Attenzione all'anno di uscita di questo film. So che c'è un remake, che non giudico ché non l'ho visto. La versione di Kinoshita ha però un merito indiscutibile, per cui è stata scelta da me senza indugi: l'ha fatta un regista di valore immenso! E' lo stesso di un Capolavoro che ho nel cuore, "Nijushi no hitomi - Twenty-four eyes".
Storia semplicissima, ambientata in un villaggio vicino al monte Nara, dove vige una tradizione che oggi può far inorridire mentre nel medioevo giapponese, periodo in cui è ambientata la novella da cui è tratto il film, era plausibile: superati i 70 anni gli anziani dovevano essere trasportati dal figlio maggiore sul monte Nara e lì abbandonati al loro destino, un cimitero a cielo aperto, luogo carico di suggestione. Non era una tradizione fine a sé stessa, era dettata dalla ristrettezza cronica di risorse alimentari unita alla necessità di dare continuità alla popolazione del villaggio stesso.
Una donna anziana ha il torto di avere ancora tutti i denti. Viene derisa, paragonata ad un demone, la colpa è quella di mangiare togliendo risorse ai più giovani. Vuole andare sul monte ed indugia solo perché il figlio maggiore è rimasto vedovo ed il più giovane tarda a sposarsi, quindi mancherebbe poi una donna in casa. Arriverà una sposa, una vedova di un villaggio vicino, e la festa si tradurrà nel poter finalmente partire. C'è ovviamente un'altra serie di personaggi a corollario di tutta la vicenda, che non dettaglio per non rovinare la visione.
Tra i primi film a colori giapponesi, la rappresentazione scenica e musicale è rigorosamente da teatro tradizionale Kabuki con aggiunta la magia della cinepresa che dettaglia e passa in campo aperto. Paesaggi bellissimi, frutto non nascosto di cartelloni di sfondo dipinti da veri artisti e i colori danno all'insieme un'aspetto fiabesco. Si rimane incantati, spettacolari le immagini. Altro Olimpo per Kinoshita.
La storia poi, fulcro dominante con quella condanna che pende sugli anziani che non tutti accettano (ma la protagonista sì), è angosciante e al di là di ogni opinione personale, rapportata magari al ruolo degli anziani ai giorni nostri, non può non far riflettere. Qua in Italia poi, dove l'eutanasia è vietata anche per chi è allo stato vegetativo da anni, più che angosciante è fin sconvolgente, e parliamo di un film del 1958!
Io sono rimasto a lungo a pensarci su, visto in tarda serata ho faticato a prendere sonno per un po' di minuti. Sono giunto alla conclusione ovvia che sono più fortunato di loro ed INPS permettendo probabilmente aspetterò la morte a panza piena ed al calduccio. Rimane il problema sociale: avrà senso la mia vita da anziano? potrò fornire un contributo alla società in qualche modo? Be', non prevedo il futuro, ma so che m'impegno molto al di fuori del lavoro. I miei hobby personali, tra i quali questo delle recensioni, li ritengo indispensabili e per quanto il lavoro sia una cosa importante è destinato a finire, spero prima della mia vita. Sento persone, e sono tante, che vanno in paranoia solo al pensiero di andare in pensione. Fosse per me... anche domani! Ma - mi chiedono - e se non lavori che fai? Tante cose, tantissime, e non richiedono d'esser ricchi! E sono cose che in qualche modo danno qualcosa anche agli altri, le migliori.
Riflessioni banali, mi rendo conto, d'altronde non sono che una persona comune. Il film, godibile anche soltanto per la sua già descritta bellezza artistica, non può non far pensare e ognuno ci farà le sue pensate, che dipenderanno dalla sua visione della vita, dalle sue ambizioni e, diciamolo, anche dalla sua età. A 20anni la vecchiaia è troppo lontana, a 45 già i 70 s'incominciano ad intravedere all'orizzonte...
campo aperto, ma è una finzione, palese ed artistica, in studio
attenzione alla bocca. si è spaccata tutti i denti con un sasso per impedirsi di mangiare...
tra i tanti momenti in cui si fa pesare la necessità di cibo
prima della partenza è previsto un rituale con i rappresentanti del villaggio, bevono da una brocca ed ognuno di loro detta una delle regole fondamentali con cui l'esilio va compiuto
la cima della montagna. la donna sulle spalle ormai non apre più bocca dalla partenza dal villaggio
oggi a te, domani a me