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La lotta di Haiti per la libertà: l’imperialismo degli Stati Uniti, la missione MINUSTAH e il rovesciamento di Jean-Bertrand Aristide

Creato il 28 dicembre 2012 da Coriintempesta

haiti

di: Timothy Alexander Guzman

A Santo Domingo, ex colonia francese situata nella parte occidentale dell’isola di Hispaniola, esplose una rivolta degli schiavi contro la Francia. La rivolta costò la vita a oltre 100.000 neri e 20.000 bianchi, senza contare i civili intrappolati nel mirino della rivoluzione. Nacque cosi la nuova Repubblica di Haiti, che ottenne poi la sua indipendenza dalla Francia nel 1804. Diventò una Repubblica libera che abolì la schiavitù, diventando un centro di ispirazione per molti schiavi africani in tutto il mondo.

Ma sin dalla rivoluzione haitiana e la sua resistenza alla schiavitù, le nazioni occidentali sono riuscite a mantenere Haiti schiavizzata. Dai conflitti interni che dividevano Haiti alle successive dittature e la paura costante di un invasione francese nei decenni che seguirono, Haiti ha sempre lottato per la libertà. Quando il presidente Theodore Roosevelt  introdusse “Il Corollario Roosevelt” in un suo discorso del 1904 al Congresso degli Stati Uniti in relazione alla dottrina Monroe, egli menzionò il fatto che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti sul lato d’Europa che era in costante guerra contro i loro possedimenti coloniali in America Latina, se un qualsiasi nuovo conflitto sarebbe scoppiato da quel momento in poi. Nel 1915, i Marines americani, guidati da Smedley Butler, occuparono Haiti sotto gli ordini del Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson, per proteggere le aziende statunitensi e per evitare una rivoluzione popolare. L’occupazione durò fino al 1934. Poi, dopo la fine dell’occupazione americana, gli haitiani scelsero una assemblea nazionale ed elessero, con l’approvazione degli Stati Uniti, Stenio Joseph Vincent come Presidente di Haiti , il quale  si rivelò poi essere un presidente autoritario. E, naturalmente, gli Stati Uniti furono il suo principale partner commerciale.

Poi, il successivo Presidente Élie Lescot venne rovesciato da un colpo di stato nel 1950 dal generale dell’esercito Paul Eugene Magloire,  che divenne, sempre col beneplacito degli Usa e grazie alla sua ferma posizione anticomunista, il nuovo Presidente della Repubblica di Haiti. 

Nel 1957 Francois “Papa Doc” Duvalier divenne presidente a vita, naturalmente con l’approvazione degli Stati Uniti, fino al 1971. Gli succedette suo figlio Jean Claude “Baby Doc” Duvalier fino al 1986, quando una rivolta popolare lo rimosse dal potere. Sotto la dinastia Duvalier, furono più di 60.000 gli haitiani  uccisi e torturati dai Tonton Macoutes, uno squadrone della morte creato da “Papa Doc” per eliminare i suoi avversari politici e tutti coloro che osavano metter in cattiva luce il suo regime. Molte persone vennero bruciate vive e impiccate in pubblico. I membri principali dei Macoutes Tonton erano inoltre capi Voodoo, guadagnandosi in tal modo un’ autorità illimitata e il rispetto del popolo haitiano. Dopo che Jean-Claude “Baby Doc” Duvalier venne rimosso dal potere, i Tonton Macoutes furono ancora attivi in ​​altri squadroni della morte per gli anni a venire, molti dei quali alla fine confluirono nel Fronte per l’avanzamento e il progresso di Haiti (FRAPH), una creazione della Central Intelligence Agency (CIA). Il rapporto di Haiti con gli Stati Uniti, Francia e Canada negli ultimi decenni fu un fattore che contribuì alle fallimentari scelte politiche ed economiche del governo haitiano, le quali ebbero un impatto negativo sul popolo.

