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La Libia ed il ritorno dell’ imperialismo umanitario

Creato il 09 marzo 2011 da Coriintempesta

La banda al completo è ritornata: i partiti della Sinistra Europea (il raggruppamento dei “moderati” partiti comunisti  europei), il “verde” José Bové, ora alleato con Daniel Cohn-Bendit, al quale non c’è mai stata  una sola guerra USA-NATO che non gli fosse piaciuta, vari gruppi di trotzkisti e, naturalmente, Bernard-Henry Lévy e Bernard Kouchner; tutti loro chiedono una sorta di “intervento umanitario” in Libia o accusano la sinistra latinoamericana, le cui posizioni sono molto più sensibili, di agire come “utili idioti” per il “tiranno libico”.

Dodici anni dopo, è ancora una volta il Kosovo. Centinaia di migliaia di morti iracheni, la NATO incagliata in una situazione impossibile in Afghanistan, e non hanno imparato niente! La guerra del Kosovo è stato fatta per fermare un genocidio inesistente, la guerra in Afghanistan per proteggere le donne (andate a controllare la loro situazione ora), e la guerra in Iraq per proteggere i curdi. Quando comprenderanno che tutte le guerre sostengono di avere motivazioni umanitarie?.Anche Hitler “proteggeva le minoranze” in Cecoslovacchia e in Polonia.

D’altra parte, Robert Gates avverte che qualsiasi futuro segretario di Stato che consiglia ad un presidente degli Stati Uniti di inviare truppe in Asia o in Africa “deve farsi fare un esame alla testa”.

La Libia ed il ritorno dell’ imperialismo umanitario
In modo simile l’ammiraglio McMullen consiglia cautela. Il grande paradosso del nostro tempo è che la sede del movimento per la pace si trova al Pentagono e nel Dipartimento di Stato, mentre il partito filo-guerra è una coalizione di conservatori e neo-interventisti liberali di vario tipo, tra cui i guerrieri umanitari di sinistra , così come alcuni dei Verdi,le  femministe o i comunisti pentiti.

Così, ora, tutti devono ridurre i propri consumi a causa del riscaldamento globale, ma le guerre della NATO sono riciclabili e l’imperialismo è diventato parte integrante dello sviluppo sostenibile.

Naturalmente gli Stati Uniti andranno o no in guerra per ragioni che sono del tutto indipendenti dalla consulenza offerta dalla sinistra pro-guerra. Il petrolio non è probabilmente un fattore importante nella loro decisione, perché qualunque futuro governo libico dovrà vendere il petrolio e la Libia non è grande abbastanza per pesare in modo significativo sul prezzo del petrolio. Certamente l’agitazione in Libia porta a speculazioni che colpiscono i prezzi, ma questa è una questione diversa. I sionisti sono probabilmente di due opinioni circa la Libia:loro odiano Gheddafi e vorrebbero vederlo espulso, come Saddam, nel modo più umiliante, ma non sono sicuri di gradire la sua opposizione (e, da quel poco che sappiamo,non lo sono).

Il principale argomento a favore della guerra è che, se le cose andranno velocemente e facilmente, si riabiliterà la NATO e l’intervento umanitario, la cui immagine è stata offuscata dall’Iraq e l’Afghanistan. Una nuova Grenada o, tutt’al più, un nuovo Kosovo, è esattamente ciò che è necessario. Un’altra motivazione per  intervenire è quella di poter controllare meglio i ribelli, andando a “salvarli” nella loro marcia verso la vittoria. Ma questo è improbabile che funzioni: Karzai in Afghanistan, i nazionalisti kosovari, gli sciiti in Iraq e, naturalmente, Israele, sono perfettamente felici di ricevere l’aiuto americano, quando necessario, ma dopo questo , continuano a perseguire più o meno la propria agenda. E una vera e propria occupazione militare della Libia dopo la sua “liberazione” è improbabile che sia sostenibile, il che ovviamente rende l’intervento meno attraente dal punto di vista degli Usa.

