“Sacrifice”, “Dedication”: un riassunto di due parole per descrivere Ovinton J’Anthony Mayo. I due termini, tatuati sui bicipiti, gli ricordano di non recitare lo stesso destino del padre.
Kenny Ziegler era una leggenda cestistica al liceo in West Virginia negli anni ’80, penetrava le difese avversarie tanto facilmente quanto entrava in galera; a referto reati legati a crack e marijuana. Ingravidò quando aveva sedici anni Alisha Mayo, allora quattordicenne. La ragazza decise di dare il proprio conognome al figlio e il paludato nome Ovinton in rispetto a suo nonno. OJ Mayo sin da piccolissimo ostentava il suo talento abbacinante, dominando uomini adulti su playgrounds e padroneggiando i circuiti AAU; in quest’ultimi esordì a nove anni, insieme al suo amico fraterno Billy Walker (ora ai New York Knicks). La squadra era voluta da Dwaine Barnes, sedicente padre di Kenny Ziegler, che si presentò impudicamente ad Alisha, attratto dalla bravura del nipote. Qualche anno dopo Barnes chiese, ed ottenne, il permesso di trasferire OJ ad Ashland, Kentucky, perché lì le leggi statali consentono ai giocatori frequentanti le scuole medie di competere contro gli high schooler; inoltre Mayo era indietro con gli studi e sarebbe diventato liceale con un anno di ritardo. L’estate dello stesso anno il ragazzo patecipò ad un camp, dove venne notato da Sonny Vaccaro, uomo della corporation Reebok, e Rodney Guillory, promoter di L.A. già indagato dalla NCAA per diversi scandali.
OJ Mayo andò alla North College Hill HS, presso Cincinnati; alla scuola furono regalate attrezzature Reebok, stessa azienda di Vaccaro. Bill Walker raggiunse l’amico nell’Ohio, i due vivevano in una casa affittata di fronte al liceo; e date le esigue facoltà economiche delle rispettive famiglie è facile capire che Guillory sovvenzionasse illegalmente i due giocatori. Nei tre anni spesi a NCH, Mayo venne sospeso tre volte: per aver picchiato ferocemente un compagno di classe, essere stato sorpreso a fumare marijuana, e saltare regolarmente le lezioni. Determinato a cambiare la sua vita, volle andare a Oak Hill Academy, però venne rifiutato.
Tornò in West Virginia, nello stesso liceo che il padre aveva estasiato. Superò il ligneaggio, vincendo il titolo statale. Mentre i grotteschi paragoni con LeBron James erano la colonna sonora della vita di OJ, Bill Walker scelse Kansas State come università; college con il quale Barnes gestiva rapporti prosperosi.
Sembrava scontato che Mayo avrebbe scelto di seguire Walker, epperò il figlio di Alisha preferì University of Southern California, ateneo al quale Guillory offriva servigi, perché reputava Los Angeles la città più adatta a ospitare il suo ego: “After [football] players like Reggie Bush and Matt Leinart, the school is ready for a player of my caliber.”. Il nonno vide sfumare il lavoro che gli era stato promesso con l’eventuale reclutamento di Mayo a KSU e non parlò mai più al nipote. Essendo richiesta la firma pro forma di un genitore per uficializzare la scelta dell’università, e poiché la madre era contraria che il giovane andasse dall’altra parte degli USA, OJ si dovette rivolgere a personale ritratto di Dorian Gray: suo padre, al quale Guillory trovò lavoro all’interno di USC.
Pochi giorni prima della sua prima lezione universitaria, OJ aveva bisogno di vestiti; voleva fondare un proprio marchio nella NBA, ma adesso serviva un paio di scarpe da abbinare. Lui e Guillory andarono in un negozio e comprarono molti capi. Di fronte al cassiere Guillory tirò fuori una carta di credito, commettendo l’ultima di innumerevoli violazioni al codice NCAA. Infatti a OJ furono prodigati viaggi aerei, conti telefonici, soggiorni in albergo, televisori e macchine.
