad una Laurea Umanistica (a me è successo!) – talvolta conseguita pure col massimo dei voti – soltanto perchè ciò potrebbe essere poco gradito a chi dovrà esaminare il nostro percorso studiorum e magari offrirci un lavoro?
Ma davvero i giovani che studiano e conseguono lauree umanistiche, all’interno del mercato del lavoro attuale, vengono valutati meno di altri che hanno – per il rotto della cuffia – conseguito un semplice diploma tecnico?
Sento dire spesso che i giovani non vogliono più sporcarsi le mani, non vogliono fare più i mestrieri manuali...
E quindi? E’ grave?

Chi è che spinge i giovani a studiare?

Se un giovane raggiunge livelli alti o altissimi negli studi non ha diritto ad avere l’ambizione di poter fare un lavoro in linea con i suoi studi?

Giù la maschera dell’ipocrisia, si dica chiaro ai giovani di smettere di studiare e dedicarsi ai lavori manuali, chiudiamo le Università ed edifichiamo un Paese di manovali, muratori, meccanici e imbianchini, che senz’altro meritano rispetto e dignità per il loro lavoro (spesso di fatica..), ma che questa diventi una regola per tutti.

Siamo proprio sicuri che avvocati, notai, chirurghi, e architetti consentiranno ai propri figli e discendenti di seguire questa strada?

L’ignoranza rende schiavi, la conoscenza liberi...


nanni

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