Poi comparve sulla scena nazionale Jean-Bertrand Aristide, un ex sacerdote colto nato in povertà, che riuscì ad ispirare il popolo a partecipare alla costruzione di una nuova democrazia ad Haiti. L’influenza di Aristide tra la gente di Haiti preoccupò le nazioni occidentali e in particolare gli Stati Uniti. Rappresentò anche una preoccupazione per le élite haitiane. Come sacerdote, Aristide iniziò ad reclutare i giovani per frequentare la chiesa, organizzando in tal modo settimanali incontri con migliaia di ragazzi. Nel 1986 fondò un orfanotrofio per i bambini di strada, il “Lafanmi Selavi” (“La famiglia è la vita“),  che rappresentò un vero e proprio modello di democrazia partecipativa per quei ragazzi che ne presero parte. Aristide diventò una voce importante per la maggior parte dei poveri di Haiti, subendo allo stesso tempo numerosi tentativi di omicidio. Nel 1990 annunciò la sua candidatura per la presidenza  e in un periodo di sei settimane formò,  con i suoi sostenitori, un partito politico chiamato “Front National pour le Changement et la Démocratie” -(“Fronte Nazionale per il Cambiamento e la Democrazia” – FNCD -). Venne eletto presidente con il 67% dei voti, sconfiggendo il candidato appoggiato dagli Usa, Marc Bazin, un ex funzionario della Banca Mondiale. Aristide fu il primo presidente democratico di Haiti ad essere eletto dal popolo. La democrazia stava finalmente diventando una realtà, ma gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali “non erano troppo entusiasti delle scelte del nuovo presidente riguardanti la sua politica in materia di cambiamento, economia o la sua guerra alla droga. Le sue idee per il cambiamento democratico gli permisero di diventare una figura di spicco tra il popolo haitiano e questo,  chiaramente, non era nell’interesse di Washington.

Il 29 settembre 1991, quando alla presidenza americana c’era George HW Bush, Aristide venne rovesciato da un colpo di Stato guidato dal generale dell’esercito Raoul Cédras, dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Philippe Biamby e dal Capo della polizia nazionale Michel François, con il sostegno della CIA.  Per un breve periodo di tempo salì al potere Joseph Nérette,  giudice della Corte Suprema, fino a quando non venne nominato, con l’approvazione degli Stati Uniti, il nuovo Presidente. Il colpo di stato venne condannato  dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) e dall’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) nell’ ottobre dello stesso anno. Il nuovo regime haitiano che sostituì Aristide venne riconosciuto solo dalla Città del Vaticano, dove il capo della Chiesa cattolica romana, “il Papa”, esercita il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. La Città del Vaticano riteneva che l’ “incitamento all’odio e alla violenza” di Aristide non era in linea con i principi della Chiesa cattolica. Il paradosso è che Aristide era un ex sacerdote cattolico, designato alla parrocchia di Don Bosco, situata in uno dei quartieri più poveri di Port-au-Prince, per aiutare i poveri. Tuttavia, la condanna da parte del Vaticano delle azioni di Aristide diede carta bianca a Washington per procedere con il colpo di Stato.

Ma quale è stata la ragione principale dietro il colpo di stato che portò alla caduta di Aristide? Sicuramente la sua forte opposizione al contrabbando di droga sul territorio di Haiti. Il Generale Raoul Cédras e il capo della polizia Michel François, diplomato alla “Scuola delle Americhe” (SOA), ora chiamata “Istituto dell’Emisfero Occidentale per la Cooperazione alla Sicurezza” (WHINSEC), sono stati accusati di traffico di droga sotto la supervisione della CIA. Come riportato da Dennis Bernstein sul Pacific News Service del 20  ottobre del 1993, citando il deputato democratico John Conyers: “Sono rimasto stupito dal fatto che il nostro governo non ha mai parlato del traffico di droga … anche se è ovviamente uno dei motivi principali per cui queste persone hanno spinto il loro presidente fuori  dal paese e perché sono cosi determinate a non farlo tornare indietro. Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari di profitti illeciti che stanno avendo conseguenze disastrose per il popolo americano”. Questa crociata anti-droga mise Aristide in contrasto con Washington, con l’esercito e con le élite politiche ed economiche haitiane. In un’intervista alla radio WBAI, Patrick Elie, ex capo dell’unità antidroga di Haiti, ha discusso su chi, secondo la sua opinione, ci fosse dietro il colpo di stato del 30 settembre del 1991:

” I soliti noti – in particolare l’amministrazione degli Stati Uniti attraverso la CIA e, naturalmente, parte della facoltosa élite haitiana, che ha finanziato il colpo di stato e ha aiutato i militari e gli squadroni della morte a sopravvivere ad alcune delle sanzioni che vennero applicate dall’ OAS. Il motivo per cui posso affermare che la CIA è stata effettivamente coinvolta nella preparazione del colpo di stato è che, prima di tutto, nessun colpo di stato è mai avvenuto ad Haiti senza la benedizione degli Stati Uniti – la DIA o la CIA – ma anche a causa della mia posizione di capo del programma antidroga. Avevo contatti con il capo della stazione CIA di Haiti e le questioni che mi poneva per quanto riguardava la sicurezza del nuovo governo erano le stesse che erano state sollevate, esattamente lo stesso giorno del colpo di stato, dai militari che lo effettuarono”.

Dopo che il presidente Aristide venne rimosso dal potere, fu mandato in esilio: prima in Venezuela e poi negli Stati Uniti. Dopo la partenza di Aristide, furono oltre 4000 gli haitiani, che ancora sostenevano l’ormai ex Presidente, ad essere uccisi dal Fronte per l’avanzamento e il progresso di Haiti (FRAPH), capeggiato da Emmanuel “Toto” Constant, un informatore pagato dalla CIA.