Dopo un anno in California si dichiarò eleggibile per il Draft 2008, nel quale venne selezionato dai Minnesota Timberwolves, che lo scambiarono con Memphis per Kevin Love. La terza stagione NBA, in seguito a due buone annate, si è rilevata luttuosa per il numero 32. La colonna sonora della vita di Mayo nell’ultima stagione non era la comparazione con LBJ, bensì il fragore cagionato dalle illegalità dell’iter di reclutamento. Il padre è stato arrestato nuovamente per tentato omicidio (fuggendo da una retata della polizia, ha investito un agente). Ad inizio stagione, per la prima volta da quando sa allacciarsi le scarpe, non è stato inserito in quintetto base, gli era preferito il rookie Xavier Henry -figlio d’arte perché il padre ha giocato in europa (X-Henry nacque in Belgio), e proveniente da una famiglia sportiva in generale: il fratello ha giocato in MLB, lo zio e la madre frequentarono Kansas University come giocatori di basket). È stato sospeso per dieci partite reo di essersi avvalso della sostanza chiamata DEHA (la stessa per la quale Rashard Lewis saltò dieci partite). OJ si è scusato pubblicamente dicendo: “It was an honest mistake, but I take full responsibility for my actions. I apologize to my fans, teammates and the Grizzlies organization for regrettably not doing the necessary research about what supplements I can put in my body.”
“It’s unbelievable what he’s been through,” dice Mike Conley, e aggiunge: “I’ve been through some stuff in this organization as well, but I’ve never been through nearly what he’s been through and I can only imagine what it’s like. He would talk to me and say, ‘Man, nothing can go right for me right now”.
“If you had tried to imagine all the bad things that you could put in a season, I don’t think you could have come up with the season that O.J. has had“, sostiene Marc Gasol.
Ai primi di gennaio, su il volo privato che stava riportando da L.A. i Grizz a Memphis, Tony Allen e OJ Mayo stavano intrattenendosi con Boo-Ray, lo stesso gioco di carte che spinse Javaris Crittenton e Gilbert Arenas a portare pistole nello spogliatoio. OJ doveva al compagno circa 7500 dollari, e, recalcitrante nel sanare il debito, iniziò a esibire l’arte del trash talking imparata sul cemento della West Virginia, ricordando ad Allen che lui fosse stata una lottery pick e avesse più talento. Z-Bo provò a placare gli animi belligeranti dei due, eppure Allen colpì il debitore con un pugno, ne nacque una rissa presto smorzata. La scazzottata portò alla inufficiale squalifica di Mayo la partita successiva contro gli Oklahoma City Thunder, lo scontro fu vinto dai Grizzlies con Tony Allen che segnò 19 punti.
Un ritardo cambia la vita. Cambiò la vita ai Grizzlies quando Laettner impiegò troppo a prelevare la franchigia da Heisley. Ha cambiato la vita di OJ Mayo quando lo scambio con gli Indiana Pacers che avrebbe spedito Josh McRoberts più una prima scelta al Draft 2011 e mandato OJ ad Indianapolis non venne ufficializzato poiché presentatato alla Lega pochi minuti dopo la trade deadline. Vestire la maglia di una squadra che poche ore prima ti avrebbe ceduto è avvilente, parole di OJ Mayo: “You’ve got to look in the mirror, wash your face and go to work tomorrow. You never want to bring controversy in the locker room saying ‘This stuff isn’t right, they’re doing me wrong,’ So, you just want to go in and try to be the best man you can be. It’s surprising because you think that your team has traded you — and everything is good, no hard feelings — but then you tell me that we missed the deadline by three minutes so we need you to come back to work tomorrow”.
Sam Young decise di trasferirsi, ancora una volta. L’estate stava regalando i frutti più preziosi, quando il junior iniziò a vivere nella palestra del suo college: Pittsburgh University. Aveva abbandonato i confortevoli letti del dormitorio per un materasso gonfiabile gettato in un angolo. Una morbosa etica del lavoro lo aveva scortato lungo il suo percorso di crescita da quando comprese le fatiche che mamma Marquet Graig s’impose per mantenere i suoi cinque figli, dei quali Sam era il primo, partorito a quattordici anni. La madre installava televisioni via cavo, e spostò la famiglia nove volte nell’arco dell’adolescenza di Sam, dai tenebrosi ghetti di Washington D.C. agli ariosi quartieri della Virginia, vivendo il sogno americano.
