Il film La mafia uccide solo d'estate sancisce un esordio alla regia poco convincente, figlio delle esperienze televisive dei suoi autori…
Arturo, da sempre innamorato della bella e irraggiungibile Flora, nel tentativo di conquistarla, si troverà a dover fare i conti con una realtà oscura, la mafia, che direttamente o indirettamente ha sempre influenzato la sua vita.
La mafia uccide solo d’estate, film d’eserdio di Pif, è ovviamente figlio dell’alter ego televisivo. Quando il film inizia, l’incipit sembra proprio quello di una puntata del fortunato programma televisivo. La celebre frase “Lo vedete questo?” dà inizio alle danze. La trama, che tenta di mischiare generi diversi a cavallo tra serio e faceto, tra commedia e tragedia, ci immerge subito nella Palermo anni ’70, ed è subito mafia. La scena di sangue iniziale è un esempio lampante di come l’ironia tagliente di Pif, sia in grado in grado di combinare bene la commistione di generi, un po’ gangster movie un po’ commedia brillante.
La storia d’amore, o almeno il tentativo di renderla tale, è protagonista. Gli sceneggiatori decidono di appioppare alle figure dei due protagonisti il compito di trainare tutta la trama. Di conseguenza i toni rimangono sempre abbastanza brillanti e leggeri. La mafia uccide solo d’estate, infatti, non è un film sulla mafia. Almeno non di stampo classico. La mafia entra a volte in modo prepotente, altre in modo più sottile, nella vita di Arturo, sicuramente condizionandola; ma non è mai la protagonista. Il tentativo, lodevole, è quello di raccontare cos’è, ma soprattutto cos’è stata la mafia, rendendo il racconto fruibile soprattutto ad un pubblico più giovane, probabilmente meno attratto da una storia più tradizionale. Purtroppo La mafia uccide solo d’estate risulta un ibrido poco riuscito, a metà tra il film
impegnato e il film d’intrattenimento puro. L’errore, forse, è stato abbandonare, anche solo parzialmente, l’ironia tagliente che era la forza de Il testimone, preferendo rifugiarsi nel caldo abbraccio di una storia dolce e zuccherosa di un bambino, prima, e di un uomo, poi, che insegue l’amore della sua “Beatrice”. A differenza di molti film comici, evita di fermarsi agli stereotipi del mafioso, da troppo tempo sdoganati sugli schermi italioti, facendo nomi e cognomi e raccontando le morti che essi hanno provocato. Purtroppo però, ironizzare su un problema enorme come la mafia e suoi boss, rischia di provocare l’effetto contrario. Mostrare i mafiosi come persone goffe e a volte dalle vedute arretrate, rischia, in un paese come l’Italia, di provocare negli spettatori una simpatia inconscia verso questi individui. Un po’ come fu per i comici di Mediaset che a furia di prendere in giro Berlusconi lo aiutarono a vincere elezioni per vent’anni. L’ironia tagliente è l’arma in più che Pif decide di non utilizzare, lasciandola negli uffici di Mtv e adeguandosi, sotto diversi punti di vista, a un modo di raccontare più classico e arretrato, proprio della Rai, che lo co-produce e lo distribuisce.La mafia uccide solo d’estate è la prova che cinema e televisione sono due media simili ma profondamente diversi, e che ciò che in televisione funziona, in sala rischia di lasciare perplessi.
BLANDO PALLIATIVO
Mattia Gariglio
Regia: Pierfrancesco Diliberto – Cast: Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Ginevra Antona – Paese: Italia 2013
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