La linea Bersani

Qual è la linea Bersani, votata oggi dalla Direzione nazionale? Da Repubblica, Corriere e Unità si ricava:

• Analisi (dei massimi sistemi): La situazione è molto seria, per certi versi pericolosa. C’è una perdita di orizzonte. Bersani vede per il suo partito una missione, quella di avere una funzione ricostruttiva e costituente di una nuova Italia. Teniamo il passo e andiamo avanti.
• Alleanze: sia con le forze di sinistra e di centrosinistra interessate a una reale, stringente e non ambigua prospettiva di governo, sia con le forze di opposizione di centro e che si dichiarino di centro. Escluse, chiaramente, le forze impegnate nella ristrutturazione del centrodestra. Comunque noi non siamo quelli che bussano alle porte per vedere chi ci fa entrare. Noi dobbiamo parlare al Paese: saranno gli altri a dover rispondere se ci stanno o meno.
• Un’agenda riformista per il Paese: se vogliamo rimontare un decennio berlusconiano dobbiamo lavorare immaginando un’agenda riformista per i prossimi dieci anni. Che comprende anche una riforma della legge elettorale che preveda il doppio turno con quota proporzionale.
• Primarie: nessuno le vuole abolire ma per salvarle bisogna riformarle. Serve una riflessione su come funzionano. Bisogna riconoscere che lo strumento si va logorando, come dimostra il forte calo di partecipazione.
• Federalismo: noi abbiamo la nostra proposta sul federalismo, le nostre discriminanti e non accetteremo un federalismo sgangherato e delle nebbie.
• Fiat: Bersani chiede nuove regole sulla rappresentanza. Ieri Berlusconi avrebbe dovuto farsi spiegare dalla Merkel come ha gestito la crisi dell’auto e della Opel.

Lasciando da parte tutte le mie considerazioni personali (su primarie e alleanze, ad esempio) non ho capito un paio di cose: qual è l’agenda riformista per i prossimi dieci anni? Cosa diciamo al Paese? Qual è la nostra proposta sul federalismo? E la nostra proposta sulle nuove regole di rappresentanza?

Dove sono tutte queste cose? Queste cose (cose, che si possano toccare) sulle quali gli altri dovranno esprimersi, e accettarle, se vogliono lavorare a una stringente e non ambigua prospettiva di governo, per costituire una nuova Italia.

Non ditemi Fisco 20-20-20, vi prego. O ditemelo, ma con parole comprensibili.