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La lettera aperta di Eugenio Scalfari al Ministro Padoan sulla "marchetta" degli 80 euro

Creato il 25 aprile 2014 da Tafanus

TafanusNon è strano? Mentre tutta o quasi la redazione di Repubblica è appiattita da mesi sugli ordini di scuderia (ELOGIARE RENZI), fanno rumore gli unici giornalisti che dovrebbero costituire la normalità, e quindi non far rumore: Eugenio Scalfari e Federico Fubini, che "non si adeguano". Il primo può farlo per i privilegi dell'età e del ruolo; il secondo per la consapevolezza delle proprie elevate competenze, che gli consentirebbero di essere cacciato da Repubblica, e di lavorare dal giorno dopo da qualche altra parte al doppio dello stipendio. Uomini liberi, che i venditori di pentole possono chiamarli venditori di pentole, a prescindere dagli interessi del momento dell'editore di Repubblica.
Stanno facendo qualcosa di eroico? No, stanno facendo semplicemente il loro lavoro di giornalisti. Osservando la marchetta degli 80 euro, così com'è capitato a noi modestissimi blogger, hanno visto a colpo d'occhio l'assenza di coperture strutturali della marchetta, le possibili violazioni costituzionali, le inguardabili ingiustizie etiche a svantaggio dei ceti più poveri dei "beneficiati"  dalla ignobile marchetta elettorale. Stamattina il Prof. Pasquino - che non è certo uno con l'eschimo e il passamontagna, ha assimilato l'ignobile marchetta alla "scarpa destra e scarpa sinistra" che Achille Lauro, 'o Comandante, dava agli elettori napoletani. Una scarpa prima del voto, la seconda a vittoria ottenuta.
Guarda caso, la marchetta di Renzi passa come DL in tempo per poterla rivendicare prima delle europee, ma dev'essere convertita in legge subito DOPO. Se Renzi vede cammello, popolo becero vede 80 euro. Altrimenti, qualcuno provvederà a far decadere l'ignobile decreto-marchetta.
Scalfari nei giorni scorsi aveva scritto - in modo molto più autorevole, preciso e informato di noi - più o meno le stesse cose. Pier Carlo Padoan si era affrettato a replicare, chiarire, spiegare... Il fatto è che certe cose sono dure da chiarire. Quindi ieri, con mia grande sorpresa, fuori dall'abituale "posizionamento" domenicale dell'articolessa di Scalfari, abbiamo trovato questa sua risposta (educata nei toni, molto critica nel merito) al Ministro Padoan. Crediamo di far cosa gradita riproponendone i passi salienti ai nostri lettori. Ovviamente, dato che qui - come spero di aver chiarito una volta e per tutte - non c'è obbligo di "cantare in coro" col padrone di casa, chi vuole è autorizzato fin d'ora a postare in replica,  nei commenti, anche interi articoli di Sergio Menichini Direttore di Europa, e persino i links ai video di intere trasmissioni di Myrta Merlino che elenca tutti i tweet mattutini di Matteo Renzi.
La lettera aperta di Eugenio Scalfari a Pier Carlo Padoan
Caro Padoan, facciamo gli scongiuri... Tutto riposa sulla presunzione che gli 80 euro in busta paga aumenteranno la domanda, cioè i consumi. Una presunzione non è però certezza  (di Eugenio Scalfari)