Durante l’esperienza alla Friendly High School di Forth Washington Sam appese un cartello nella sua stanza che recitava “I can’t let my mother work harder than I do”. Era solito far seguire la verità ai propositi, come conferma il suo amico dai tempi del liceo Chris Howard: “This is a guy who’d be at school at 6:30 in the morning working out or at the gym”. Il brivido freddo di 198 centimentri dall’atletismo eclatante trascinò la sua scuola a diversi titoli statali giocando come centro. Per ciò, unito alla contingenza di essere in ritardo di un anno con gli studi, venne trascurato dalla macchina del recruiting universitario.
Poche settimane prima di gonfiare il materasso negli spogliatoi, Young era deciso a cambiare università poiché il rapporto con Jamie Dixon, allenatore dei Panthers, era burrascoso. Infatti il coach perseguiva nello schierare il figlio di Marquet Graig come cambio dei lunghi, seppur il giocatore preferisse giocare sul perimetro. Lo staff tecnico di Pittsburgh University soleva tenere le statistiche legate ai rimbalzi anche nelle partitelle di allenamento; Sam, volendo convincere Dixon che fosse costruito per giocare fronte a canestro, aborrava l’idea di raccogliere un pallone dopo un errore al tiro, benché potesse recitare contro i compagni a rimbalzo la parte di Zorro mentre schernisce il sergente Garcia. Inoltre Young eseguiva una finta di tiro letale nella quale portava il pallone sopra la testa e sollevava un piede da terra; ritenendo che il movimento fosse lento e precludesse una partenza esplosiva, Dixon logorò Sam per cambiare questo aspetto del gioco, ma Sam mai ascoltò e in quella trappola ci cascano ancora molti. Young analava giocare a Kansas State University sotto direzione di Bob Higgins, però Higgins la stessa estate lasciò KSU per allenare West Virginia University; Dixon dissuase il giocatore da eseguire l’innumerevole trasferimento e così Sam rimase a Pitt. In seguito ad un anno da 7.2 punti a partita nel quale si rifiutò di rilasciare interviste perché non era riuscito ad entrare in quintetto, si segregò in palestra a lavorare, motivato da un debito spirituale che doveva saldare con suo fratello. Le Tre Moire avevano voluto che il fratellino di Young, Michael Spriggs, nascesse con glaucoma e cataratta intrinsechi; ricevendo un pugno in un occhio a tredici anni Michael divenne cieco totalmente, eppure la sua disabilità non gli proibì di vincere il titolo statale di wrestler al liceo e l’oro mondiale nel judo per non vedenti.
Il ligneaggio ha insegnato a Sam Young che “there’s no limit to anybody, everybody has potential, no matter how old you are, how short you are or what have you. Your potential just depends on your work ethic.”
Quell’estate Sam lavorò, e lavorò ancora. Lavorò talmente tanto che gli allenatori furono preoccupati per le sue ginocchia, e gli intimarono di cessare, ma lui non ascoltò, doveva diventare il migliore. “He has been on a mission to prove people wrong his entire life“, commentò Joe Lombardi, allora assistente Panther. “I’ve always been the underdog“, disse Sam. Come il contadino al suo raccolto, vinse il premio di Most Improved Player la stagione successiva alle notti sul materasso ad aria, segnando 18,1 punti a partita. Al termine del suo anno da senior le statistiche enumeravano un giocatore solido: 19,2 punti, 50,2% al tiro e 6,3 rimbalzi a partita. Fu selezionato dai Grizzlies con la trentaseiesima scelta assoluta nel 2009.
Mentre non si migliora, Sam scrive poesie; e ha già parlato con varie case editrici per pubblicarne una raccolta. Se chiamaste Sam Young sul telefono cellulare sentireste un verso di sua poesia dove ricorda come abbia lottato per conquistare il suo sogno.
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