Magazine Diario personale

La mattina

Da Silvia
La mattina
La mattina il sole mi sveglia, piccoli cerchi caldi sulle caviglie, sulle unghie scure di smalto lucido e femmina, sull'ombelico che batte di sangue, sulle braccia lunghe, sul collo pallido, sul seno liscio come olio.
Apro l'aria che viene dall'orto, è ancora fresca e limpida, umida di notte e brina, di pomodori ed uccelli, e strappi di nuvole nuove, che ricambiano quelle di ieri ormai vecchie.
La mattina spalanco la luce del giorno e mi ci riempio la faccia, annuso fuori e mi sembra di trovarci un pezzo di mare.
Respiro l'aria sedendomi sul letto, impulsi e spinte mi lanciano in piedi, mi pizzica la voglia, mi fa vibrare il desiderio.
Sono confusa la mattina, perchè sento la consistenza dell'acqua, la promessa di un nuovo giorno che poi non viene mantenuta ma è pur sempre una promessa, e le promesse si sa, non si mantengono quasi mai.
La trama dei miei vestiti, il battito del mio cuore, il caffè sul fuoco, la croccantezza dei biscotti, il balcone pieno di aria tutta da riscrivere ed inglobare.
La mattina ho la possibilità di amare molti uomini e molte donne, perdutamente.
La mattina l'umanità mi attrae, l'immagine dei peli sul petto, il fianco sporgente, l'osso nella gola quando un maschio deglutisce, una maglietta che scopre la pancia mentre si allunga per prendere una cosa.
La mattina le cose mi stordiscono, i miei bambini pieni di profumo dei miei bambini sui colli teneri, i loro piedini con le dita minuscole che diventeranno grandi, le gambe tonde sul legno delle stanze mentre giro scalza per la casa chiara, il vento che gonfia le tende e la voglia pazza di restare.
La mattina porta dentro il desiderio di creare, cambiare faccia, occuparsi di cose belle, dedicarsi ogni momento con intensità e gusto.
La mattina ho quasi quarant'anni e non mi sembra tanto giusto.
La mattina mi sdraio di nuovo fra le lenzuola, il cotone addosso mi commuove per la sua accoglienza e mi fa male la pancia se solo penso che dovrò lasciarla.
La mattina mi stiracchio ed allungo come una gatta nel sole, metto in ordine i cuscini e guardo da lontano la casa che lascio immaginando quando ci rientrerò.
La mattina guardo i vasi, i libri, la polvere sulla credenza, le tazze capovolte che sgocciolano di lavaggio fresco, i panni nei cassetti, i mucchietti di calzini e slip, i messaggi sul frigorifero, le fotografie nelle cornici, i disegni dei bambini, le nostre tracce, i nostri percorsi cancellati e ripresi mille volte.
La mattina guardo indietro prima di chiudere e quelli siamo noi.

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