Eugenio-scalfari
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, mi ringrazia per averlo esortato a chiarire più diffusamente la politica economica da lui adottata per ridare speranza agli italiani modificando positivamente le loro aspettative ad un futuro meno buio del loro disagiato presente e per recuperare un'equità fin qui decisamente trascurata. A mia volta lo ringrazio per averci esposto la sostanza, il metodo e gli obiettivi che egli si propone di realizzare e che daranno frutti tra due o tre anni sostituendosi allo "spot" degli 80 euro nelle buste paga dei lavoratori dipendenti con redditi superiori agli 8 mila euro annui, fino ad un tetto di 24-26 mila euro.
Ciò premesso c'è un paio di questioni che desidero qui richiamare e che il ministro ha accennato sorvolandole un po' alla lontana. Mi sembra invece che occorra tenerle ben presenti e sottolinearle.
La prima riguarda appunto l'equità. Lo spot degli 80 euro ha trascurato i non capienti sotto gli 8 mila euro di reddito, i pensionati con modestissime pensioni, le partite Iva dei cosiddetti autonomi. C'è un buco non colmato che forse lo sarà nel 2015 senza però che ve ne sia certezza, così come non v'è certezza d'una riforma degli ammortizzatori sociali, cioè del nuovo welfare he dovrà sostituire l'antico spandendosi su una platea molto più vasta dell'attuale Cig. Padoan ammette che l'attuale taglio del cuneo fiscale è stato realizzato con coperture in larga misura posticce, che saranno trasformate in un vero e proprio programma che lui ha già in mente ma sul quale è stato giustamente sobrio di notizie. Siamo tutti speranzosi e fiduciosi che sarà un buon programma. Perciò crepi il lupo e grideremo evviva a lui e al premier Matteo Renzi.
Quanto alla maggior flessibilità dell'Europa verso una politica di crescita, Padoan ne è certo. L'Italia lo chiede fin d'ora e il ministro ci informa che i presupposti ci sono già per quanto riguarda gli investimenti motivati dal lungo ciclo di depressione economica che non dipende da noi ma dall'intero mondo occidentale. L'Italia può sforare il bilancio perché quegli investimenti sono da tempo autorizzati dal trattato in vigore e non intaccano il paletto del 3 % rispetto al quale resteremo al di sotto.
Questa affermazione non è del tutto esatta e lo conferma il fatto che, con apposito voto del nostro Parlamento, il governo è stato autorizzato ad informare la Commissione europea degli investimenti che si accinge ad effettuare per rilanciare nei limiti del possibile la crescita e l'occupazione giovanile. Saremo senz'altro autorizzati sempre che la Commissione ne approvi la quantità e le modalità nonché le riforme che aumentino la competitività e semplifichino opportunamente le istituzioni. Qualora però l'esistenza di queste condizioni non fosse ravveduta dalla Commissione non credo che il governo possa prenderle senza subirne alcune sanzioni. Se così non fosse non si vede il perché dell'informazione che l'Italia ha trasmesso alla Ue. Perciò aspetteremo e anche qui crepi il lupo poiché se non crepa lui qualcun altro creperebbe in sua vece e non sarebbe un bel vedere.
La seconda questione riguarda invece il pagamento di 20 miliardi dei debiti dello Stato, dei quali 8 alle aziende e gli altri ai Comuni e Regioni debitrici. È un flusso di liquidità preziosa per l'economia italiana, cui si aggiunge l'impegno che d'ora in avanti Stato ed Enti locali dovranno saldare i nuovi debiti a 60 giorni dalle relative fatture, non ricadendo nell'accumulo di altri pregressi. Benissimo, ma dove prenderanno i soldi i debitori per rispettare quel limite di tempo? Questo Padoan non lo dice e resta un sospetto tutt'altro che marginale.
Ma c'è un altro punto sul quale il sorvolo non mi sembra giusto: le banche sconteranno i debiti certificati pagando le aziende in soldi contanti. Benissimo. Ma a loro volta le banche vanteranno un credito nei confronti del Tesoro. È un debito fuori bilancio e non intacca il paletto del 3 per cento, questo lo sappiamo, ma è pur sempre un debito dello Stato e nasconderlo sotto il tappeto non serve a nulla, il debito c'è e prima o poi dovrà essere onorato, non è vero?
Infine: tutto riposa sulla presunzione che gli 80 euro in busta paga aumenteranno la domanda, cioè i consumi. Una presunzione non è pero una certezza. Molti beneficiari potrebbero invece di spendere risparmiarli quei soldi investendoli in impieghi monetari o tenendoli in contanti sotto il materasso per spese straordinarie che si presentassero in futuro. E se fossero molti di quei 10 milioni di beneficiati? Se fossero la maggioranza? I consumi aumenterebbero molto poco. Qui non si tratta di far crepare il lupo, se a settembre i consumi non avranno registrato aumenti sensibili il governo dovrà andarsene a casa e sarebbe un vero guaio per tutti. Speriamo fortemente di no. I sondaggi dicono positivo, ma i sondaggi non sono un fatto, sono la scommessa che un fatto avverrà.
Caro Padoan, facciamo i debiti scongiuri e intanto diciamo insieme evviva la Roma, che però sarà seconda. Noi speravamo di più ma non è accaduto.
Eugenio Scalfari


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