di Joseph Roth
Titolo: La leggenda del santo bevitore
Titolo originale: Die Legende vom heiligen Trinker
Genere: racconto
Autore: Joseph Roth (Wikipedia)
Nazione: Austria
Anno prima pubblicazione: 1939
Ambientazione: Parigi (Francia), 1934
Personaggi: Andreas Kartak
Casa Editrice: Newton Compton (Grandi Tascabili Economici – Narrativa)
Traduzione: Monica Pesetti
Introduzione: Giorgio Manacorda
Copertina: foto © Pavel Filatov / Alamy
Pagine: 26
Note: Sullo stesso libro di Fuga senza fine dello stesso autore
Link al libro: IN LETTURA – ANOBII – GOODREADS
inizio lettura: 18 novembre 2014
fine lettura: 18 novembre 2014
Voto: 6 e 1/2/10
Non c’è nulla a cui gli uomini si abituino più facilmente dei miracoli, quando accadono una, due, tre volte. Sì, la natura degli uomini è tale che arrivano addirittura ad arrabbiarsi se non ottengono in continuazione ciò che un destino casuale e passeggero sembra aver loro promesso.
(Pagina 38)
Un racconto più che un romanzo breve, troppo corto per accontentarmi pienamente, ma comunque interessante.
Un barbone che vive sotto i ponti di Parigi un giorno incontra uno sconosciuto benefattore che si offre di dargli 200 franchi. Il barbone li accetta in prestito, promettendo di restituirli, ma il miracolo sarà solo l’inizio di una serie apparentemente infinita di altre coincidenze e casualità che coinvolgono il nostro protagonista.
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La trama di questo racconto si basa sulla serie di “miracoli” che accadono al protagonista, Andreas Kartak, che da barbone qual era si vede di colpo presentata davanti su un piatto d’argento la possibilità di tornare ad essere un uomo normale, reinserirsi nella società. Difficile dire di più senza svelare qualcosa, visto che il testo è così corto.
L’ambientazione è diversa da quella degli altri libri di Roth che ho letto, visto che siamo a Parigi, e non in Austria. I personaggi che attorniano il protagonista si distinguono nell’essere per lui salvatori o corruttori, ma credo che il senso ultimo di questa storia sia che per uno come Andreas, un brav’uomo, ma alcolizzato, un santo bevitore, non c’è nulla che si possa fare, non importa quante persone cerchino di aiutarlo, o quante cerchino di sfruttarlo, lui comunque è un alcolizzato, e questo lo farà sempre ritornare sotto i ponti di Parigi. Almeno fino a che non accade qualcosa di diverso a rompere la sequenza di miracoli e ricadute. Purtroppo questo qualcosa è la morte, che prende Kartak all’improvviso, in uno dei suoi momenti “positivi”, permettendogli quindi di lasciare questo modo serenamente. Il racconto si conclude con la speranza dell’autore che a tutti i bevitori sia concessa una morte così bella.
Il segnalibro che ho usato durante la lettura.
La cosa più interessante di questo racconto è che anche Roth era un’alcolista, e di sicuro questa storia è autobiografica, anzi, ho letto nell’introduzione che alcuni hanno anche associato la figura del benefattore sconosciuto con lo scrittore Stefan Zweig, grande amico di Roth, che effettivamente lo ha aiutato, anche economicamente, nei suoi problemi causati dall’alcool.
Io personalmente non so che pensare di questo personaggio, forse per l’eccessiva brevità del racconto non sono riuscita a conoscerlo appieno, ma penso non fosse questo lo scopo di Roth, non farci empatizzare col protagonista, ma solo mostrarcelo, in una storia iconografica (non per nulla definita “leggenda” nel titolo) di un santo bevitore.
La mia edizione contiene due scritti di Roth, e la copertina è sicuramente ispirata al secondo, Fuga senza fine, quindi non c’entra nulla con questo racconto qui. Il titolo è molto bello, e perfettamente calzante.
Commento generale.
Non posso dire che questo racconto mi sia piaciuto tanto, ma neanche mi è dispiaciuto. Non ho vere critiche da fargli, forse è solo la troppa brevità che non mi ha permesso di farmi coinvolgere. Resta comunque uno scritto interessante, che incuriosisce, fa riflettere, e risulta ancora molto attuale.
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Mini recensione in 5 parole
Affascinante racconto, ma troppo breveTrasposizioni
La leggenda del santo bevitore (1998), di Ermanno Olmi, con Rutger HauerUn po’ di frasi
Una sera di primavera dell’anno 1934 un signore di una certa età scese i gradini in pietra che da uno dei ponti sulla Senna conducono alle rive del fiume. Là, come quasi tutti sanno ma in questa occasione merita di essere ricordato, sono soliti dormire, o meglio accamparsi, i vagabondi di Parigi.[incipit]explicit Leggi
Voglia Dio concedere a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella.