Non so se avete mai sentito parlare della MATTANZA. Nella tradizione siciliana la mattanza è quella pratica che si usa per pescare i tonni. Consiste in un complesso di reti che si calano in mare verso i primi di maggio e vi resta fino al mese di giugno. Le reti suddividono camere che sono disposte in fila e comunicano tra di loro per mezzo di porte, costituite anch'esse da pezzi di rete. Il tonno, ripetendo di anno in anno sempre lo stesso percorso, finisce per trovarsi dentro le camere. Quando il rais ( il capo della tonnara ) ritiene che il numero di tonni presente sia sufficiente, e se le condizioni meteorologiche sono favorevoli, i tonni vengono "indotti" ad entrare nella camera della morte dove restano intrappolati. I tonnarotti, che stanno sulle barche disposte lungo i quattro lati della camera, al comando del rais, tirano su la rete. I tonni, man mano che iniziano a trovarsi in debito d'acqua, si dibattono, urtano violentemente tra loro, si feriscono.
Quando sono ormai sfiniti li aspettano i "crocchi", i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche. La mattanza è uno spettacolo sanguinoso e crudele, il mare si tinge di rosso, sembra un campo di battaglia. Immagino che vi chiederete cosa c'entri la mattanza con la finanza. Cerco di rispondervi: rima a parte, apparentemente c'entra nulla, giacché non mi risulta che la vita dei tonni sia legata a qualche forma di derivato che ne garantisca la sopravvivenza. Almeno per via indiretta. Però, la mattanza c'entra, eccome se c'entra, con i risparmiatori. Soprattutto quei risparmiatori che stanno investendo direttamente o indirettamente in obbligazioni sovrane della zona euro e non solo. Come sapete, complici anche la caduta del prezzo del petrolio e le aspettative di uno scenario di bassi tassi di inflazione o, peggio, in alcuni paesi, uno scenario deflattivo, le banche centrali di quasi tutto il mondo si sono messe all'opera in quella che io definisco la più grande operazione di repressione finanziaria mai tentata nella storia dell'uomo. L'abbondante liquidità finita sui mercati, unitamente a tassi di interesse prossimi allo zero in vaste aree del mondo, hanno spinto verso il basso i rendimenti delle obbligazioni, aumentandone i prezzi ad un livello sproporzionato e che, in larga parte, non riflettono i fondamentali economici dei rispettivi paesi. Non entro nel merito del giudizio creditizio e quindi della solvibilità dei singoli stati o enti emittenti: quel che conta, almeno in questa sede, è chiedersi cosa accadrà quando aumenteranno i tassi. Perché, i tassi, prima o poi, saranno destinati ad aumentare. Certo, questo, al momento, è un tema poco percepito dall'opinione pubblica e dai risparmiatori. Anche perché sia la Bce e la Boj si trovano in piena manovra espansiva. Ma noi siamo abituati a portarci avanti. Secondo uno studio di Jp Morgan, in Eurozona quasi il 30% dei titoli sovrani in circolazione offrono rendimenti negativi.
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