12 giugno 2014 1 commento
La Mano Di Gloria (introduzione parte 1)
Si diceva nella prima parte dell’introduzione, dell’operazione impossibile compiuta da "Mercy" nel voler esordire con un libro da 2000 pagine, oltretutto senza supporto della grande distribuzione e l’assenza di critica compiacente, quando meno della meta’ della popolazione italiana e’ gia’ tanto se legge un libro all’anno.Ho infine terminato sibillinamente scrivendo di come si sia voluto andare oltre. Inizio l’avventura, avido mi fiondo sulla prima pagina, arrivo a leggerne 3 o 4 che sto per mollare tutto.
Voglio dire, uno come me che si riconosce nel minimalismo carveriano, abituato cioe’ a liquidare l’intera esistenza del protagonista in un paio di pagine, fatica ad accettare che con lo stesso numero di battute, ci si limiti a descrivere la stanza in cui si e’ entrati.
Eppure emerge una forza nuova. Sintassi perfetta, linguaggio densissimo, termini se non aulici quantomeno desueti, ricorda il primissimo Bufalino e le sue parole pesanti come pietre seppur come pietre solide ed imperiose. Saro’ sincero, non fosse stata per la stima che nutro per Carpaneto, non avrei proseguito, poi pero’ accade qualcosa e lo fa molto velocemente perche’ se dopo una decina di pagine gia’ ero disposto ad arrivare alla fine del volume, a pagina venti tenevo aperta ogni possibilita’ e alla quaranta ero gia’ totalmente conquistato.
A posteriori parrebbe che Mercy abbia volutamente eretto una barriera sintattica, una sorta di ostacolo da saltare, una prova da superare, in qualche modo una difficolta’ voluta e finalizzata a selezionare ulteriormente i lettori e come nelle societa’ antiche nelle quali l’appartenenza si conquistava col merito, serve uscire indenni e convinti per essere degni di proseguire oltre. Saro’ cervellotico ma chissa’ ma pensando all’autore e alle tematiche da lui trattate come musicista prima e come scrittore poi, in fondo l’idea non e’ cosi’ peregrina. Non sembra reale eppure ognuna delle centinaia di migliaia di parole che riempiono le tante pagine del libro, non sono li’ per caso o per sfizio, non c’e’ ombra di superfluo nella sintassi, tantomeno nella storia.
Certo e’ che dopo questa soglia, la frenesia della lettura infimma e si corre con accelerazione costante su una sintassi perfetta e un’appassionante vicenda che si snoda attraverso lo spazio e il tempo.
La compattezza solo in apparenza ostica, si scioglie sotto la necessita’ della narrazione che vuole affondare le radici nella tridimensionalita’ dei personaggi, non solo raccontando vita e pensieri ma motivandoli attraverso un’analisi junghiana, riuscendoci anche attraverso le vicende dei loro predecessori, scelte morali o di sangue, spingendosi generazioni addietro e si badi bene, per chiarire che v’e’ storia, tradizione e carne dentro ognuno, elementi che anche a distanza, si rivelano come una febbre che arde nei cuori di quei pochi che non accettano passivamente la distruzione della propria storia e il conseguente annullamento del proprio futuro.
Mercy e’ omerico nel raccontare, classicamente occidentale nell’impianto narrativo, nuovo cantore e profeta, raffinato sociologo e profondo conoscitore di storia e attualita’, costumi e abitudini, uno dei pochi con la giusta lucidita’ necessaria a riannodare i fili confusi della nostra epoca cio’ emerge spingendosi sempre piu’ nella lettura. Passiamo percio’ al primo libro.
Segue >>>
La Mano Di Gloria (Libro 1)
La Mano Di Gloria (Libro 2)
La Mano Di Gloria (Libro 3)
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