Nel 1993 William Jefferson ” Bill” Clinton venne eletto presidente degli Stati Uniti. Promise il ritorno di Aristide tramite un piano per reintrodurre le politiche neoliberali cui Aristide si  era opposto. Clinton voleva anche porre fine alla crisi dei profughi haitiani sulle coste della Florida. Sotto la pressione internazionale e degli Stati Uniti, insieme alla Risoluzione 940 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 31 luglio 1994, il regime militare al potere accettò di dimettersi, mentre vennero dispiegate ad Haiti, sotto l’ordine di Clinton, le truppe statunitensi. Così, il 15 ottobre 1994, l’amministrazione Clinton diede il permesso ad Aristide per tornare ad Haiti e completare il suo mandato, con la condizione però di eseguire il programma economico della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dell’ ex candidato alle elezioni del 1990, appoggiato dagli Usa, Marc Savin. Aristide dovette accettare tali termini e fece ritorno ad Haiti con 20.000 soldati statunitensi in stand-by per la transizione.

La democrazia in stile americano era tornata nella politica haitiana.

La Banca Mondiale e il Fondo monetario internazionale, le stesse istituzioni responsabili dell’impoverimento di molte nazioni del Terzo Mondo, erano ora responsabili per le politiche economiche neoliberiste che alla fine hanno portato alla distruzione della sovranità economica di Haiti. Aristide rimase al potere fino al 1996. Poi, per 5 anni, venne eletto presidente René Préval, con l’88% del voto popolare. Préval era stato primo ministro durante i pochi mesi della Presidenza Aristide prima del golpe del 1991.

Aristide venne invece rieletto nel 2000 e riprese la sua presidenza nel 2001. Poi, nel febbraio 2004, gli Stati Uniti e la Francia, rimossero ancora una volta Aristide dal potere, esiliandolo di nuovo a causa del suo rifiuto di “privatizzare” le imprese statali. Tale privatizzazione avrebbe costretto i poveri  a pagare prezzi ancora più alti per usufruire dei servizi di base. Gli Stati Uniti usarono l’omicidio di Amiot Metayer, capo della banda Cannibal Army, per destabilizzare il governo di Aristide. Il Fronte Nazionale Rivoluzionario per la Liberazione di Haiti, che si era formato sotto la guida del fratello di Amiot, Buteur Metayer, accusò Aristide di essere colpevole della morte di Amiot . I ribelli presero il controllo del nord e, infine, invasero la capitale Port-au-Prince. Il  28 febbraio 2004 gli Stati Uniti scortarono Aristide fuori dal paese, mandandolo in esilio in Sud Africa. L’avvocato di Aristide dichiarò che gli Stati Uniti stavano armando i gruppi anti-Aristide prima dell’assassinio di Metayer e che la Francia e gli Stati Uniti avevano “sequestrato” Aristide.

Aveva avuto luogo un altro colpo di Stato contro Aristide e questa volta alla Casa Bianca vi era George W. Bush.

 Il 30 Aprile 2004 venne approvata la Risoluzione 1542 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui scopo era quello di addestrare la forza di Polizia Nazionale haitiana e di fornire pace e sicurezza alla popolazione haitiana. Dal 1 ° giugno 2004, la missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (UNSTAMIH), meglio conosciuto come MINUSTAH, guidata da un generale dell’esercito brasiliano, si è però rilevata un totale disastro per gli haitiani. Obiettivo primario della MINUSTAH era di formare la forza di Polizia Nazionale di Haiti, ma si è ritrovata coinvolta in numerosi crimini, dalla violenza sessuale ai danni della 18enne Johnny Jean ad opera delle forze di pace uruguaiane, inchiodate poi da un video, allo sfruttamento sessuale dei minori, tra cui prostituzione e stupro, che ha coinvolto più di 100 caschi blu dello Sri Lanka. O come l’omicidio di un ragazzo 16enne appeso in una base delle Nazioni Unite a Cap Haïtien, nell’ agosto 2010, dopo esser stato accusato di aver rubato 200 dollari ad un interprete delle Nazioni Unite… MINUSTAH è anche una forza di polizia politica che ha ucciso,  il 22 Dicembre del 2006, un gruppo di 30 persone pro-Aristide, tra cui donne e bambini, a Cité Solei, una baraccopoli nella capitale Port-au-Prince. Fu un massacro contro la comunità per il loro supporto al movimento Lavalas che coinvolse più di 10.000 persone radunate per il ritorno del presidente Aristide e che chiedevano la fine dell’occupazione militare delle Nazioni Unite ad Haiti, mentre le Nazioni Unite affermarono che quei soldati erano lì per catturare o uccidere ” criminali e sequestratori“. Il 15 Ottobre del 2012, la missione MINUSTAH è stata prolungata fino al 2013. Poi lo sarà fino al 2014. Forse l’occupazione delle Nazioni Unite sarà permanente? Qual è il vero scopo di questa occupazione militare? Impiantare basi che gli Stati Uniti ed i suoi alleati “sarebbero in grado di utilizzare contro i loro nemici come Cuba, Ecuador o Venezuela“? Vi è però anche un altro elemento che non deve essere trascurato, ovvero la grande quantità di risorse naturali di cui dispone Haiti. Bauxite, carbone, rame, carbonato di calcio, oro, gesso, energia idroelettrica, marmo, argento, stagno, lignite, nichel, calcare, manganese, marmo, ferro, tungsteno, sale, argilla, pietre da costruzione e soprattutto il petrolio. Era stato trovato petrolio ad Haiti. Lo scrittore haitiano, il dottor Georges Michel, ha pubblicato un articolo il 27 marzo 2004 dal titolo ‘Petrolio ad Haiti.’ Scrive Michel:

