Questo articolo è comparso su The Independent con il titolo "The curse of ‘juju’ that drives sex slaves to Europe" il 7 arile 2011. La firma è di Jenny Kleeman
Sono le 6 del pomeriggio di un lunedì sera su una strada fuori Milano. Il termometro del cruscotto dice che sono due gradi sottozero, ma ogni pochi metri i fari individuano figure in attesa lungo il ciglio della strada, alcune curve con i loro palmi su fuochi di fortuna. Silvio Berlusconi tre anni fa ha dichiarato fuorilegge la prostituzione in strad, ma le circa 20.000 donne nigeriane che lavorano come prostitute in Italia sono facili da trovare. Anche in inverno non manca la clientela.
Questa è una delle centinaia di strade d'Europa dove le vittime del traffico proveniente dalla Nigeria sono costrette a lavorare. Potremmo essere a Barcellona o Madrid, Parigi o Berlino, Glasgow o Londra. Ci sono 100.000 vittime del traffico di esseri umani nigeriane in Europa, l'80 per cento proviene da Edo – uno stato nella Nigeria meridionale che ospita solo il 3 per cento della popolazione. È la capitale del traffico di esseri umani e patria di una religione tradizionale dell'Africa Occidentale chiamata juju.
La piazzola cosparsa di preservativi dove Rita aspetta i clienti è molto distante da quell'Europa che immaginava cinque anni prima, quando i trafficanti la avvicinarono ad Edo. «Ero molto felice di andare in Europa per dar da mangiare alla mia famiglia», spiega Rita, 27 anni. «Non sapevo che sarebbe stato così». Lei ora dorme con circa 10 uomini al giorno, sette giorni a settimana, per 20 euro (17.50 sterline) alla volta. Deve lavorare anche quando è malata, quando ha le mestruazioni, anche se è stata picchiata in passato.
Rita dice di non avere scelta se non quella di continuare a lavorare. Prima di partire dalla Nigeria, fece un giuramento di fedeltà ai suoi trafficanti in un rituale religioso tradizionale, una pratica che ho investigato per il programma Unreported World di Channel 4. Promise di restituire il costo del suo trasporto in Europa offrendo la sua anima come garanzia. Quando è arrivata in Italia, era debitrice verso i suoi trafficanti di 50.000 euro (44.000 sterline), ai quali si aggiungevano 300 euro mensili come “affitto” per il diritto di stare sulla strada. «Non posso scappare da questo a meno che non paghi», dice. «Gli africani hanno incantesimi così forti da poter distruggere qualcuno in un batter d'occhio».
I trafficanti di esseri umani nigeriani usano la magia nera per intrappolare migliaia di donne come Rita in una vita da schiave del sesso in Europa. Le bande dell'Europa dell'Est usano la violenza per costringere le donne che trasportano, ma le catene usate dalle “madame” a capo del traffico proveniente dalla Nigeria non richiede muscoli – loro hanno il juju dalla loro parte. É un modo per ritualizzare le estorsioni che permette alle donne nigeriane di essere sia carnefici che vittime dello sfruttamento.
Nel piccolo villaggio di Ewhoini, a Edo, a tremila miglia di distanza incontro Vivian Peter, una ventitreenne intelligente, bella e piena di aspirazioni difficili da realizzare nelle zona rurali della Nigeria. Le due sterline al giorno che guadagna vendendo pomodori al mercato non bastano per iscrivere i suoi fratelli e sorelle più piccoli a scuola e comprare una casa dove vivere con il suo ragazzo, Elonel. Ma lui dice di avere la soluzione ai loro problemi: sta organizzando il viaggio di Vivian in Italia dove – lui dice – andrà a lavorare per sua sorella.
Strade asfaltate e una solida rete elettrica non raggiungono questa parte della Nigeria, ma il mito delle “Italos” - le donne che hanno fatto fortuna in Italia – ha permeato ogni famiglia. È un segreto di Pulcinella che le Italos guadagnano il denaro vendendo sesso, e non c'è vergogna in questo – le donne nigeriane che viaggiano sono stigmatizzate solo se tornano a casa senza un soldo. Ma capita a molte, spesso picchiate e sieropositive, così da venir rifiutate ugualmente dalle loro famiglie.
Vivian non sa esattamente dove verrà portata, o quanto dovrà restituire ai suoi trafficanti, ma immagina che il suo debito sarà ripagato nel giro di pochi mesi. «Non posso farmi un'idea finché non ci arrivo», mi dice. Il suo ragazzo non ha remore a mandarla a vendere sesso sulle strade italiane. «Un sacco di gente lo fa laggiù», dice prosaicamente Elonel, ventisette anni. «Non ho intenzione di fermarla». Tutti i preparativi sono state eseguiti: le ha comprato il biglietto aereo per Roma e ha preso appuntamento per vedere il Dottor Stanley, il locale sacerdote juju. Lui dice che il rituale la aiuterà quando sarà fuori e le porterà fortuna in Italia. Lo juju è praticato in Africa occidentale da secoli, ed è difficile trovare qualcuno ad Edo che dica di non averne paura. I credenti parlano dell'esistenza di spiriti invisibili che governano la terra ed ogni aspetto dell'esistenza umana, e niente sfugge al loro controllo. Gli spiriti sono chiamati per proteggere le persone, ma anche per distruggerle.
