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“La mamma” di Mariana Ruiz Johnson, Kalandraka

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

lamammacopAmmetto di non essere molto brava con le ricorrenze. Non che abbia qualcosa in contrario, ma quando si tratta di selezionare il libro per la tale o tal altra data finisco sempre per scoprirmi disorganizzata e non riuscire a supplire in tempo alle necessità della ricerca.

Per fortuna i libri sono più o meno, salvo rare eccezioni, degli splendidi sempreverde e, pur se il mio suggerimento per la festa della mamma arriva un po’ troppo a ridosso del giorno dedicato, confido che non sarà un gran danno e che tanti bambini e genitori avranno il piacere di sfogliare “La mamma” di Mariana Ruiz Johnson – edito da Kalandraka – anche ben oltre le prossime settimane.

L’invito è piuttosto accattivante, incoraggiato dal rosso vivissimo e intenso dello sfondo di copertina, sulla quale si mostra una scena di serenità e complicità madre-bambino, anch’essa resa con colori sgargianti e tratti naif.
Il tripudio delle tinte, i tanti particolari naturali – tra disegni di animali e piante – la solarità delle illustrazioni, sono una caratteristica evidente e determinante dell’albo, il quale attrae, almeno al primo sguardo, prevalentemente per la sua festosità e per il calore gioioso che emana.

Le tavole, infatti, tutte doppie, rassomigliano ad arazzi, dai tratti schietti e le forme vivaci.
Piccoli dipinti generosi dove i fiumi, gli alberi, le piante, i fiori, le bestie fino alla persona umana – mamma e figlio – paiono in una comunione istintiva e naturale, profonda e felice.

Le illustrazioni sono accompagnate da una poesia, che ne traccia il fluire. Parole molto semplici, pochissime per pagina, che narrano, dalla voce di un bimbo, la figura della madre, e le emozioni ad essa associate.
Ecco quindi che la mamma è colei che incarna tante realtà e sensazioni, che molti gesti compie e che – come è vero per i piccoli – tutto determina.
La mamma è colei che mette al mondo, che accudisce, nutre e protegge, ma anche la prima unità emotiva sulla quale si misura l’universo infantile. Quando è felice è come se tutti gli uccelli intonassero un coro, quando si arrabbia come se infuriasse la tempesta.
Ma tutto passa. E la mamma, infine, è la figura che accompagna condividendo, che legge i versi del libro, ora, è che, successivamente, saprà restare accanto ad un bimbo che da piccino si fa ragazzo e lasciarlo andare sicuro per il mondo.

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Un albo, questo, ricchissimo di simboli, fortemente evocativo e femminile.
Il corso d’acqua, che compare fin dalla copertina, e gli alberi, presenti quasi costantemente, hanno il chiaro significato della vita, nel suo scorrere, nel suo ramificarsi, nella sua duplice natura di continuità e di crescita, di dinamica ma apparente immutabilità e di germoglio sempre nuovo e giovane.
Le radici, i fiori, le piante tenere e verdeggianti rappresentano la solidità, e insieme la freschezza, del rapporto madre-figlio, come anche le tante bestie presenti e intente ad attendere, prima, e ad accudire, poi, la prole ne simbolizzano l’istintività e lo stretto legame che, durante la maternità, si riscopre con la propria parte positivamente ferina, con il lato sopito che presiede alla naturalezza degli impulsi.
La donna che dà la vita si inquadra così in un solco originario che appartiene alla terra e a tutti i suoi abitanti, membro paritario di una grande sorellanza che accoglie tutte le madri di tutte le specie e, in un certo senso, le consacra.

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Belle e intense le tavole che rappresentano la gravidanza e il parto, come anche apprezzatissima la grande facciata che mostra il gesto, intimo ma manifesto – non certo da nascondere! – dell’allattamento al seno.
Purtroppo, nonostante il fiorire di libri per bambini sull’attesa, sulla nascita, sul ménage col neonato e sulla maternità in generale, non sono affatto molti quelli che mostrano la mamma intenta a nutrire il piccolo col proprio latte, come se l’atto avesse ancora bisogno di essere ammantato da un ben ipocrita pudore.

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Un ultimo cenno vorrei riservarlo alle pagine conclusive dell’albo, a mio parere molto significative.
A partire dalla penultima scena, che racconta di una crescita seguita con affetto e vicinanza – dalle prime conquiste alle letture condivise, dai momenti di studio a quelli di confidenza dell’età giovanile – fino all’ultima che, secondo la mia interpretazione, mostra quello che dovrebbe essere il fine più importante della genitorialità: lasciare che un figlio spicchi il suo volo personale, lasciandolo libero – ma forte dell’amore ricevuto – con il sorriso sulle labbra.

L’albo, per la poesia e l’incanto che esprime, ha vinto la sesta edizione del Premio Internazionale Compostela per albi illustrati.

(età consigliata: da 3 anni)

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