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La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Creato il 16 maggio 2010 da Milemary

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...
Appena entrata in Galleria Ceribelli, il mio sguardo incrocia il suo. Non mi avvicino. Come sempre ho bisogno di respirare il luogo. Ammiro le sue foto. Sorrido guardando questo ritratto:
La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...
E piano piano mi avvicino. D'istinto la mia preferita è L’uomo che voleva raggiungere la luna, 1993:
La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...Mario spiega che questo scatto proviene dalla Festa del maggio, rito arboricolo millenario ad Accettura (Lucania) che consiste nell'unione tra due piante, una di alto fusto, simbolicamente di sesso maschile, e l'altra di agrifoglio, altrettanto simbolicamente di sesso femminile abbattute la prima nel bosco di Montepiano e trasportata in paese con l'ausilio di oltre 50 coppie di buoi di razza podolica, allevati dai contadini accetturesi esclusivamente per la festa, la seconda nella foresta di Gallipoli Cognato trasportata a spalle per 15 chilometri da ragazzi, l'uno e l'altro corteo accompagnati da cortei processionali con la ritmica di suoni e canti. (Nulla succede mai per caso, quella foto è magica tanto più per gli eterni romantici).
Quindi scatto un "autoritratto" (un riflesso in Piccole tifose… Manchester anni 60):
La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Mario racconta con ironia e grande generosità le sue fotografia. Un ritratto di donna in Al bistrot di Parigi mi riporta in dietro nel tempo. Da bambina, il sabato pomeriggio al mercato delle pulci di Clignancourt con la pausa chocolat chaud ad ascoltare un’amica di mia madre cantare le tout Paris. Cerco di rubare la gioia di chi lo ascolta:

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Nomi illustri della fotografia, e non solo, sono venuti a salutarlo:

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Quindi mi presento, senza aggiungere altro. Mentre i visitatori, i fotografi e due cameraman (stanno realizzando un documentario su di lui) lo seguono in questa passeggiata tra i suoi scatti. Ogni tanto si ferma e a sua volta ruba l’anima dei presenti, tra cui quella di Simone Montanari, il fotografo di BergamoUp, che lo sta fotografando:

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Ormai in sintonia con il luogo e il personaggio, chiedo a Simone se ci fa una foto. Mario si presta e in uno slancio non premeditato deposito un bacio sulla sua guancia. È il mio modo per dirgli grazie. Grazie per essersi sempre esposto in prima persona. Grazie per averci svelato mondi sconosciuti. Grazie per aver pagato a caro prezzo le sue scelte da fotoreporter engagé:


SCATTO DI SIMONE

Quindi mi confondo di nuovo nella corte dei suoi ammiratori e ascolto i racconti degli uni e degli altri:

“Ho fatto un viaggio in macchina con lui, è un uomo straordinario, senza conoscermi ha iniziato a raccontarmi di quando era partigiano, di tutti gli scrittori che ha incontrato… la casa editrice Einaudi lo sta inseguendo da anni ma lui si è concesso ad una piccola casa editrice di Ancona (Einaudi gli sembrava una scelta troppo auto celebrativa)”

FOTO COPERTINA SECONDO LIBRO

(contiene una bellissima prefazione di Enrico Deaglio)

“Quello che amo di Mario è il suo darsi con generosità”

“… ricordo che un giorno ha detto: “chi non sa entrare nelle case delle persone, non sarà mai un bravo fotoreporter”.

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Ma i suoi scatti e il suo darsi con generosità agli altri en toute simplicité sono più eloquenti di mille parole:
La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Lo so che sono lì nelle veci di giornalista di BergamoUp, e suppongo che lui si aspetti che gli chieda del suo lavoro, ma come rendere omaggio ad una leggenda vivente in poche domande; basterebbe a stento un libro. Ci rinuncio. Poi una frase mi colpisce: “è molto più difficile fotografare il mondo oggi perché tutto è più banale”. E una domanda nasce. Ma… più tardi. In tanto mi accontento di un autografo:

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

E di nuovo lo seguo a distanza. Si commuove quando degli amici gli offrono il cappello da “1° capotreno antifascista”. Poco prima aveva raccontato l’aneddoto che spiega il gesto: Bloccato in stazione di Parma mentre cercava di recarsi a Milano, è andato dai macchinisti per chiedere informazioni. Uno di loro gli ha gentilmente proposto di dargli uno strappo in taxi fino a Piacenza. Quindi, giunti sul posto [affascinato dal personaggio sicuramente] il tassista gli ha proposto di dargli uno strappo fino a casa. E così è nata una bellissima amicizia:


La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

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A un tratto entra una coppia. Mario sorride e fa segno ad Antonella Ceribelli di portargli delle foto. Firma un’altra ondata di autografi. Quindi va verso questi amici che si emozionano davanti a questi ricordi comuni:

La legenda vivente del fotogiornalismo: Mario Dondero...

Sono trascorse ormai quasi due ore. La mia domanda mi brucia le labbra. Tra due autografi gli chiedo se posso parlargli in disparte. Si concede senza battere ciglio. Incredula che un tale uomo possa essere pessimista, gli ricordo la sua asserzione che mi ha colpita e gli chiedo un messaggio per chi la vita se la deve ancora costruire.

Prima si giustifica: "La globalizzazione priva i luoghi e le persone della loro originalità". Quindi mi risponde: “Bisogna cercare in sé il talento, unirsi con persone che condividono gli stessi sogni, anche a discapito di scettici, e inventarsi un’esistenza originale che rispecchi quello che si è. Senza paura!!”


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