A Longyearbyen scompare una bambina di tre anni, Ella. Dalle prime pagine ci si imbatte in un uomo misterioso che spia tutti i bambini dell’asilo e regala anche loro caramelle. Il lettore potrebbe pensare così che il giallo si risolverà facilmente, ed invece da una semplice storia di una cittadina in cui si conoscono tutti, nasce un’intricata vicenda.
Il tempo del romanzo si sposta nei mesi che precedono la scomparsa della piccola Ella, il fatidico 22 febbraio. Le ricerche iniziate con relativa calma – i bambini amano nascondersi, spesso escono in giardino e rientrano con calma e altre supposizioni – diventano più frenetiche perché, anche se nessuno le ha fatto del male, con le temperature polari il rischio che la bambina possa morire di ipotermia è forte.Tutto si gioca in due giorni. Il romanzo termina il 24 febbraio, intercettando altre storie che si svolgono parallelamente a questa.
Una cittadina tranquilla, in cui gli abitanti sono parenti o stretti colleghi, in cui le donne sono componenti del comitato per i festeggiamenti in onore del Sole, in cui tutto si svolge nella normalità. Però andando a fondo, in Longyearbyen, dentro le belle case in legno, mentre fuori ci sono -40°, altre storie e altre vie si conducono. Ci sono mogli che raggiungono i mariti e che oscillano sull’orlo della follia nella notte del gelo artico, mariti che tradiscono per cercare un diversivo, altri che bevono per vincere la paura, il freddo e sopravvivere ad un lavoro infame quale quello delle miniere. Il romanzo ci coinvolge nelle storie di vecchi minatori rimasti intrappolati nelle viscere della terra, di miniere chiuse perché non sicure, di organizzazioni di contrabbando e sciacallaggio, di terre e mari decisamente inospitali.