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La marea nera colpisce ancora: disastro ambientale in California

Creato il 26 maggio 2015 da Allocco @allocco_info

E’ successo ancora. Nell’Oceano Pacifico si sono riversati circa 80.000 litri di petrolio e secondo la società che gestisce l’oleodotto da cui si è avuta la fuoriuscita potrebbero arrivare a 400.000. Il governatore della California, Jerry Brown ha proclamato lo stato di emergenza nella contea di Santa Barbara. Per questa zona si tratta della “seconda marea nera”, dopo il disastro ambientale del 1969. Attualmente, si teme per l’equilibrio dell’ecosistema marino ed in particolare per i rischi che corrono alcune specie di balene che migrano nell’area. L’oleodotto protagonista dell’incidente è stato costruito nel 1991 con lo scopo di trasportare 150.000 barili di greggio al giorno. Questo incidente alimenterà sicuramente le polemiche sul via libera alle trivellazioni nell’Artico deciso dal Presidente americano Obama.

Volatile ricoperto da petrolio.

Volatile ricoperto da petrolio.

Purtroppo, questo disastro ambientale non è il primo, né sarà l’ultimo. Sin dagli albori della rivoluzione industriale il carbone prima ed il petrolio poi hanno rappresentato le principali fonti energetiche dell’umanità. La produzione industriale nel corso del tempo ha raggiunto ritmi frenetici, fagocitando le vite degli operai e trasformando i cittadini in consumatori sfrenati. Viviamo per comprare e se non lo facciamo la nostra esistenza sembra non avere un senso. Una società che conferisce valore all’avere e non all’essere non può che andare inesorabilmente incontro alla rovina.

Il petrolio è una miscela di idrocarburi naturali e composti aromatici che viene utilizzato sia come fonte di energia, che come materia prima. Risulta ovvio che la parte dell’oro nero impiegata per produrre energia viene persa e dunque le riserve di petrolio si stanno pian piano esaurendo. Perché ostinarsi a sfruttare ancora una risorsa limitata e non considerare altre valide e possibili alternative? Nel nostro paese, il recente decreto ribattezzato: “Sblocca Italia” ha semplificato l’iter per avviare trivellazioni in cerca di petrolio. Come risultato sono a rischio 145 chilometri quadrati fra terraferma e mare per la ricerca di idrocarburi. Le trivelle pronte a perforare metterebbero a rischio aree marine di preminente importanza per la biodiversità nel mar Mediterraneo, siti di interesse comunitario, zone protette speciali ed aree archeologiche. Occorre cambiare mentalità. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta e salvaguardare il nostro pianeta. Dobbiamo solo volerlo, per non permettere ad un’altra marea nera di soffocare per sempre le nostre speranze …

Il petrolio non é il nostro futuro.

Il petrolio non é il nostro futuro.

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