Ore 20.15 di un martedì qualunque. Mi trovo in via Calimala, quasi in Piazza della Repubblica, siamo solo io, l'i-pod e le mie gambe, ultimamente ho scoperto che una corsetta al tramonto mi rimette letteralmente al mondo. Falcata dopo falcata, raggiungo la zona pedonale, rallento: turisti, famiglie, scolaresche un po' ovunque. Ci sono pure i taxi, che non hanno ZTL da rispettare, per loro la zona pedonale è un'area trafficabile come tante altre; si aggirano a passo d'uomo, docili come agnellini nei confronti dei pedoni, visto che il rallentamento è direttamente proporzionale al loro guadagno. Spesso trasportano uomini d'affari incravattati, turisti che alloggiano al Savoy, facoltose coppie della FirenzeBene, donne ultra griffate e super grintose che scendono coperte di Prada nemmeno arrivassero direttamente da "Sex and the City". E così, mentre me ne sto persa nei miei pensieri, correndo e stando attenta a non urtare nessuno, incrocio un taxi ad un angolo, svoltando nella via da cui lui proviene. Alla guida c'è un ragazzo poco più che trentenne, capello un po'lungo e finestrino completamente abbassato. Nel momento in cui ci incrociamo e siamo ad una distanza di un metro e mezzo, lui, col vento tra i capelli e la faccia di chi sta pensando ai fatti suoi, apre la bocca in quello che, per un attimo, traviso per un sorriso, e fa un rutto cosmico. Un rutto fantozziano che supera la barriera del suono, supera i rumori della folla e supera pure i miei auricolari. Un rutto di quelli alla coca cola, di quelli che ti deformano pure la faccia, di quelli che le vibrazioni prodotte riverberano nell'aria facendo quasi l'eco. Non mi ha nemmeno vista, era così concentrato sul Rutto del Secolo che non si è nemmeno accorto di avermi praticamente ruttato in faccia. Ed era così potente che se nelle vicinanze ci fosse stata una scintilla credo sarebbe esploso in aria. Ora, io dico, ma ti sembra davvero il caso di ruttare così liberamente a finestrino aperto quando stai facendo i due all'ora in zona pedonale a Firenze? Magari non te ne frega niente, ma stai lavorando e , forse - dico forse eh - a qualcuno che è nel bel mezzo di una corsa a pieni polmoni in una piacevole serata d'inizio primavera, o di una tranquilla passeggiata in un luogo dove i fumi delle auto non arrivano, non fa esattamente piacere respirare i tuoi gas di scarico. Sarà insito nella (mal)educazione maschile il ruttare fieramente? Come il grattarsi il coso o fare la pipì in strada? So che i rappresentanti della categoria che passano di qui mi odieranno per averlo anche solo pensato, ma perchè se sei un uomo è quasi "accettabile" mentre se sei una donna sei una cozza sgraziata? Non so... io allibisco. Perchè nonostante tutte le considerazioni che io possa fare, i pensieri che io possa avere a riguardo, resta il fatto che lui mi ha ruttato in faccia, porca miseria.
Magazine Talenti
Ore 20.15 di un martedì qualunque. Mi trovo in via Calimala, quasi in Piazza della Repubblica, siamo solo io, l'i-pod e le mie gambe, ultimamente ho scoperto che una corsetta al tramonto mi rimette letteralmente al mondo. Falcata dopo falcata, raggiungo la zona pedonale, rallento: turisti, famiglie, scolaresche un po' ovunque. Ci sono pure i taxi, che non hanno ZTL da rispettare, per loro la zona pedonale è un'area trafficabile come tante altre; si aggirano a passo d'uomo, docili come agnellini nei confronti dei pedoni, visto che il rallentamento è direttamente proporzionale al loro guadagno. Spesso trasportano uomini d'affari incravattati, turisti che alloggiano al Savoy, facoltose coppie della FirenzeBene, donne ultra griffate e super grintose che scendono coperte di Prada nemmeno arrivassero direttamente da "Sex and the City". E così, mentre me ne sto persa nei miei pensieri, correndo e stando attenta a non urtare nessuno, incrocio un taxi ad un angolo, svoltando nella via da cui lui proviene. Alla guida c'è un ragazzo poco più che trentenne, capello un po'lungo e finestrino completamente abbassato. Nel momento in cui ci incrociamo e siamo ad una distanza di un metro e mezzo, lui, col vento tra i capelli e la faccia di chi sta pensando ai fatti suoi, apre la bocca in quello che, per un attimo, traviso per un sorriso, e fa un rutto cosmico. Un rutto fantozziano che supera la barriera del suono, supera i rumori della folla e supera pure i miei auricolari. Un rutto di quelli alla coca cola, di quelli che ti deformano pure la faccia, di quelli che le vibrazioni prodotte riverberano nell'aria facendo quasi l'eco. Non mi ha nemmeno vista, era così concentrato sul Rutto del Secolo che non si è nemmeno accorto di avermi praticamente ruttato in faccia. Ed era così potente che se nelle vicinanze ci fosse stata una scintilla credo sarebbe esploso in aria. Ora, io dico, ma ti sembra davvero il caso di ruttare così liberamente a finestrino aperto quando stai facendo i due all'ora in zona pedonale a Firenze? Magari non te ne frega niente, ma stai lavorando e , forse - dico forse eh - a qualcuno che è nel bel mezzo di una corsa a pieni polmoni in una piacevole serata d'inizio primavera, o di una tranquilla passeggiata in un luogo dove i fumi delle auto non arrivano, non fa esattamente piacere respirare i tuoi gas di scarico. Sarà insito nella (mal)educazione maschile il ruttare fieramente? Come il grattarsi il coso o fare la pipì in strada? So che i rappresentanti della categoria che passano di qui mi odieranno per averlo anche solo pensato, ma perchè se sei un uomo è quasi "accettabile" mentre se sei una donna sei una cozza sgraziata? Non so... io allibisco. Perchè nonostante tutte le considerazioni che io possa fare, i pensieri che io possa avere a riguardo, resta il fatto che lui mi ha ruttato in faccia, porca miseria.
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