Nel Settecento la nobile famiglia siciliana degli Ucrìa vanta un’antica progenie, garantita da donne che nascono, si sposano in tenera età e figliano. Tutti i discendenti degli Ucrìa hanno il destino segnato: c’è chi diventerà monaca, chi sposerà un ricco pretendente, chi indosserà la veste talare, chi erediterà tutti i beni. Ma cosa fare di Marianna?
È piccola, Marianna, sorda e muta, ma non stupida: ha imparato a comunicare col mondo attraverso penna e calamaio. E legge tantissimo. Essendo “inutile” a causa del suo handicap fisico secondo la logica utilitaristica dell’epoca, a tredici anni diventa la sposa-bambina del vecchio zio Pietro, capace di donarle solo aridità e di rubarle l’intimità come uno sciacallo. Ma Marianna sa irrigare la sua mente ubertosa con l’inchiostro e fertilizzarla con la carta: rifugiandosi fra le pagine dei libri, costruisce una sua personale visione del mondo, lontana dai preconcetti della sua casta e dalle contraddizioni della sua Sicilia, terra di mode francesi ed esecuzioni cristiane, di tradizione e bestialità. Ed è come se la sua menomazione, che potrebbe sembrare di primo acchito un ostacolo, le abbia garantito invece un distacco dal mondo e dalle cose che si traduce in una lucida e disincantata visione della realtà: così impara a non essere come le altre “femmine” ricche, oziose e sottomesse, e a superare l’impedimento della semplice comunicazione verbale scoprendo invece di poter “cogliere” i pensieri di chi le sta accanto mentre vengono formulati.
Ed è proprio la quasi magica lettura di uno sguardo a svelarle l’atrocità subita da bambina che le ha tolto per sempre la voce e l’udito, ma che, paradossalmente, ha significato per lei la salvezza da un mondo sterile e precostruito, un mondo in cui alle donne “normali” non è permesso avvicinarsi a quegli oggetti di carta e inchiostro, panacea dei mali di Marianna.
Con garbo e semplicità Dacia Maraini racconta la storia di questa sua antica ascendente, calandosi discretamente nei suoi panni. Un romanzo delicato, che solletica i sensi come la penna impugnata da Marianna solca lievemente la carta: la vicenda esistenziale di questa femminista (o per meglio dire Donna) ante litteram può insegnare tanto ancora oggi – non solo al gentil sesso –: tutti dobbiamo imparare a fare di un “problema” un punto di forza.
Angela Liuzzi
Dacia Maraini, La lunga vita di Marianna Ucrìa, BUR, 265 pp., 8 euro.