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La lega, storia di un fallimento

Creato il 13 novembre 2010 da Speradisole

LA LEGA NORD, STORIA DI UN FALLIMENTO

LA LEGA, STORIA DI UN FALLIMENTOLa Lega Nord, il più vecchio partito esistente in Italia, è nata con lo scopo di staccare il Nord, dal resto del paese, tramite una secessione vera e propria. Poi visto che il sogno non si sarebbe realizzato almeno nella forma di secessione, ha ripiegato sul federalismo fiscale.

Nel 1994 per la prima volta finalmente va al governo, con il vincitore della carovana che è Berlusconi. Il tempo di convivenza è breve perché Bossi capisce che Berlusconi non ha la minima intenzione di affrontare il federalismo, ma che vuole fare solo leggi che risolvano i suoi problemi.

E così Bossi fa fallire il primo governo Berlusconi, definendo il premier  un piduista, mafioso, dittatore, ladro, concusso, corrotto, ricettatore, palermitano che parla meneghino mandato apposta per fregare il Nord, uomo dal passato impresentabile e via di seguito.

Torna poi al governo con Berlusconi nel 2001, dopo essersi  pentito  di tutte le offese dette. Ci resta per 5 anni di seguito e di federalismo non si parla mai, se non in termini vaghissimi e lontani, e cioè che si farà. Nel contempo si accontenta di firmare le 18 leggi ad personam di Berlusconi (tra le quali: il falso in bilancio, la Gasparri, i decoder del fratello, il salva Milan, la salva rete4, la ex Cirielli, eccetera).

Durante questo periodo la Lega di Bossi escogita e riesce a far passare una legge elettorale che, al grido di governabilità, porta invece a maggiore ingovernabilità (la legge porcata di Calderoli).  Nel 2006 la Lega perde le elezioni, ma l’ingovernabilità del governo Prodi non regge e nel 2008 si torna alle urne.

La Lega torna al governo e mette insieme un numero spropositato di seggi, con un numero di voti che non raggiunge il 10%. Regge, per la terza volta, il bastone al miliardario che, nel frattempo ha proclamato il partito del predellino azzerando completamente AN ed il suo leader,

Sarà la volta buona che il federalismo fiscale, tanto agognato, si farà? Con una maggioranza mai avuta nella storia del paese, Bossi si sente un re a cavallo.

Ma la Lega non ne approfitta, aspetta. La maggioranza è talmente grande e solida che  mette al riparo da tutto e si prospettano altri anni di placido, tranquillo governo, con una Lega ai posti di comando e con una visibilità inaspettata.

Ma Berlusconi  non si smentisce, non cambia modo di governare e neppure stile di vita, mette in agenda al consiglio del ministri sempre e solo le leggi che interessano la sua persona.

Per un anno si parla di Lodo Alfano costituzionale o no, di legittimo impedimento, di giustizia, c’è la campagna elettorale per le amministrative, scoppia lo scandalo Noemi, D’Addario, Villa Certosa, la riforma della scuola, le lotte sindacali, la Fiat, ma niente federalismo.

La Lega riesce a concretizzare, di suo, l’istituzione delle ronde, sulle quali si era spesa con una arrogante ed infiltrante propaganda elettorale. Propaganda elettorale tutta incentrata sulle paure dei “clandestini stupratori delle nostre donne” dei negri e dei diversi (i bimbi rom)  ed è su queste paure che conquista il Veneto (per altro già di destra) ed il Piemonte (con un paio di liste false).

Finalmente, nell’estate 2010, la Lega riesce a portare a termine il primo decreto sul federalismo: il “federalismo demaniale” (che consentirà ai Comuni di vendere i laghi, le dolomiti, i fiumi eccetera), segue un altro decreto il “federalismo comunale” (quello che istituisce l’IMU (Imposta Municipale Unica) al posto della vecchia ICI).

Ne rimangono altri quattro o cinque da fare, tra i quali quello che è il cuore del “federalismo fiscale” e cioè quel decreto  che riguarda la trasformazione del trasferimento dallo stato centrale agli enti locali in autonomia impositiva delle regioni.

Ma nel frattempo Fini stanco di essere trattato da pezza da piedi, se ne esce dal PDL, mettendo in crisi una maggioranza parlamentare enorme, si parla solo di questa uscita ed a corollario scoppiano altri scandali del capo con le minorenni.

Ancora una volta il federalismo sfugge dalla mani di Bossi. Ed è stupefacente che i leghisti continuino a credere nella realizzazione di questo agognato federalismo

Per realizzarlo, però, anche in questi ultimi  agonici frangenti del governo, a Bossi serve Berlusconi, oppure un Berlusconi bis.

Per tranquillizzare il suo popolo, la gente del territorio,  sta dicendo che entro la fine dell’anno il federalismo fiscale sarà realizzato e forse per questo si acquatta dietro i cespugli.

Ma mente sapendo di mentire.

Se anche dentro dicembre il governo emanasse tutti i decreti relativi al federalismo fiscale,  è previsto dai regolamenti che, una volta usciti da Palazzo Chigi, questi decreti debbano avere, entro 30 giorni, il parere della Conferenza stato-regioni e nei successivi 60 giorni quello della commissione bicamerale.

Dunque perché il federalismo fiscale diventi realtà, il Parlamento dovrebbe funzionare a pieno ritmo fino a tutto il mese di marzo, come minimo, dovrebbe impegnarsi solo sul federalismo e nel frattempo l’opposizione non dovrebbe mai bloccare i lavori della commissione, semmai collaborare alacremente. Difficile che possa verificarsi una simile favorevole circostanza.

