Chiuso per lutto.
Ma chi è morto? Come, non lo sai? La Lina…
Non serve il cognome, la Lina nella zona della via Torino era ormai un’istituzione, eppure la sua morte, per quanto prevedibile poiché era sulla novantina, è giunta inaspettata.
Tra i caseggiati popolari della zona, costruiti in epoca fascista, dove alle botteghe di alimentari si alternavano le osterie frequentate dagli operai della zona industriale, il suo bar-pasticceria rappresentava una graziosa oasi dove si ritrovavano gli “altri”, impiegati statali, maestri, altri negozianti, la piccola borghesia del periodo. La frequentavano anche i miei genitori, nel periodo del loro fidanzamento poco prima della fine della guerra. Ci si andava a comperare le paste dopo la messa (indimenticabili le sue francesine) e ci ho passato molti pomeriggi domenicali, sorseggiando un’aranciata San Pellegrino o gustando un Mottarello.
E ai tempi delle medie, in inverno, finito di pattinare (quando la pista era ancora ospitata nel palazzo della Fiera di via Roma, ora purtroppo demolito), noi ragazzi ci riscaldavamo con una bella fetta di castagnaccio fumante, il suo cavallo di battaglia, che denunciava le ascendenze toscane. E questa sua specialità aveva infine dato il nome popolare al suo bar…non si diceva “ci troviamo da Bartolomei”, ma “ci incontriamo al Castagnaccio”, per poi recarsi magari al cinema Boccaccio, che stava proprio dirimpetto.
Passati gli anni, Lina aveva ceduto la gestione del bar, ma aveva aperto, subito a fianco di esso, un negozio simile ad una casa di bambole dove, tra trine e pizzi, erano esposte bomboniere e vasi pieni di confetti, scatole di cioccolatini e biscotti di gran marca. E fino a qualche tempo fa, dietro al bancone, ti accoglieva lei, sempre più minuta ma sempre gentile, pronta a prepararti la confezione regalo.
Oggi, sulla vetrina del negozio, la sua foto sorridente con la scritta:
Lina Bartolomei
Vi saluta e Vi ringrazia.
http://altoadige.gelocal.it/cronaca/2012/10/06/news/e-morta-lina-bartolomei-la-regina-del-castagnaccio-1.5809823