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La lezione (di Vigilius Aterni)

Da Villa Telesio
La lezione (di Vigilius Aterni)

© 2005-2011, Manneda (deviantART.com)

È venerdì sera, cavolo. Ho tutta l’intenzione di divertirmi. Ho chiamato Serena, Giacomo e Lorenzo. “Forse dopo ci raggiungono anche Domenico e Laura”, dice Giacomo. Ma sappiamo tutti e quattro che è una cazzata. Quei due da quando si sono messi a fare coppia fissa si sono pressoché eclissati dal resto del gruppo. Vabbè, poco male, per quel mi riguarda. A me interessano solo i peggiori. E i miei tre amici decisamente lo erano.

La serata non era iniziata da molto. Erano appena le 23.30 e stavamo in giro da nemmeno mezzora. Cavolo però, che due coglioni. Con questa storia che ci siamo dati appuntamento alla Drogheria, adesso va a finire che per ubriacarmi ci devo lasciare un cinquantone. Ma non si poteva andare in un locale meno fighetto?

“Domenico e Laura sanno che ci vediamo qua. Aspettiamo altri dieci minuti e poi ci muoviamo”, dice Lorenzo. Due palle, penso io. Torino bisogna saperla conoscere bene. È piena di locali dove si può bere in pieno centro e a poco prezzo. Proprio a Piazza Vittorio dovevamo andarci a ficcare?

Nell’attesa di rimediare in qualche schifoso kebabbaro o dall’ambulante con il carrello pieno di birre calde che si mette sempre vicino la Gran Madre, cerco di far passare il tempo con i miei amici. Tanto poi si finirà tutti ai Murazzi a distruggerci, come sempre. Vado in bagno a pisciare. La drogheria è un locale abbastanza di tendenza. Ma il bagno è un vero cesso. Il lavandino per lavarsi le mani sembra un abbeveratoio per cavalli. Mi pulisco le mani e mi appresto a tornare di là. Ma mentre apro la porta, vengo praticamente braccato da due ragazze.

“Ehi, tu, dove pensi di andare? Vieni qua, che sei proprio carino!”

Avranno vent’anni scarsi e sono ubriache marce. Forse hanno anche pippato, a giudicare dagli occhi e dal fare leggermente frenetico. ”Eh, ma sto uscendo… ho i miei amici di là…”, provo a farfugliare. Sono troppo fatte. Non me ne posso approfittare, dai. Che uomo sarei. Però son carine cazzo. E disponibili. E poi sono ancora troppo sobrio. Ho bevuto appena due birre medie e un mojito.

Fanculo. In fondo l’ho già fatto una volta. Ad approfittarmi di una ragazza ubriaca, intendo. Era una mia amica, ed era fuorissima. Solo che anche quella volta ero sobrio, e rovinai tutto a metà serata perché mi ostinavo a rivolgermi con parole da sobrio a una ubriaca. E alla fine mi caccio via dal letto. Bene: stavolta non sarebbe andata così.

Mi lascio abbracciare e accarezzare. Il tutto nel bagno della Drogheria. Che squallore. Iniziamo a baciarci. Prima una e poi l’altra. Poi si baciano tra di loro. Metto le mani dappertutto, e poi dentro il dappertutto. Le ragazze sono proprio fuori completamente. Ridono. Entra un tipo ed esce immediatamente appena vede la scena e il mio sguardo torvo.

“Ok, però non possiamo concludere qua dentro”, dico. “Dove andiamo?”

“Vieni a casa nostra…. segui noi”, dicono prima una e poi l’altra.

“Ok, ci vediamo tra 10 minuti fuori. Datemi il tempo di liquidare i miei amici”.

 Mi risiedo al tavolo con gli altri tre. Ovviamente di Domenico e Laura nemmeno l’ombra.

“Dove sei stato, tutto questo tempo? C’era fila?”, chiede Serena.

“No, ho cacato”, dico, facendoli ridere tutti e tre. Ma preferisco che mi prendano in giro così, piuttosto che dover spiegare quello che è successo là dentro. Passano 4 minuti scarsi. Non ce la faccio ad aspettare tutto quel tempo. E se andassero via? In fondo sono fatte e non capiscono un cazzo. Mi bevo in un sorso il secondo mojito che avevo ordinato, poggio il bicchiere con forza sul tavolo e mi alzo di scatto.

“Basta! Me ne vado!”, dico quasi urlando. Ed esco di corsa. Non sono matto. I miei amici sanno che quando faccio così è solo perché me ne voglio andare a casa, e mi piace sottolinearlo con delle uscite teatrali. L’ho fatto apposta: so che così non mi seguiranno. Mando un sms al volo per giustificare quella che sarà una mia serata a dormire da un amico e poi volo fuori.

All’esterno del locale trovo ancora quelle due. Stavano già mezzo attrezzando con un altro. Le rapisco e le porto via, senza lasciar tempo al tizio di poter protestare. Mi portano in un appartamento lì vicino, in via Della Rocca. Mi fanno salire e la prima cosa che fanno è preparare tre piste di coca belle lunghe. Avevo immaginato giusto, penso. Cazzo, io non pippo di solito. Ma stavolta non mi sarei fatto fregare. Non volevo rovinare un’altra volta una serata dicendo qualcosa di stupidamente sobrio.

La mattina mi alzo sempre presto di solito. Infatti alle prime luci dell’alba sono già in piedi. Non le sveglio nemmeno, non serve. Raccolgo le mie cose, compresi i preservativi usati, e poi esco fuori velocemente, che in fondo non è così presto. Il fatto è che devo per forza ripassare da casa per fare la borsa per la scuola. La professoressa di biologia interroga oggi, anche se è sabato.


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