La nostra mattina inizia prestissimo e il tempo vola tra biberon, cambio di pannolini, igiene quotidiana, vestizione e inseguimenti vari. In un baleno giunge l'ora di uscire e ci si accorge che: la casa è ancora sottosopra, ai bambini mancano ancora le scarpe e... tu sei ancora in pigiama. Della possibilità di infilarti sotto la doccia, non si discute neanche. Se tutto va bene, si rimanda alla sera il breve momento di relax tanto agognato.
Una mattina della scorsa settimana mi sono svegliata con l'unico desiderio di buttarmi qualche minuto sotto il getto d'acqua calda. Ma come al solito avevo fatto di tutto, tranne quello che desideravo. Il Papi era già pronto ed era anche riuscito a completare la preparazione del nano grande che a sorte gli era capitato per le mani quella mattina. Il piccolo girava ancora per casa vestito a metà. E io dovevo ancora preparare la borsa. Ed ero, ovviamente, ancora in pigiama. Ho chiesto al Papi se poteva prendersi cura lui delle due pesti per 10 minuti perché volevo farmi la doccia. Ma lui mi ha risposto che era in ritardo al lavoro. E neanche lui era riuscito a farsi la doccia. Io però quella mattina dovevo. Non volevo rinunciarci proprio. E allora ho preso con me il microtwin e l'ho portato nella sua stanza, mentre il Papi e l'altro nano si trovavano in salone. L'ho piazzato sul tappetone della sua stanza, ho chiuso la porta che divide la zona giorno dalla zona notte. Ho sintonizzato il mio iPhone su Youtube e ho cercato una delle sue canzoni preferite. Volevo un gatto nero. Due minuti e trentanove secondi. Ce la potevo fare. Una doccia di quasi tre minuti sarebbe stata sufficiente. Tanto il nano piccolo se gli metti davanti un video o un libro non si muove. La sua capacità di concentrazione è illimitata, fino alla fine del libro/video.
Mi sono fiondata in bagno e mi sono goduta una doccia lampo. Ho chiuso il rubinetto proprio quando il nanetto è arrivato allungandomi l'iPhone dentro la vasca per segnalarmi che la canzone era finita. Per un pelo non l'ha mollato dentro la vasca. Nel frattempo è anche entrato il Papi recriminando il mio gioco sporco.
Alla fine eravamo tutti felici e contenti con solo 3 minuti di ritardo sul ritardo già (normalmente) accumulato.
Un paio di settimane fa non l'avrei potuto fare, adesso sono cresciuti e posso anche fare questo. Come la mia amica Elisa che per fare stare buone le sue gemelle e potersi infilare anche lei sotto la doccia rigenerante piazza il suo laptop sulla tavoloccia del wc e dà il via ai cartoni. Ecco, io ancora questo non lo posso fare perché temo in una brutta fine del computer. Però confido nel futuro. Prima o poi impareranno anche questo.
Non so se tutto ciò significa che per farli stare buoni li metterò davanti al tablet con i videogiochi al ristorante. Spero di no, perché questa è una cosa che non ho mai tollerato nelle altre famiglie. Però forse anch'io sto prendendo la via dell'aceto.