 Non è stato un segreto che nel profondo delle viscere della terra dei due stati che condividono l’isola di Haiti e nelle acque circostanti ci sono giacimenti di petrolio importanti e ancora non sfruttati. Non si sa perché non siano sfruttati. A partire dal ventesimo secolo, la carta fisica e politica dell’isola di Haiti, creata nel 1908 da Alexander Poujol e Henry Thomasset, riportava una maggiore riserva di petrolio ad Haiti, vicino alla sorgente del fiume Rio Todo El Mondo, oggi meglio conosciuto come il rio Tomondo.

risorse haiti

Uno dei motivi principali per cui i governi degli Stati Uniti, Canada ed europei decidono di inviare forze di pace americane e delle Nazioni Unite è quello di indebolire i governi che si oppongono alle loro politiche e di sfruttare le risorse naturali a scopo di lucro. In un cable dell’ ottobre 2008 pubblicato da Wikileaks, l’ambasciatore degli Stati Uniti ad Haiti Janet Sanderson riferisce che “Il dividendo di sicurezza che gli Stati Uniti raccolgono da questa cooperazione emisferica non è solo a beneficio immediato dei Caraibi, ma sta anche sviluppando abitudini di cooperazione per la sicurezza dell’emisfero che serviranno ai nostri interessi per gli anni a venire. “

Gli interessi degli Stati Uniti riguardano le risorse naturali e una posizione militare centrale necessaria per dar scacco matto a Cuba e agli altri paesi del Sud America? E ‘interessante sapere che una crisi, sia essa un disastro naturale, come il terremoto di Haiti del 12 gennaio 2010, dove si stima che siano morte 316.000 persone, più di 300.000 i feriti e più di 1 milione le persone rimaste senza tetto, o  una situazione politica che comporterebbe un cambiamento di regime, è stata usata come pretesto per portare i caschi blu delle Nazioni Unite (MINUSTAH) ad Haiti. La stessa organizzazione coinvolta in numerosi  crimini che addestrerà la Polizia di Stato haitiana come strumento per controllare e soggiogare la popolazione locale. Haiti ha risorse naturali e una popolazione dedita al lavoro. Non merita di essere la nazione più povera dell’emisfero occidentale. Haiti è di nuovo ridotta alla schiavitù, ma questa volta il padrone è la Globalizzazione, un sistema che è sotto il controllo delle potenze occidentali imperiali. Dopo 221 anni non è cambiato nulla. Le potenze occidentali, vecchie e nuove, controllano il panorama politico, sociale ed economico di Haiti. Michel “Sweet Mickey” Martelly è il nuovo presidente di Haiti, con la benedizione americana, dal maggio del 2011. Ha resuscitato l’esercito haitiano con le unità di intelligence e di sicurezza con ex ufficiali militari, membri della forza di polizia e squadroni della morte paramilitari che sono stati coinvolti nel colpo di Stato di Aristide nel 2004. Ristabilire l’esercito haitiano era una sua promessa elettorale che ha mantenuto e manterrà anche nel 2013, con un governo di tipo Duvalier. Con il presidente Martelly in carica fino al 2016 e la Missione delle Nazioni Unite di stabilizzazione ad Haiti (MINUSTAH) fino al 15 ottobre 2013, sembra che il futuro di Haiti sarà contrassegnato dagli stessi problemi che ha subito da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1804.

LINK:  Haiti’s Struggle for Freedom: US Imperialism, MINUSTAH and the Overthrow of Jean-Bertrand Aristide

DI: Coriintempesta


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