D’altra parte, se le cose girano male, probabilmente sarà l’inizio della fine dell’impero americano, da qui la cautela delle persone che sono in realtà responsabili di esso e non solo scrivendo articoli su Le Monde o inveendo contro i dittatori davanti le telecamere.

E ‘difficile per i normali cittadini conoscere esattamente ciò che sta accadendo in Libia, in quanto i media occidentali si sono completamente screditati  in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina, e le fonti alternative non sono sempre affidabili. Questo naturalmente non impedisce alla sinistra pro-guerra di essere assolutamente convinta della verità dei peggiori rapporti su Gheddafi, proprio come lo erano dodici anni fa, su Milosevic.

Il ruolo negativo della Corte penale internazionale è ancora una volta evidente, qui, come era negativo quello del Tribunale penale internazionale per la Jugoslavia, nel caso del Kosovo. Uno dei motivi per cui non c’è stato un totale spargimento di sangue in Tunisia e in Egitto è che c’era una possibile via d’uscita per Ben Ali e Mubarak. Ma “la giustizia internazionale” vuole assicurarsi che non ci sia invece nessuna via d’uscita possibile per Gheddafi, e probabilmente anche per le persone a lui vicine, e quindi incitandoli a combattere fino alla fine.

Se “un altro mondo è possibile”, come la sinistra europea continua a dire, poi dovrebbe essere possibile anche un altro Occidente e la sinistra europea dovrebbe iniziare a lavorare su questo. La recente riunione dell’Alleanza Bolivariana potrebbe servire come esempio: la sinistra latinoamericana vuole la pace e vogliono evitare l’intervento degli Stati Uniti, perché sanno di essere nel mirino degli Stati Uniti e che il loro processo di trasformazione sociale richiede soprattutto la pace e sovranità nazionale. Quindi, essi suggeriscono l’invio di una delegazione internazionale, possibilmente guidata da Jimmy Carter (una spalla di Gheddafi), al fine di avviare un processo di negoziazione tra il governo e i ribelli. La Spagna ha espresso interesse per l’idea, che  ovviamente è stata respinta da Sarkozy. Questa proposta può sembrare utopica, ma potrebbe non esserlo se fosse sostenuta da tutto il peso delle Nazioni Unite. Questo sarebbe il modo per compiere la sua missione, ma è ora reso impossibile dagli Stati Uniti e dall’influenza occidentale.Tuttavia, non è escluso che ora, o  quando si verificheranno crisi future, una coalizione non-interventista di nazioni, tra cui Russia, Cina, America Latina e forse anche altri, possano lavorare insieme per costruire delle alternative valide  all’interventismo occidentale.

A differenza della sinistra latinoamericana, la patetica sinistra europea ha perso ogni senso di cosa significhi fare politica. Essa non cerca di proporre soluzioni concrete ai problemi ed è solo in grado di prendere posizioni morali, in particolare denunciando dittatori e violazioni dei diritti umani in toni magniloquenti. La sinistra socialdemocratica segue la destra con al massimo un ritardo di pochi anni e non ha idee proprie. La sinistra “radicale” riesce spesso nel denunciare i governi occidentali in ogni modo possibile e di esigere poi che quegli stessi governi intervengano militarmente in tutto il mondo per difendere la democrazia. La loro mancanza di riflessione politica li rende molto vulnerabili alle campagne di disinformazione e di diventare cheerleader passive delle guerre USA-NATO.

Questa sinistra non ha un programma coerente e non saprebbe neanche cosa fare.Invece di dare “sostegno” a Chavez e alla sua rivoluzione venezuelana, un insignificante reclamo che tanti amano fare, dovrebbero umilmente imparare da loro e, prima di tutto, imparare di nuovo cosa significa fare politica.

di Jean Bricmont .

Lui insegna fisica in Belgio ed è membro del Tribunale di Bruxelles. Il suo libro, L’imperialismo umanitario , è pubblicato da Monthly Review Press. Può essere raggiunto a [email protected]

LINK: Libya and the Return of Humanitarian Imperialism

TRADUZIONE:Cori In Tempesta


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