Se ne deduce che se le Camere venissero sciolte a gennaio, per procedere a nuove elezioni in aprile,  la Lega dovrebbe rinunciare alla tanto attesa riforma. Ancora una volta. E sarebbe una beffa infinita. L’unica uscita da questa situazione sarebbe un Berlusconi bis o un Tremonti primo, votato però al solo federalismo. Ma Tremonti, forse, penserebbe ad altro.

Il proverbio dice “chi ha tempo non aspetti tempo” e Bossi con la sua Lega i suoi cattivi consiglieri, ha aspettato troppo, ha sprecato un sacco di tempo ed ha finito col fare solo gli interessi di Berlusconi.

Un fallimento politico. Nonostante la propaganda.

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QUANDO LA LEGA ERA UNA BELLA NOVITA’

POI HA CAPITO QUANT’E’ BELLO STARE CON ROMA LADRONA 

21 dicembre 1994, discorso alla Camera di Umberto Bossi

….  I patti richiedevano inoltre l’immediata approvazione di una legge antitrust che eliminasse il monopolio della Fininvest e che favorisse il rinnovo strutturale della RAI-TV restituendo ai media la loro libera e democratica funzione per informare imparzialmente ed obiettivamente l’opinione pubblica. I patti richiedevano la netta separazione fra gli interessi personali del Capo del Governo e la sua funzione di altissimo pubblico ufficiale.

Lei in campagna elettorale ha promesso milioni di posti di lavoro, ha promesso di risolvere il secolare problema meridionale, di garantire la pace sociale, di sostenere la piccola e media impresa, di eliminare la partitocrazia e lo Stato padrone; insomma di fare dell’Italia un grande paese ad ispirazione liberaldemocratica. “Ho fatto un sogno: rendere perfettamente trasparente questa casa e restituire lo slancio alla società civile.” Si ricorda queste parole, Presidente Berlusconi? Lo sosteneva alla presentazione del Governo alla Camera.

In realtà, il sogno non ha fatto sognare che lei; avrà consolidato il suo potere personale, ma non ha risolto uno solo dei tanti fattori di crisi del paese che erano e restano i seguenti: la distribuzione e la dimensione della spesa pubblica, il carico fiscale, il reddito e la sua distribuzione sul territorio, l’efficienza o meglio l’inefficienza dell’apparato politico amministrativo dello Stato. Fattori di crisi che derivano dall’esistenza di uno Stato centralizzato, che svolge ormai solo funzione redistributiva e che costituisce la principale ragione del dissesto.

Si trattava e si tratta quindi di trovare le linee di fondo di un progetto di riforma federalista; e la Lega lo ha realizzato! Il ministro onorevole Speroni ha realizzato il progetto federalista che è un valore medio fra riduzionismo empirico e massimalismo astratto e che è il federalismo possibile! E Speroni ha dovuto preparare il proprio progetto federalista che le ha consegnato questa mattina e che diventerà disegno di legge in questa Camera fra il disinteresse e l’ostilità delle forze di Governo!

Insomma, un Governo che ha inteso la governabilità come fine a se stessa, il potere per il potere, la governabilità per la governabilità (la vecchia e collaudata massima di Bettino Craxi)! Si è trattato non solo di un Governo non intenzionato ai cambiamenti, ma di un Governo dei conflitti con la magistratura e con il sindacato, un Governo del controllo dell’informazione! Si è trattato di un’alleanza in cui c’è chi accusa le Lega addirittura di sovvertire lo Stato di diritto perché ha chiesto la verifica, e falsifica la verità dichiarando che questo Governo non sarebbe il frutto, come nel passato, di una contrattazione postelettorale, bensì sarebbe la conseguenza di un patto preventivo stipulato davanti agli elettori! E quindi solo a Berlusconi, se è vera la premessa, compete concedere la verifica e implicitamente mantenere o sciogliere le Camere. È una tesi che lede i poteri costituzionali del Presidente della Repubblica e lascia trasparire il ritorno nella politica di dogmi antiliberali!

Questa non è e non sarà mai più, onorevole Belusconi e onorevole Fini, la Camera dei fasci e delle corporazioni!Onorevole Presidente, mi consenta di ricordarle che lo Stato non è lei! E dopo di lei non c’è il diluvio. Le chiedo: con quali diritti lei batte i pugni sul tavolo dichiarando la sua insostituibilità? Con quali diritti lei pretende di interpretare personalmente la Costituzione tuttora in vigore?

Onorevole Presidente, mi creda, lei non è l’uomo della Provvidenza, tutt’altro!

La nostra mozione di sfiducia non è provocatoria né in contrasto con la Costituzione. È solo la conseguenza dell’impantanamento del suo Governo, la conseguenza delle due tensioni che si annullano all’interno del Governo stesso fra una destra assistenzialista e monopolista – che rappresenta null’altro che il tentativo di ripristinare la filosofia del vecchio pentapartito scardinato dall’avanzata della Lega – e la destra liberista e federalista, europea e moderna, incarnata dalla Lega e mi auguro anche da una parte di Forza Italia.

L’Italia, colleghi, è una Repubblica democratica, in cui il Parlamento elegge e fa cadere i Governi, valutando i meriti e i demeriti di chi presiede e fa parte del Governo: il tradimento è solo di chi, ad un paese disperatamente alla ricerca di un patto costituente, contrappone voglia di potere e minacce di tumulti! La Lega, onorevole Presidente, una responsabilità ce l’ha (io ho una responsabilità): quella di far finire oggi finalmente la prima Repubblica. La Lega, onorevole Presidente, le toglie la fiducia!

(Ndr: questo intervento del senatore Bossi è stato rimosso dal sito web della Lega)

 



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