«Se lei rompe la promessa fatta al mio santuario, ci occorrerà il suo sangue» mi dice il dottor Stanley la mattina del rituale di Vivian. «Posso usare il mio potere per distruggere qualunque cosa io voglia. Sono in grado di generare qualsiasi tipo di malattia in una persona, compresi cancro e ictus». Si vanta che una quantità incalcolabile di donne vittime della tratta abbiano fatto il giuramento al suo santuario. Gli chiedo se si senta responsabile di aver costretto così tante vite alla prostituzione. Mi fissa con sguardo severo. «Quando prometti che questo è quello che farai, devi farlo».
Alto e muscoloso, con un abito color porpora adornato da talismani, colpisce per l'imponenza rispetto al piccolo corpo di Vivian. Pur non essendo ufficialmente parte del traffico, lui fornisce il componente più importante: il giuramento che rende le donne servili. È un business estremamente lucrativo. Ha guadagnato 120 sterline dal rituale di oggi – una gran quantità di soldi qui.
Il santuario è pieno di feticci del juju: sonagli, idoli fatti di piume, ossa e conchiglie, crogioli riempiti di polveri luminose. Il dottor Stanley comandò a Vivian di spogliarsi e lavarsi nel capanno fuori dal santuario, e quando lei emerse lui soffiò della polvere di gesso sul suo corpo e delle strisce di terra sulla fronte marchiandola esternamente così che gli spiriti potessero identificare l'anima che veniva offerta loro. Dopodiché le chiese di inginocchiarsi davanti a lui per il giuramento. Elonel guardava impassibile, fumando una sigaretta. Il rituale termino, il dottor Stanley rimise in piedi Vivian. «Mi sento al sicuro nelle sue mani», disse lei, visibilmente sollevata.
Pochi giorni dopo, in un bar ad un'ora di distanza, Elonel disse che stava curando un'altra parte del business: affermò che sua sorella aveva trovato altre due donne che avrebbero viaggiato con Vivian, e lui stava organizzando per loro il giuramento per il giorno dopo così che tutte loro sarebbero andate a lavorare dalla sorella in Italia.«Quando arriveranno, lei farà soldi. Molti soldi», disse con aria decisa, «e se le cose andranno bene, loro manderanno soldi anche a me». La povertà lo ha assolto da ogni responsabilità morale per le donne che traffica, dice. «Non mi devo sentire male. Ho bisogno di soldi».
Vivian era uscita da Edo solo una volta – quando Elonel la portò a Lagos per i documenti – ma il mito delle Italos è stato un fattore decisivo per la sua partenza. «So che sarà un posto migliore per me», dice mentre ci incontriamo per l'ultima volta. Le ho detto delle donne che ho visto ai bordi della strada fuori Milano, del freddo, delle botte e dei 50.000 euro di debito che Rita sta ancora finendo di pagare, da cinque anni. «Penso che per me sarà diverso», dice Vivian aggrottando le sopracciglia. «Se sei una che lavora sodo non soffrirai. Io so come si intrecciano i capelli. Ci sono un sacco di cose che so fare», insiste. Poi si ferma. «Ho formato la mia mente per andarci, e ci andrò. L'ho scelto».
Le statistiche europee sul traffico di esseri umani dicono che le donne di Edo come Vivian non si conformano allo stereotipo della vittima passiva. Sono le più determinate e motivate che cadono preda dei trafficanti nigeriani – quelle senza sogni da sfruttare vengono lasciate sole. Non importa quanto queste donne siano mentalmente forti, il giuramento juju le lascia manipolate, abusate e completamente intrappolate. Senza fede nelle antiche, tradizionali credenze, questa moderna forma di schiavitù non potrebbe esistere. E senza un così fiorente mercato per i loro servizi, nessuna donna nigeriana sarebbe vittima della tratta.
Un antico rituale africano
- Poco si sa in merito alle origini del juju – una tradizione dell'Africa occidentale che rcomprende una serie di rituali ed entità sovrannaturali partendo da aure, spiriti e fantasmi per arrivare alla credenza che gli oggetti possano avere proprietà magiche
- Non è raro per i nigeriani di ogni estrazione sociale portare amuleti per allontanare spiriti maligni e sfortuna. Ma si crede anche che il potere del juju possa essere convocato ed usato solo da uno stregone. Contrariamente alla credenza popolare, juju non ha alcuna relazione con i rituali voodoo.
- I credenti affermano che lo juju può essere usato per “buoni” propositi come curare i malanni, ma lo juju “cattivo” può anche essere usato per infliggere una serie di disgrazie, come la pazzia, malattie o la morte.
- Calameonti essiccati e polli sono spesso usati durante i rituali.